Un'esclusiva per i lettori di Apitalia Online
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
 I COMMENTI DEI LETTORI - 32 commenti tot.
Antibiotici, un miele non piu' vergine
di Massimo Ilari
 
Torna all'articolo
 
 Scrivi il tuo commento a questo articolo!
 32 commenti disponibili   [Scrivi commento]
 
 Scritto da PAOLO RINELLI in data 14/03/2007
NUOVA APERTURA RISTORANTE
Il Ministro della Sanità,il Ministro dell'Agricoltura in collaborazione con le Asl del territorio nazionale,le associazioni apistiche tutte annunciano,dopo intensi studi e avercela veramente messa tutta di contrastare il fenomeno peste: il piatto del giorno!
API ALLO SCOTTADITO
Sarà servito fino ad esaurimento patrimonio apistico nazionale.
Nel frattempo il Ministro de Castro è in giappone a vendere le arance Siciliane che reputa le migliori al Mondo (allora vendiamole in Italia invece di spendere decine di migliaia di euro di denaro pubblico per arrivare in Giappone a venderne 500 kg). Vorrei tanto sapere quanto miele cosiddetto "pulito" venderemmo se i consumatori venissero a sapere che per ottenerlo gli apicoltori sono costretti a bruciare le api malate. E' indegno della specie umana un atteggiamento di questo tipo nei confronti dell'ape o di qualsiasi altro essere vivente. E' disumano!!! Provate a pensare al consumatore che nell'acquistare il miele ci veda la sofferenza di queste povere bestioline a cui è negata ogni forma di cura.
Non si può pensare solo ai propri interessi senza riconoscere alle api il diritto alla vita (visto che lo stesso De Castro ritiene l'ape un insetto indispensabile per l'agricoltura). Il Ministro dell'Agricoltura in qualità di proprietario virtuale del patrimonio apistico Nazionale,il Ministro della Salute,virtualmente proprietario della nostra salute, le Asl, gli Istituti Zooprofilattici, le Associazioni apistiche ,non hanno risolto ancora questo problema. Nel frattempo il ristorante continua a servire il piatto del giorno:
API ALLO SCOTTADITO
A voi tutti i miei complimenti
 
 Scritto da erminio ottone in data 21/01/2007
Ai signori invasettatori che tanto hanno avuto da scrivere a commento di questo articolo,
mi spiegassero come mai a fine estate giravano partite di miele tilosinato acquistato a 0,80 1,00 euro al kg?
Forse scorretti non sono solo gli apicoltori.. e come dice jannacci, per quelli che gli piace la miscela... ohh yeaarr.
saluti, Erminio
 
 Scritto da Massimiliano in data 17/09/2006
Ad un apicoltore professionista cosa serve sapere che lo sviluppo dei batteri, che deteriorano la carne cotta, avviene in un determinato tempo e quindi ad un ristorante serve l'abbattitore di calore?
E dietro a questa domanda ce ne sarebbero mille altre e per ultima questa: A cosa servono 16 ore (ben 2 giorni di lavoro) di corso ad un apicoltore professionista?
Tento una risposta: A perderne 14, visto che per quanto riguarda il miele i rischi si possono evitare con piccoli ma veramente piccoli accorgimenti sul campo e in laboratorio.
Vorrei far notare che questi corsi costano da circa 90 euro fino anche a 500.
Il conto per l'apicoltore: 16 ore di lavoro x 15 euro l'ora = 240 euro; aggiungiamo una spesa media per il corso di 200 euro, spesa totale 440 euro. Quanto miele occorre produrre per arrivare a 440 Euro? Facciamo un’esempio. Se il costo di un kg è in media di 5 euro al kg, vendendolo al privato, pwer arrivare a 440 euro bisogna produrne 88 Kg. Il conto invece per Confesercenti Cna ecc ecc: è di 30 corsisti per 200 euro = 6000 euro.
........Mi viene il dubbio che ci sia qualcuno che "spinge" dietro a tutto questo per fa cambiare le leggi.......!
Cosa fanno le A.S.L. su questo fronte??? Vanno a cercare gli antibiotici!!!!!!!!
Giusto anzi giustissimo ma si mettono mai nei panni degli apicoltori?
Condanno chi usa questi prodotti sulle api, pero' forse le istituzioni (dal parlamento europeo alla regione toscana fino al tecnico veterinario)dovrebbero tener conto anche di questo.
Mi piacerebbe pensare e sentir dire da altri apicoltori che il veterinario della ASL è un persona che aiuta e da consigli e non il "mostro" che viene a contorollare il piano di autocontrollo aziendale e a lasciare prescrizioni e multe.
Sono un apicoltote hobbista con circa 80 alveari e non ho mai usato cose che non sono permesse dalla legge (esami ASL alla mano)a scapito di dover bruciare qualche arnia.
Senza rancore per nessuno.
A Voi la palla......
Saluti a tutti
 
 Scritto da giuliana bondi in data 08/08/2006
Gentile Sig. Luzio Rivonario,
quando ci si pone al di sopra delle parti per giudicare l'operato altrui nelle vesti di un provetto apicoltore,bisognerebbe presentarsi col proprio nome e cognome agli altri interlocutori, come loro fanno. Questo consentirebbe ora a me di sapere con chi ho a che fare e da quale pulpito viene la predica. Rispetto al possesso di 400 alveari in provincia di Siena le domando se lei abbia mai fatto la regolare denuncia e se sia mai venuto presso i nostri uffici a farsi conoscere e a manifestare la sua approvazione o il suo dissenso nei confronti del nostro operato oppure per darci una mano a colmare la nostra ignoranza con un po’ della sua esperienza.
Non sono una apicoltrice per scelta. Faccio il mio lavoro cercando di capire. Quello che ho capito l'ho scritto e l'ho firmato. La fragilità di una categoria fatta di persone che come lei lanciano il sasso e nascondono la mano, cerchiamo di colmarla come possiamo. La Giornata per l'Apicoltore Senese è una risposta pratica alle richieste di un settore in grave sofferenza.
Se gli apicoltori diserteranno le nostre iniziative future ci occuperemo di altro.
Non sono Giovanna d'Arco ma una veterinaria del Sistema Sanitario Nazionale pagata per tutelare prima di tutto la salute dei consumatori e poi la salute di un territorio, entrambe messe a repentaglio da spregiudicati allevatori. E' bene che si sappia che le allerte sanitarie che investono i prodotti edibili derivati dall'apicoltura superano ultimamente ogni altro alimento. Credo che ci sia un limite a tutto. A Rimini sono state fatte delle dichiarazioni che sporcano l'operato di tutti gli apicoltori e mettono in dubbio la vostra credibilità e la salubrità dei vostri prodotti.
Dovete rifarvela con voi stessi di ciò che sta succedendo e con certe associazioni che lavorano sporco. E non con chi denuncia la gravità della situazione e vi richiama al dovere. L'etica professionale è nelle vostre mani. Se l'apicoltura finirà, non sarà certo a causa del mio metodo ma del vostro.
Per concludere posso dirle che quando le api morivano io ero in ufficio ad aspettarla: perchè non è venuto?
Visto che è in pensione e che non ha niente da fare a Tagliacozzo, salga da noi, e ci aiuti a costruire una apicoltura pulita. Cominciamo da lei, con lei.
Sperando di conoscerla presto
distintamente la saluto
Giuliana Bondi
 
 Scritto da Attila in data 31/07/2006
Le api sono schizofreniche? "Schizofrenia: termine con cui si indica un gruppo di psicosi gravi caratterizzate dalla disgregazione della struttura psichica e da profonde alterazioni dei meccanismi affettivi.." recita il Garzanti 2006. Dunque, le api non sono schizofreniche, visto che nella loro società dominano unità verso lo scopo e mutuo soccorso. Schizofrenici sono allora gli apicoltori? Neppure. Cercano, i più, di ascoltare il messaggio dell'ape. Allora chi sono gli schizofrenici? Non è difficile rispondere. I vecchi tromboni che sono a capo degli apicoltori. Qualcuno di loro, lo ha detto a una larga assise di apicoltori, si è dichiarato contrario al ricorso agli antibiotici in apicoltura. Poi, in privato, a qualcun altro, ha dichiarato di stare lavorando per la registrazione di un antibiotico, la tilosina. Abbiamo scoperto lo schizofrenico. Forse è il caso di prendere dei provvedimenti, consigliandogli una terapia ad hoc. Chissà se ne trarrà qualche vantaggio? L'apicoltura italiana se lo augura.
 
 Scritto da Francesco in data 28/07/2006
Cari amici apicoltori non dimentichiamo che è entrato in vigore dal primo gennaio 2006 il divieto di utilizzo degli antibiotici come promotori della crescita in zootecnia. Lo ha comunicato la Commissione Europea, spiegando che il divieto è il passo finale per l'eliminazione degli antibiotici utilizzati per scopi non medici e rientra nel quadro della strategia della Commissione per affrontare batteri ed altri microbi resistenti agli antibiotici. Non possiamo più scherzare o giocare con la magica polverina...
 
 Scritto da Giovanni Formato in data 25/07/2006
In commento a quanto scritto da Marco Vangelisti, che peraltro saluto affettuosamente, penso che urgono risposte concrete riguardo la standardizzazione delle metodiche per le analisi chimiche nei controlli ufficiali.
Suggerirei alle Associazioni di Apicoltori di iniziare a SCRIVERE agli Organi Ufficiali per avere risposte concrete su quesiti ben precisi. Tali lettere, poi, potrebbero anche essere pubblicate sulle riviste di settore per "fare pressione" nel trovare soluzioni e non andare avanti con la solita aria fritta.

Riguardo invece a Paolo Rinelli, che saluto altrettanto affettuosamente, suggerirei di approfondire lo studio sulla metodica che stiamo mettendo a punto per risolvere il problema delle pesti, perchè non è proprio come lui la ha riportato. Infine, gli propongo di mettere a disposizoine una decina delle sue arnie malate per provare il metodo su campo, il prossimo anno.
Come al solito, faremo di tutto per garantire un rimborso spese per la collaborazione alla sperimentazione, ARSIAL e Regione permettendo.
 
 Scritto da marco vangelisti in data 25/07/2006
Buongiorno RIVONARIO LUZIO detto LEONE da TAGLIACOZZO e grazie per il Suo contributo al forum.

Relativamente al Suo quesito a me rivolto, posso dirLe che effettuiamo controlli sulla eventuale presenza di sostanze esogene nel miele da molti anni.
E’ evidente che questi controlli sono stati aggiornati nel corso del tempo, soprattutto a fronte dell’allargarsi della qualità dei principi attivi utilizzati.
In ogni caso le verifiche che abitualmente facciamo effettuare, sono fondamentalmente di due tipi.
1) Controlli sul miele in ingresso in azienda.
Questi prevedono il campionamento del 100% dei lotti di miele raw in ingresso, con prelievo di aliquote proporzionali dal 100% dei contenitori costituenti il lotto.
Il limite del metodo consiste nella possibile diluizione della contaminazione in caso che questa occorra su un numero estremamente ridotto di contenitori e non su tutta la massa.
In ogni caso gli attuali dl consentono determinazioni talmente spinte da ridurre notevolmente questo tipo di rischio.
Non è prevista alcuna procedura di skip lot, neppure su Fornitori storici e qualificati.
Le determinazioni da eseguire sono fondamentalmente legate all’area di provenienza del miele, anche se certi principi attivi sono ricercati in modo sistematico.
Nel corso del 2005 abbiamo avuto problemi con la determinazione della tilosina, che ad inizio anno presentava un dl pari a 10ppb, che già a settembre era ridotto, almeno per certi Laboratori a 1ppb!
Pensi che ciò significa che uno stesso miele, messo in commercio da gennaio a giugno è perfettamente regolamentare perché l’esito analitico relativo alla determinazione di questo principio attivo aveva dato un riscontro <10ppb, a luglio poteva non essere più altrettanto regolamentare perché con le nuove tecniche di analisi si poteva quantificare un valore pari a 5ppb!
2) Controlli sul miele prelevato a scaffale su PV.
Questi sono controlli che effettuiamo su mieli di altre Aziende e Produttori, acquistando i mieli direttamente sui punti vendita.
Il campione viene di solito acquistato in doppio.
Queste verifiche analitiche assumono per noi una valenza statistica e ci consentono di avere uno screening sulla qualità generale del mercato.

Porto ancora alla Sua cortese attenzione come tutte le verifiche sono effettuate esclusivamente da Laboratori terzi, che con frequenza sottoponiamo a controlli incrociati.

Approfitto infine del Suo amore per la Toscana per invitarLa a farci visita in azienda; saremo ben lieti di dimostrarLe quanto sopra esposto.

Grazie per la cortese attenzione (perdoni la mia lungaggine) e cordiali saluti.

Marco Vangelisti

 
 Scritto da RIVONARIO LUZIO detto LEONE da TAGLIACOZZO in data 24/07/2006
Cari colleghi e amici apicoltori, ho letto con attenzione, trepidazione e disgusto ciò che avete scritto. Sono un ex imprenditore agricolo di 82 anni ed ho gestito fino a qualche anno fa, nella mia Azienda in provincia di Siena, circa 400 alveari. Ora, a causa dell’età, ho solo due alveari perché i miei figli hanno deciso di cambiare attività e così passo la maggior parte del mio tempo qui a Tagliacozzo. La passione che ho per l’apicoltura è sempre tanta e sono legato affettivamente ad APITALIA.
Veniamo al dunque: porrò domande e farò affermazioni nel rispetto delle regole e delle persone.
• Signor Attila: giù le mani dal miele TOSCANO! Sono alto 1.95 e le mie braccia sembran ancora pale meccaniche! Ben sappia che la Toscana è la terra di Dante, Leonardo, Benigni e tant’altri! E’ la terra dai mille sapori, è la terra di D.O.P. e BIO e ogni tanto di qualche bischero. Non voglio credere che ci siano cialtroni (anzi ne sono quasi sicuro) che non rispettino i rigidi disciplinari!
• Signor Terreni: condivido i suoi pensieri sulla “Particella di sodio”, ma quanto vera è la SUA
Verità sugli antibiotici? Mi dice che voi di unaapi avete sempre fatto tutto e di piu’, ma i recenti scandali dovuti a sacrosanti controlli viaggiano in senso contrario! Il peggio deve ancora venire! Si fidi!
• Dott.ssa Bondi: ero presente al convegno da Lei organizzato ed ho seguito con attenzione le
Sue dichiarazioni su APITALIA. Cio’ che dice è sacrosanto (nei contenuti !) E ‘ il metodo che non condivido. E’ chiaro che scientificamente conosce il problema, ma di apicoltura vera non sa niente. Per anni il settore è stato abbandonato, ora vi siete svegliati di colpo sparando con “alzo zero”. Dove eravate quando le api morivano? Le garantisco che se va avanti così, con azioni da “novella Giovanna D’Arco “ al prossimo convegno avrà la sala vuota. Dia retta a me, che di anni ne ho tanti, non la prenda di petto, cerchi di lavorare per costruire!
• Signor Rinelli: sia più pacato e riflessivo, la ricerca è una cosa, l’attuazione commerciale dei
Farmaci è un’altra.Condivido le sue preoccupazioni affinché ci sia massima attenzione sull’utilizzo dei finanziamenti.
• Signor Vangelisti,vuole spiegarci come avveniva la compra-vendita del miele e quali
controlli analitici venivano fatti sino a circa due anni fa? Che lei sappia non ho dubbi.
L’apicoltore potrebbe anche essere un piccolo chimico ignorante e chi allegramente acquistava?
Carissimi, abbassiamo i toni per il bene dell’apicoltura. La mia speranza è che qualcuno si faccia avanti al più presto per tentare di risolvere i problemi che affliggono oramai da anni questo settore.Troppa colla è stata spalmata sulle poltrone!
Cara APITALIA, che fine ha fatto lo spazio Mussi?
Il professor Gardi ha concluso la ricerca? Devo forse accettare come dato definitivo la posizione assunta dagli apicoltori della Val d’Aosta?
Era forse tutto una “ BUFALA” o una “SOLA” come dicono a Roma?
Cara APITALIA, che fine ha fatto il Dott. Cirone? Ho visto che avete portato una ventata di aria nuova. Complimenti alla Dott.ssa Marinaccio: semplice, incisiva e da come scrive deve essere anche bella!
Caro Dott. Ilari, so che Lei è uno dei soci fondatori del BIOLOGICO ITALIANO, perché non interviene con la sua esperienza per regolamentare il settore?
Cari colleghi se volete rispondere ditemi la verità, di mezze bugie non so che farmene, sono sì vecchio ma non ancora rincoglionito!
 
 Scritto da Paolo Rinelli in data 21/07/2006
Causa, effetti e l’Apicoltore Guerriero
Sta per nascere un nuovo prodotto che vuole combattere la peste americana E’la solita miscela di oli essenziali e propoli (che intanto impegnerà denaro pubblico per la sperimentazione) che per il suo uso ti porta a tirar fuori tutti i telaini dal nido e a spruzzarli con la miscela sui due lati per il ciclo di covata (3 volte). Ma se tu hai 1000 alveari come cavolo fai a combattere gli effetti (covata malata) e non la causa (batteri bacillus larvae) ? Aggiungendo altre cinquecento ore di manodopera e qualche centinaio di chilometri alle tue spese, già sostenute per fare la produzione? Chi architetta queste soluzioni lo fà perché ha sicuramente perduto, con lunghi anni di confronto con la teoria, il senso pratico delle cose e quindi dimentica la bizzarria della stagione che può rendere addirittura impossibile l’esecuzione dell’operazione. E’ ovvio pensare che la cura dell’effetto non sia la soluzione del problema, che è il batterio sempre presente, (Endemico) per cui non saprai mai se gli effetti si manifesteranno su 100 famiglie o su 200 o su 400; né quando, né a causa di che! Non dimentichiamo che c’è da tener conto della peste europea (che fà danni di non poco conto) e il nosema . Ma forse nei prossimi anni si chiederà altro denaro pubblico per altre sperimentazioni e nel frattempo i nostri alveari moriranno e noi con loro. Noi siamo Apicoltori, interpreti di un mondo silenzioso che è l’ape e la campagna. Lo interpretiamo con una vena poetica e quindi siamo apicoltori e poeti, ma anche, nessuno lo dimentichi, Guerrieri e non disdegniamo la spada. Io combatterò contro quello che è oggi il più grande nemico dell’apicoltura: Il Regolamento di Polizia Veterinaria che impedisce non l’uso del farmaco ma la successiva messa in commercio del prodotto (che sarebbe come dire lavori, fai il miele ma non lo puoi vendere). Dunque, mandiamo a casa coloro i quali hanno portato l’Apicoltura in un vicolo cieco. Ora abbiamo nitidi il nemico, le spade, la rabbia dentro. Cosa stiamo aspettando?
Paolo Rinelli
 
 Scritto da Luciano in data 21/07/2006
Gentile Terreni, ero presente con molti altri alla riunione della Commissione Sanitaria UNAAPI lo scorso dicembre. In quella occasione il Sig. P. F., riferì di esser il portavoce dello stato sanitario degli alveari per conto della Vs associazione ARPAT che lavora in Toscana e dove lui aveva lavorato sino a quel momento, poi non più. Lui disse che le api toscane erano tutte appestate e che non si sapeva più come salvarsi dalla varroa , di aver consigliato quindi ad alcuni grandi apicoltori della regione, l'uso di clorpirifos. noto prodotto contro la varroa, che dopo mi è sembrato di capire che sia un prodotto non consentito.
La vostra associazione ne era evidentemente al corrente. Avete autorizzato e concordato voi con i vostri esperti apistici questa linea di attacco alla varroa? Nel caso che il Sig. P.F. sia chiamato a rispondere dalle autorità giudiziarie di ciò che ha detto, la vostra associazione lo difenderà? Se le api toscane sono tutte appestate, mi immagino che l'uso che si fa da voi di antibiotici sia massiccio! Sarà vero allora che il miele toscano è così buono?Chi glielo procura l'antibiotico e il clorpirifos. ai vostri associati? Se le associazioni sanno chi sono gli apicoltori scorretti, perchè non li buttano fuori dalle associazioni. Se promuovete un miele pulito come fate ad acquistare e vendere il miele di associati che usano prodotti non consentiti e su vostro consiglio?
 
 Scritto da marco vangelisti in data 12/07/2006
Quanta sacrosanta ragione hanno Attila e Nicola!
Quanta ipocrisia da parte di chi continua a scrivere che il miele di importazione è il più contaminato!
La stessa di chi da una parte raccomanda e vende l'antibiotico e poi si straccia le vesti e tira le orecchie ai Produttori perchè le Autorità lo ritrovano nel miele.

Mi vedo nuovamente costretto a ripetere che le verifiche che faccio condurre da Laboratori terzi non solo sui lotti di miele di mio interesse diretto, ma anche su campioni acquistati direttamente alla vendita, a volte direttamente dal Produttore, molto spesso iscritto anche alle più note Associazioni, evidenziano come negli ultimi anni il miele italiano sia stato mediamente più contaminato dei mieli di importazione.
I numeri parlano da soli e, a conforto di tutti i dubbiosi, ho a disposizione dati che sicuramente potrebbero essere di loro interesse (e chissà che non li riguardino anche direttamente e non solo per quanto riguarda gli antibiotici, ma anche qualcosa di altro?).

Basta con le bugie, volte a coprire solo i propri piccoli e meschini interessi!
A buoni intenditori non altre parole.

Marco Vangelisti
 
 Scritto da Attila in data 12/07/2006
Il Terreni sembra una novella "Giovanna d'Arco". Parte lancia in resta e se la prende con gli apicoltori e li apostrofa definendoli arretrati e aggiungendo altri epiteti che lasciano il tempo che trovano. Condivido pienamente che sia sbagliato impiegare antibiotici in alveare. Ma occorre mettere da parte un giustizialismo d'accatto, lo stesso che stampa e organi giudicanti hanno messo in campo per calciopoli: "Chi è senza colpa scagli la prima pietra". Ma per carità loro sono integerrimi, novelli Robespierre vogliono mozzare la testa a tutti: ghigliottina. E' il solito cattolicesimo che con la sua falsa morale vuole disinfettare con la soda le teste. Semmai, invece di strepitare tanto gli apicoltori aiutiamoli, garantiamogli mezzi adeguati per combattere la peste. L'Unione europea invece di concedere finanziamenti a tante associazioni cialtronesche dia i soldi direttamente agli apicoltori per consentirgli di fare le bonifiche adeguate in alveare. Ma si sa, sarà ben difficile, visto che l'apicoltura italiana è sempre in mano agli stessi soggetti. Una monarchia dittatoriale che non porta da nessuna parte. Una cosa dico ai miei colleghi apicoltori, stufi di quanti continuano a blaterare in loro nome per i propri personali interessi: c'è bisogno di aria nuova.

Attila
 
 Scritto da Andrea Terreni in data 07/07/2006
ANTIBIOTICI… NO GRAZIE!!

Un sempre maggior numero di apicoltori si sta schierando a favore del superamento definitivo e totale dell’utilizzo degli antibiotici per combattere la peste americana.
Condannando questo arretrato modo di fare apicoltura, non vogliamo condannare chi nel passato ha fatto uso degli antibiotici. Tutti sappiamo che, fino ad alcuni anni fa, era minore la consapevolezza dei danni che ciò poteva arrecare ai consumatori. Erano tempi diversi, nei quali l’uso di antibiotici era generalizzato in tutte le forme di allevamento animale.
Oggi le cose sono radicalmente cambiate, non per una moda, ma perché è sorto, gravissimo, il problema della farmaco resistenza dei germi e dei batteri a questi farmaci indispensabili.
L’abuso nei decenni trascorsi, non tanto e non solo in apicoltura ovviamente, ha causato un vero e proprio inquinamento ambientale da antibiotici.
La presenza largamente diffusa nell’ambiente dei residui di antibiotico derivanti sia da un uso farmacologico umano eccessivo, sia da un uso zootecnico improprio (gli antibiotici erano e in parte sono ancora usati, nell’allevamento ovino, bovino e in quello avicolo, non solo per curare patologie, ma come elementi che favoriscono una rapida crescita degli animali!!) ha causato l’insorgere di fenomeni di resistenza da parte dei batteri.
Se non riusciamo a salvaguardare le poche molecole antibiotiche ancora attive, l’umanità rischia di fare uno spaventoso balzo indietro nel tempo, trovandosi nuovamente priva di questi fondamentali strumenti di difesa contro le infezioni e le peggiori patologie.
Per questo le normative europee stanno diventando sempre più stringenti, vietando l’uso di antibiotici in zootecnia.
Per questo non è più tollerabile che apicoltori, sprovveduti e arretrati, sporchino l’immagine salutistica del miele continuando ad adoperarli e a causare il rinvenimento, da parte delle autorità sanitarie alimentari che ora giustamente ci controllano, di partite di miele inquinato.
Ovviamente ben più grave è la responsabilità di importatori, commercianti, industriali del miele che da sempre importano e commercializzano mieli inquinati poiché prodotti nei paesi dove l’uso dell’antibiotico è ammesso e/o tollerato. Ancora più grave la responsabilità degli organi di controllo nazionali e comunitari che hanno permesso queste importazioni, nonostante le denuncie fatte a più riprese dall’Unaapi e da altre, poche, realtà apistiche nazionali.
Questa grave responsabilità sociale è sicuramente il motivo principale per cui oggi non è più ammissibile il comportamento di coloro che ancora si attardano a utilizzare gli antibiotici in apicoltura, ma se queste considerazioni non fossero sufficienti voglio proporre qualche ulteriore elemento di riflessione di carattere prettamente apistico.
Le api, SOLO ALCUNE API, sono in grado di difendersi naturalmente dalla peste americana. Lo fanno, almeno allo stadio di conoscenza attuale, attraverso tre principali modi di reagire al virus della peste:
1. IL COMPORTAMENTO IGIENICO. Le famiglie puliscono le celle nelle quali è morta una larva in modi e tempi diversificati. Ci sono famiglie che si accorgono immediatamente della morte della larva e famiglie che sembrano non accorgersene. Ci sono famiglie che puliscono le celle con grande rapidità e famiglie che invece impiegano tempi lunghi o molto lunghi. SI TRATTA EVIDENTEMENTE DI UN CARATTERE GENETICO CHE PROVOCA COMPORTAMENTI COSI’ DIVERSIFICATI.
2. LA CAPACITÀ DI FILTRO DELLE NUTRICI. Le nutrici hanno la capacità di filtrare nel prestomaco il miele che viene utilizzato come nutrimento per le larve. Questo filtraggio spinge i corpi solidi verso l’intestino e quindi, attraverso la defecazione, permettere di portare fuori dell’alveare i corpi solidi (COME LE SPORE DELLA PESTE) che inquinano il miele. Non tutte le nutrici svolgono questa attività con le stesse capacità di filtraggio. SI TRATTA EVIDENTEMENTE DI UN CARATTERE GENETICO CHE PROVOCA COMPORTAMENTI COSI’ DIVERSIFICATI.
3. LA RESISTENZA NATURALE ALLA PESTE. Non tutte le larve infettate dalle spore della peste si ammalano. Nelle prime ore di vita tutte si ammalano. Negli ultimi stadi di sviluppo verso l’impupamento nessuna si ammala. Nella fase intermedia alcune si ammalano e alcune no! SI TRATTA EVIDENTEMENTE DI UN CARATTERE GENETICO CHE PROVOCA COMPORTAMENTI COSI’ DIVERSIFICATI.
Questi i motivi, fino ad oggi scoperti dalla ricerca scientifica, che spiegano il perché le api, capaci in parte di difendersi naturalmente, non sono state sterminate dalla peste americana.
Ma riflettiamo assieme! Se le cose stanno così, api resistenti e api che si ammalano, coloro che tengono le famiglie “sotto antibiotico” che cosa fanno: consentono di sopravvivere a quelle famiglie che sarebbero destinate a morire perché portatrici di caratteri negativi dal punto di vista della difesa dalla peste americana.
Se queste famiglie sopravvivono…… produrranno centinaia di fuchi, questi ……… diffonderanno le caratteristiche genetiche negative e……… avremo api sempre meno capaci di difendersi dalla peste americana!!!!
Ecco perché penso che coloro che usano gli antibiotici per contrastare la peste americana, siano apicoltori vecchi e arretrati. Anche dal punto di vista dell’allevamento apistico fanno un gran danno.
Chi usa l’antibiotico danneggia anche te…. digli di smettere!

Andrea Terreni Vicepresidente UNAAPI – Presidente Associazione Regionale Apistica Toscana
 
 Scritto da Nicola in data 05/07/2006
Qui mi sembra che si sottovaluti troppo il problema: non si tratta di dividersi in due schieramenti contrapposti, quelli favorevoli agli antibiotici e quelli no. Siamo noi apicoltori a dover dire "è ora di finirla" e di chiedere garanzie alla Unione Europea. Come dire, siamo d'accordo con il residuo zero ma allora dateci i mezzi finanziari per centrare l'obiettivo: non più arnie e soldi sperperati per nulla ma finanziamenti per rimpiazzare gli alveari andati distrutti con la peste e mezzi tecnici per combatterla senza antibiotici. E' ora di farla finita con le mezze misure, non vogliamo più essere messi in mezzo ma chiediamo a gran voce garanzie per non essere più costretti a fare i piccoli chimici.
Nicola
 
 Scritto da tanimara in data 29/06/2006
Rispondo all'invito di Cesare: una quindicina di anni fa ho trovato per ben due volte il 30% dei miei alveari colpiti dalla peste americana, a causa di un vicino apicoltore che lasciava arnie e materiale infetto esposto all'aperto.
Ho solforato le api e distrutto TUTTO quanto infetto, miele compreso, perchè, pur non essendo nocivo per la salute umana, non si sa mai dove vadano a finire i vasetti vuoti e sporchi di miele, e poi ho aiutato l'apicoltore "untore" a fare una radicale disinfezione.
Certo, mi è costato parecchio, sia in termini economici, che affettivi (per quelle povere api che ho dovuto sopprimere); mentre tutto bruciava ti confesso che piangevo, ma giudicavo disonesto e irresponsabile ricorrere a mezzi che già allora qualcuno utilizzava; comunque, collaborando intensamente col vicino apicoltore, non abbiamo più avuto casi di peste americana.
Non intendo fare la morale a nessuno, nè mi ritengo preziosina o perfettina; è solo che, secondo la mia coscienza, non ho ritenuto di dover agire diversamente da come ho fatto.
Inoltre è importante, a mio avviso che tutti gli apicoltori collaborino fra di loro senza invidie e gelosie che spesso li portano a rinchiudersi nella propria "torre d'avorio" e che vengano introdotte regole molto più severe per il nomadismo, che è una delle principali cause del diffondersi di molte patologie, per l'irresponsabilità di alcuni apicoltori che vedono solo il proprio tornaconto, fregandosene sia delle proprie api, che considerano solo "macchine da soldi", che dei colleghi cui, con certi comportamenti, portano danno.
PS:conservo ancora il verbale di distruzione firmato dal tecnico apistico.
 
 Scritto da marco vangelisti in data 29/06/2006
Relativamente alle diverse posizioni assunte in questo forum, ritengo doveroso fare qualche puntualizzazione, soprattutto per capire dove si vuole andare.

Occorre prima di tutto valutare che il consumo di miele pro capite in Italia, continua ad essere non solo il più basso del mondo occidentale, ma anche che questo si mantiene sempre estremamente precario e legato a situazioni emotive.
Accanto a ciò, non si può poi prescindere dal fatto che i Consumatori non sembrano nella posizione di accettare alcuna quantità di residui nel miele che acquistano.
Nessuno stupore: in fondo fino ad oggi il miele è stata “medicina”.
Qualsiasi numero rilevato è pertanto sempre troppo e il sillogismo è immediato: miele contaminato – consumo ridotto.
Questa non può non essere la base di partenza per qualsiasi ulteriore argomentazione.
D’altra parte una porzione certamente significativa della produzione ha fino ad oggi, gravemente abusato nell’impiego di antibiotici o di altre sostanze per contrastare le patologie delle api.
Ciò che è grave è che questo è spesso avvenuto non solo con il beneplacito, ma addirittura con la raccomandazione di funzionari e dirigenti di molte Associazioni, i quali cercano contemporaneamente di evitare e allontanare i rischi legati a qualsiasi controllo sanitario (a che gioco giocano su tavolo doppio?).
Le analisi che facciamo effettuare ai Laboratori ns. incaricati su campioni di miele, convenzionale ma anche da apicoltura biologica, di provenienza certa e riferibile alle stesse Associazioni, lo stanno bene a dimostrare (per chi avesse dubbi conserviamo adeguata controcampionatura).
Rimane tuttavia un numero importante di apicoltori che continuano ad essere “puliti”.
Per quale ragione?
Non è che alla fine c’è qualcuno che sa fare onestamente il proprio mestiere e qualcun altro che non la racconta poi tanto giusta?
Di fatto il processo avviato sta portando alla progressiva ma ineluttabile smitizzazione del miele italiano anche preso i Consumatori finali.
La posizione che questo sia il migliore del mondo, peraltro mai giustificata, è oggi divenuta assolutamente indifendibile.
Ne sono consapevoli i Produttori che non rispettano le regole del gioco?
Non peccano forse di miopia?
Non dimentichi nessuno che nel mondo di oggi è certamente più facile produrre che vendere; figuriamoci l’invendibile.

Marco Vangelisti

 
 Scritto da Francesco in data 28/06/2006
Tutte le volte che aumentano i controlli qualcosa è stato trovato: è quasi inevitabile che ci siano dei riscontri positivi. Ciò significa che l'utlizzo di queste sostanze in apicoltura è molto più capillare di quanto affermato. Che si usano si sa, ma in queste proporzioni. Il problema che stante la normativa vigente che non ammette alcun limite gli apicoltori devono fare solo un esame di coscienza e riconsiderare la pratica apistica. E l'antibiotico resistenza dove la mettiamo? Chi chiede
 
 Scritto da Garibaldi in data 28/06/2006
Fino al 1998 il Piano Nazionale di Controlli sul miele per la verifica dei residui prevedeva solo poche cose e infatti non si superavano i 40 controlli annui. A seguito del ritrovamento di antibiotici su campioni di miele le analisi sono aumentate e sono state estese anche su altri inquinanti. Apicoltori lavorate bene, si stanno inasprendo i controlli.
Garibaldi
 
 Scritto da Giorgio in data 28/06/2006
Ho appreso del sequestro di 120 tonnellate di miele. E' Italiano o estero? Se fosse tutto italiano sarebbe estremamente grave. Ma che cavolo stiamo combinando. Sono furioso nei confronti delle Associazioni che ci rappresentano: chiusi nelle loro torri d'avorio si girano i pollici e l'apicoltura italiana va in malora. Basta, abbiamo bisogno di essere rappresentati in modo diverso e adulto.
Giorgio
 
 Scritto da Franco in data 28/06/2006
Sono rimasto molto colpito dalle considerazione di Riccardo e Alessandro. Rispettabili entrambi i punti di vista ma con un vistoso difetto: non guardano il particolare. E' vero che ci sono apicoltori onesti e apicoltori disonesti. Quelli disonesti dovremmo espellerli dal settore; per quanto riguarda gli onesti, sta qui la novità, dovrebbero mettersi insieme e chiedere maggiore chiarezza alle autorità. Non stabilire dei limiti minimi per gli antibiotici ma richiedere alle autorità sanitarie delle metodologie per lavorare "pulito" in alveare. Se non facciamo così il consumatore che già consuma poco miele se lo scorderà proprio. Non dimentichiamo che il miele è considerato un alimento naturale e se continuiamo a chimicizzarlo lo distruggeremo.
Franco
 
 Scritto da Alessandro in data 27/06/2006
Riccardo: vergognarsi di cosa?!? Il fatto che esistano forme di tutela (e gia' questa parola dovrebbe suggerirti qualcosa) significa che esiste qualcosa da tutelare. Cosa? Semplice: il miele fatto bene, un alimento veramente sano, da difendere a tutti i costi da chi ha pochi scrupoli e tanta fame di soldi. E se pensi che per uno che ne prendono ce ne sono mille che la fanno franca beh, col disfattismo non si combina proprio nulla di buono, se non gettar fango addosso a chi non lo merita.
 
 Scritto da Riccardo in data 27/06/2006
Ho appena letto su queste pagine che il Ministero delle Politiche Agricole ha diramato la notizia che sarebbero state sequestrate più di 100 tonnellate di miele "agli antibiotici".
E ancora volete farci credere che il miele è un alimento sano? Ma vergognatevi!
 
 Scritto da Carla Paoli in data 20/06/2006
Caro amico Cesare, avrei bisogno di sapere da te quanto spendi per l'acquisto di antibiotici e dove li compri perché anche io come te sono una dopata. Solo che mi faccio prescrivere di contrabbando la terramicina dal mio veterinario dicendo che è per i conigli ma spendo un patrimonio. Visto che siamo sulla stessa barca aiutami.
 
 Scritto da Gianni in data 20/06/2006
Caro amico, vorrei farti presente che esistono delle linee guida per l'allevamento delle api che consentono di minimizzare la presenza delle spore del patogeno e conseguentemente avere rischi ridottissimi di manifestazione della patologia. Di cui ci occuperemo a breve sulla Rivista Apitalia e sul sito. Esistono inoltre analisi microbiologiche che consentono di valutare il rischio di manifestazione di peste americana con più di un anno di anticipo. A presto.
 
 Scritto da Cesare in data 20/06/2006
Faccio l'apicoltore professionista e vivo, dunque, di api. Uso gli antibiotici perchè se non lo facessi dovrei cambiare mestiere. Non state tanto a fare i bravi ragazzi quando c'è di mezzo l'argent va tutto bene. Vorrei proprio vedere come si comportano i perfezionisti preziosi che dicono di non usarli cosa fanno quando scoprono la peste. Nessuno che scriva per dire cosa fa quando ha la peste. Vi sfido a dirmelo.
 
 Scritto da Franco in data 14/06/2006
"Solo il 40 % degli europei sa che gli antibiotici sono inefficaci contro i virus"

Vi propongo un testo ripreso dalla Commissione Europea - Direzione generale della Ricerca.

Quasi la metà degli antibiotici sono utilizzati per il trattamento di animali malati, o come promotori di crescita, e per distruggere vari agenti patogeni negli alimenti. Questa somministrazione continua – spesso a basso dosaggio – induce la resistenza nei batteri che vivono nell’organismo del bestiame o in prossimità di questo, e può produrre nuovi ceppi resistenti, capaci di transitare dall’animale all’uomo. Il VRE è un esempio di batterio resistente presente negli animali e che potrebbe già essere passato all’uomo. L’insorgere della resistenza agli antibiotici nei settori della veterinaria e dell’allevamento sembra simile a quello dell’uomo. Vengono usate grandi quantità di farmaci antinfettivi non solo per curare gli animali malati, ma anche come sistematico supplemento nella prevenzione delle infezioni. Un importante passo avanti, che colloca l’Unione europea al primo posto nel mondo in questo contesto, è la recente legislazione che vieta l’uso degli antibiotici utilizzati per l’uomo come promotori di crescita nei mangimi zootecnici. La capacità che hanno gli antibiotici di curare malattie infettive precedentemente incurabili ha fatto nascere l’idea che siano "farmaci miracolosi" dotati di "poteri" che vanno ben al di là di quelli che possono essere attribuiti alle loro reali caratteristiche farmaceutiche. Nella maggior parte dei paesi europei gli antibiotici sono tra i farmaci più utilizzati. Sfortunatamente stiamo cominciando a pagare un prezzo molto alto per questa impostazione nei confronti dell’uso degli antibiotici. Il loro uso eccessivo e inadeguato in medicina umana, in veterinaria e in agricoltura ha portato a un rapido aumento della frequenza dei microrganismi resitenti ai farmaci. Molti antibiotici, inoltre, sono composti chimici stabili che non si degradano nell’organismo, ma restano attivi per molto tempo dopo esserne stati espulsi. Attualmente gli antibiotici concorrono in misura considerevole al problema sempre più grave delle sostanze mediche attive che circolano nell’ambiente.
 
 Scritto da giuliana bondi in data 14/06/2006
L'uso degli antibiotici in apicoltura è per molti apicoltori, anche professionisti, routinario.
Panella, presidente dell'UNAAPI, chiama questi apicoltori "dopati", come a voler dire che la pratica è per loro talmente usuale che non ne possono più fare a meno. Sicuramente questi apicoltori avranno sperimentato che smettere, può significare per loro dover combattere coi sintomi evidenti di malattia e ciò comporta l'aumento di mano d'opera ed il conseguente aumento dei costi di produzione. Così prodotto il miele costa evidentemente meno. Se gli antibiotici non servissero a nulla gli apicoltori "appestati" non li userebbero. Inoltre non ci si arrende al fatto che la peste americana sia una malattia incurabile. In verità, con l'uso sistematico di antibiotici (vaccino lo chiamano !!??) la malattia non compare, quindi perchè smettere e veder le proprie api stare male, produrre in fin dei conti meno miele e a costi superiori?
Il fatto è che l'uso degli antibiotici in apicoltura è totalmente illegale, come l'uso degli ormoni e dei tireostatici nel bovino da carne. E chi lo fa commette un reato punibile con una forte ammenda. Si può arrivare anche alla reclusione. E' un modo di produrre alimenti totalmente scorretto e va perseguito. Così pure l'acquisto degli antibiotici che avviene per canali completamente illegali con uso e dosi a completa discrezione dell'allevatore che non rispetta, così, alcuna regola imposta dalle norme sul farmaco veterinario in zootecnia(ricetta-tempi di sospensione). Si gioca a guardie e ladri. Un notevole filtro, oltre al deterrente di esser scoperti dalle autorità sanitarie, lo sta facendo sicuramente la grande industria alimentare che non acquista più miele da chiunque e incautamente. Il produttore primario è chiamato oggi dall'acquirente a garantire il proprio miele ed a risponderne. Nessun commercializzatore infatti apporrebbe oggi, dopo tutto quello che è accaduto, il proprio marchio senza aver analizzato il miele che mette in commercio. La grande distribuzione sembrerebbe in definitiva il luogo più sicuro per acquistare miele sicuro. Il miele sporco rimane in mano dell'apicoltore sporco. Dove va a finire? Ho paura di pensare che per il rapporto di fiducia che c'è tra produttore e consumatore, il miele più pericoloso (il meno controllato) sia proprio quello di certi apicoltori "fai da te" e mi dispiace pensare che molti apicoltori che si professano "biologici", in verità non lo siano affatto e si approfittino e truffino proprio chi gli ha scelti in un rapporto di fiducia. La correttezza e l'etica professionale non è un bene comune in nessuna categoria di produttori e la tentazione di sgarrare e forte soprattutto quando il mercato impone il continuo abbassamento dei prezzi. Credo che la salvezza degli apicoltori italiani, quelli a posto, starà nel trovare il modo di distinguersi per qualità e sicurezza sul mercato.
 
 Scritto da Giovanni Formato in data 13/06/2006
Effettivamente il tema dell'impiego di antibiotici in apicoltura è complesso e non completamente gestibile dalle singole nazioni dell'UE. Si tratta anche di scelte non semplicemente di carattere tecnico ma anche "politico-commerciale". Indubbiamente stiamo vivendo un momento di transizione (registrazione di nuovi prodotti commerciali a base di tetracicline, presa coscienza dell'ingestibilità del problema "pesti" solamente con il farmaco o con il fuoco, presa di coscienza dell'elevata percentuale di mieli positivi agli antibiotici). Anche la ricerca sta effettuando grossi sforzi per trovare molecole alternative a basso impatto. Aspettiamo quindi buone nuove e nel frattempo salvaguardiamo l'immagine del prodotto!
 
 Scritto da Fuco in data 12/06/2006
Antibiotici? Non sono certo degli sconusciuti. Avete mai sentito parlare di antibiotico resistenza? SE Sì, dovreste sapere che causano non pochi danni. Vi è mai venuto in mente che se i Nas cominciano a trovarlo nel miele, è già successo, per il nostro prodotto è la fine. Il miele è un prodotto naturale. Gli antibiotici che cosa hanno di naturale. Come facciamo a raccomandarlo a piccoli e anziani? Meditiamo, o sarà la fine.
 
 Scritto da Ape Ronzante in data 06/06/2006
Caro Rinelli, è chiaro che sei un collega apicoltore. Ho letto con attenzione le tue osservazioni e senza conoscerti ritengo che ti sia fatto un po' prendere dalla foga. Gli antibiotici, in realtà, sono un grosso problema e alle autorità dovremmo chiedere lumi per non utilizzarli più. Dobbiamo mettere in piedi, attraverso il sito e la Rivista Apitalia, un movimento d'opinione per chiedere a gran voce fondi e tecniche per battere altre strade. Anche io campo di apicoltura, ma se il miele comincia ad essere svalutato presso i consumatori credo che dovrò tornare a fare l'operaio in fabbrica. Non lo voglio proprio, visto il grande piacere che provo a lavorare con le api. Un grazie sentito all'estensore dell'articolo, cui faccio un sentito ringraziamento per essersi schierato così fortemente a favore del miele e degli apicoltori.
 
 Scritto da Paolo Rinelli in data 05/06/2006
…BRUCIAMOLE VIVE

Nessun farmaco utilizzabile in apicoltura, nessun residuo nel miele e quindi nessun diritto per l'ape alla cura. E allora, solo pratiche di buona conduzione dell'apiario. Quindi, senza indugio, bruciamole vive (bravi, complimenti. Bruciamo l'albero che da’ le ciliege) per contenere le infestazioni batteriche. Se poi ti ritrovi con duecento casi di peste europea, con il nosema, con la peste americana è colpa tua che non capisci un cavolo. Certo se capivo qualcosa non avrei aderito al piano di sviluppo dell'apicoltura spendendo decine di migliaia di euro; neanche avrei speso cinquantamila euro per il laboratorio e neanche godrei del piacere di acquistare il carburante a 1.20 euro il litro. Guai a tentare di stabilizzare un'azienda di apicoltura, notoriamente instabile, con un farmaco. Finisci direttamente davanti al giudice. Ho deciso, da domattina, davanti allo specchio mi dirò "sei una emerita testa di cavolo" a meno che non si decida insieme di riprenderci l'apicoltura, strappandola di mano a chi dell'apicoltura non sa dove sia la testa o dove sia la coda.
 
 
 
 
[Torna all'indice degli speciali online]