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Il progetto “APENET-Toscana”
 
di Giovanni Formato, Franco Corrias, Giuseppe Ragona, Antonella Cersini, Giusy Cardeti, Flavia Taccori, Ilaria Paladini, Andrea Lombardo, Alice Piazza, Giusy Brocherel, Marcella Milito, Alessandra Giacomelli, Valeria Antognetti, Silvia Puccica, Marco Pietropaoli, Marina Cittadini, Ugo Marchesi, Martina Fortini, Giovanni Ragionieri, Carlo Boselli, Mila Nocentini, Francesco Scholl, Giovanni Brajon
 
Un progetto biennale che ha permesso di monitorare lo stato di salute delle api in Toscana. Tante le indicazioni. Ecco le linee principali
 
8. Analisi palinologiche

Le analisi palinologiche permettono di riconoscere i pollini delle specie botaniche bottinate ed immagazzinate nell’arnia dalle api. Correlando tali specie botaniche con le molecole di prodotti fitosanitari riscontrati nella cera o nel polline dello stesso apiario si può risalire all’eventuale accertamento di morìa delle api per uso di prodotti fitosanitari sulle specie bottinate.
Nel periodo 2010-2011, prendendo in considerazione la panoramica d'insieme delle indagini palinologiche eseguite nei 20 apiari dei 4 moduli considerati, i pollini di specie botaniche nettarifere e pollinifere riscontrati complessivamente con maggiore frequenza nei campioni pervenuti in laboratorio sono stati: Fruttiferi come Prunus, Malus, Pyrus (in tutti i quattro moduli), Cruciferae (Firenze, Arezzo e Siena), Zea mays ed Helianthus annuus (Girasole) (Firenze, Lucca e Siena), Oleaceae (Firenze e Lucca), Ericaceae (Firenze e Lucca), Hedera (Lucca e Siena), Trifoglio (Firenze e Siena). Tra le specie arboree sono stati riscontrati con maggiore frequenza pollini di Castanea (Firenze, Arezzo e Lucca), Aesculus hyppocastanum (Arezzo e Lucca), Fraxinus (Firenze, Lucca e Siena).
Tutte le altre specie botaniche riscontrate con minore frequenza negli apiari, sono visibili nel dettaglio all'interno delle tabelle riepilogative pubblicate per ciascun modulo. In ogni tabella sono stati sottolineati i pollini che potrebbero rientrare nello spettro d’azione delle molecole di prodotti fitosanitari riscontrate all’analisi chimica.
Molte di queste specie, come i Fruttiferi, le Rosaceae, Quercus e le Umbelliferae, rientrano nello spettro di azione delle molecole di fitosanitari riscontrate contemporaneamente all’analisi chimica. Inoltre le Cruciferae, le Oleaceae, Zea mays ed Helianthus annuus rientrano anch’esse fra le specie botaniche sottoposte a trattamenti di neonicotinoidi o altro in agricoltura.
In particolare, è stato individuato il Kresoxim metile (fungicida dato su limoni, vite, cucurbitaceae): a)nella cera di alcuni apiari del modulo di Firenze (con contemporanea presenza di Fruttiferi e Cruciferae) e nella cera di alcuni apiari del modulo di Arezzo e del modulo di Siena, con contemporanea presenza di Zea mais ed Hedysarum.
In particolare nei moduli di Arezzo e Siena i pollini che rientrano nello spettro d'azione del Kresozim metile e dell'Endosulfan solfato sono a volte stati rinvenuti rispettivamente qualche mese prima e qualche mese dopo la determinazione analitica chimica. L’endosulfan solfato (insetticida usato su cereali, barbabietola, foraggere, patate, semi di soia e di cotone) è stato ritrovato nella cera di un apiario del modulo di Arezzo (dove però manca il riscontro botanico per mancato campionamento dei pollini). Il Procimidone (fungicida distruttore endocrino) è stato ritrovato nella cera del modulo di Lucca con contemporanea presenza di Fruttiferi e Graminaceae. La Bifentrina (insetticida usato su alberi da frutta, ortaggi, fragola, frumento) è stata rinvenuta nella cera di un apiario, con contemporanea presenza di pollini di Liliaceae e Labiatae forma M, Hedera, Castanea, Compositae forma J.

9. Analisi del contenuto proteico nel polline

Il contenuto proteico del polline è un parametro utile per la valutazione della qualità dello stesso, ed essendo un importante fonte di nutrimento per le api, un polline di scarsa qualità può rappresentare una causa di stress e malnutrimento per le famiglie.
I valori di contenuto proteico riscontrati nel corso del secondo anno di monitoraggio hanno confermato la buona qualità dei pollini campionati. Al fine di valutare l’eventuale relazione tra i valori del contenuto proteico del polline e le percentuali di mortalità registrata, è stato calcolato l’indice di correlazione di Pearson, che è risultato pari a r = -0,30.
Pertanto è possibile concludere che non esiste correlazione tra i due parametri, quindi la percentuale di contenuto proteico del polline non costituisce un parametro predittivo di mortalità dell’alveare.

Conclusioni

Grazie alle attività svolte con il progetto APENET-Toscana è stato possibile verificare, per la prima volta in Toscana, uno studio scientifico appositamente realizzato per ottenere dati sulla mortalità degli alveari a livello regionale. Ne è risultato un dato di mortalità connessa a più fattori.
La mortalità invernale media è risultata del 21,36% e questo colloca la Toscana su valori di mortalità simili a quelli delle altre regioni del centro Italia.
Nel secondo anno di monitoraggio non sono stati altresì registrati fenomeni di mortalità acuta dovuta a trattamenti da agrofarmaci, sebbene nella cera sia stato possibile comunque evidenziare numerosi principi attivi impiegati in agricoltura (quali pesticidi od antigrittogamici) o in apicoltura per la lotta alla varroa.
In 5 dei 20 apiari oggetto del monitoraggio è stata evidenziata una mortalità superiore alla media regionale; tali fenomeni sono stati messi in rapporto a episodi particolarmente gravi di varroatosi associati a virosi ed alle modalità di gestione delle api.
E’ così emerso il dazio a tutt’oggi pagato dal mondo apistico in termini di alveari morti, dovuto alle difficoltà di contenimento della infestazione di Varroa destructor, parassita che, oltre ad essere endemico, è predisponente nei confronti di altre gravi patologie, quali le virosi.
Oltre ad aver ottenuto dei dati sulla mortalità degli alveari in Toscana, è stato possibile ottenere dei dati in maniera approfondita in ambito territoriale riguardo:
1) alla prevalenza di Nosema apis e di Nosema ceranae ed all’andamento stagionale di quest’ultimo. Questo avvalora la corretta recente interpretazione del Ministero della Salute rispetto a tale patologia (Nota 0017114-P-01/10/2011). La presenza diffusa del Nosema ceranae sul territorio indubbiamente dovrebbe portare ad un logico ridimensionamento di tale patogeno nei confronti dei fenomeni di moria degli alveari;
2) Alla prevalenza dei principali virus nelle api. Per la prima volta sono stati isolati in Toscana i virus IAPV e KBV. In bibliografia il rinvenimento di tali virus è stato spesso associato a fenomeni di mortalità degli alveari. IAPV è stato isolato in 5 diversi apiari ed in 3 di questi è stato verificato un superamento della soglia media di mortalità invernale. KBV è stato riscontrato in 1 solo apiario, in cui peraltro è stata evidenziata una mortalità invernale del 70% degli alveari (e 100% di mortalità annuale). Indubbiamente tali patogeni delle api vanno ancora studiati e capito il loro vero ruolo, soprattutto in associazione tra loro ed alla varroatosi massiva.
3) All’effettivo ruolo delle malattie pestose rispetto ai fenomeni di spopolamento e morte degli alveari. La peste americana ed europea non hanno infatti dimostrato rivestire una importanza rilevante nei confronti delle morie degli alveari; questo probabilmente anche grazie alle conoscenze che gli apicoltori ed i Servizi Veterinari oramai hanno su queste patologie e sulla capicità gestionale nel contenerle.
4) Al monitoraggio ambientale realizzato tramite l’analisi chimica della cera. Si è visto infatti che il monitoraggio sulla cera rappresenta un valido strumento per ottenere interessanti informazioni sullo stato di qualità dell’ambiente. I trattamenti fitosanitari, oltre a determinare la presenza di residui nella cera, potrebbero costituire un pericolo per la salute delle api.
Fortunatamente questo aspetto, almeno per quanto riguarda le manifestazioni di tipo acuto, non è mai stato osservato nello studio qui presentato.
Il problema dei residui di pesticidi nella cera è un argomento da approfondire e continuare ad indagare a tutela dell’apicoltore e, soprattutto, della salute delle api e del consumatore.
È emersa dunque l’importanza della gestione della cera, in quanto può rappresentare un veicolo di sostanze chimiche per l’uomo attraverso il miele.
L’analisi palinologica del polline e il confronto con l’eventuale riscontro di residui di pesticidi nella cera hanno dimostrato come il polline raccolto dalle api possa rappresentare un indicatore indiretto da collegare al potenziale rinvenimento di determinati agrofarmaci nella cera (e quindi probabilmente nel miele) e/o nell’ambiente, nonché un indicatore di potenziale moria delle api dovuta a determinati principi attivi impiegati in agricoltura (sistema di diagnostica integrata alle morie delle api).
In conclusione i piani futuri di monitoraggio dovranno integrarsi non solo tra di loro ma anche tra i diversi settori di competenza: veterinaria, agricola ed ambientale. L’apicoltura rappresenta infatti un ambito in cui è indispensabile mantenere un approccio di integrazione e confronto tra diverse competenze: di carattere sanitario, agronomico ed ambientale. Solo unendo le diverse competenze ed i ruoli di ciascun settore sarà possibile mettere in piedi strategie vincenti ed efficaci.

Ringraziamenti

Si ringraziano i tecnici apistici che hanno realizzato i campionamenti previsti dal progetto APENET presso le aziende apistiche che hanno aderito al monitoraggio: Giorgio Andreozzi (Toscana Miele), Federica Mencherini (AAPT), Paolo Piazza (ARPAT), Nicola Quilici (Toscana Miele), Serena Rocchi (Provincia di Siena) e Mirko Sbragi (AAPT).
Si ringrazia inoltre il Dipartimento dello Sviluppo Economico della Regione Toscana per il finanziamento del progetto APENET-Toscana.
 
Seconda parte dello speciale pubblicato sul numero 9/2012 di Apitalia

Titolo originale del lavoro
\"Il progetto “APENET-Toscana”: considerazioni sui risultati del secondo anno di attività\"
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 2 tot.
Fig. 1
Distribuzione degli apiari afferenti ai quattro moduli toscani: modulo di Firenze (stelle rosse); modulo di Arezzo (stelle azzurre); modulo di Siena (stelle verdi) e modulo di Lucca (stelle gialle).
Fig. 8
Grafico a dispersione tra due variabili (x=percentuale di mortalità; y= percentuale di contenuto proteico del polline).
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 29/10/2012 da Giovanni Formato, Franco Corrias, Giuseppe Ragona, Antonella Cersini, Giusy Cardeti, Flavia Taccori, Ilaria Paladini, Andrea Lombardo, Alice Piazza, Giusy Brocherel, Marcella Milito, Alessandra Giacomelli, Valeria Antognetti, Silvia Puccica, Marco Pietropaoli, Marina Cittadini, Ugo Marchesi, Martina Fortini, Giovanni Ragionieri, Carlo Boselli, Mila Nocentini, Francesco Scholl, Giovanni Brajon
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana
 
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