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 Ambiente
Il progetto “APENET-Toscana”
 
di Giovanni Formato, Franco Corrias, Giuseppe Ragona, Antonella Cersini, Giusy Cardeti, Flavia Taccori, Ilaria Paladini, Andrea Lombardo, Alice Piazza, Giusy Brocherel, Marcella Milito, Alessandra Giacomelli, Valeria Antognetti, Silvia Puccica, Marco Pietropaoli, Marina Cittadini, Ugo Marchesi, Martina Fortini, Giovanni Ragionieri, Carlo Boselli, Mila Nocentini, Francesco Scholl, Giovanni Brajon
 
Un progetto biennale che ha permesso di monitorare lo stato di salute delle api in Toscana. Tante le indicazioni. Vediamone le linee principali
 
Introduzione

La Regione Toscana ha promosso un progetto biennale di monitoraggio sullo stato di salute delle api, che si è integrato con il Piano di Monitoraggio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, denominato APENET. Il progetto è stato coordinato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana (IZSLT) e realizzato in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Siena, l’Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani (ARPAT), l’Associazione Apicoltori Provincie Toscane (AAPT) e Toscana Miele-APA (Associazione Produttori Apistici).
I risultati relativi al primo anno di attività (da giugno 2009 a maggio 2010) sono stati rappresentati in un precedente lavoro (Formato et al, 2010 APOIdea). Di seguito si presentano i risultati del secondo anno di attività (da giugno 2010 ad aprile 2011).

Materiali e metodi

Al fine di poter contribuire alla racconta di informazioni del progetto di monitoraggio nazionale APENET, i protocolli adottati a livello regionale nel progetto APENET-Toscana sono stati gli stessi di quelli previsti dal progetto APENET nazionale.
Nel secondo anno, oltre ai moduli già coinvolti nel primo anno (Firenze, Arezzo e Siena), è stato aggiunto il modulo di Lucca (Fig. 1).
In ogni modulo sono stati individuati 5 apiari, ciascuno costituito da 10 alveari, per un totale di 200 alveari monitorati.
I sopralluoghi negli apiari sono stati effettuati in quattro momenti dell’anno: a inizio estate (giugno), a fine estate (agosto), in autunno (ottobre) ed in primavera (aprile). Durante le visite sono state valutate le caratteristiche geografico-ambientali dei diversi apiari, le capacità gestionali degli apicoltori, la forza degli alveari, eventuali comportamenti anomali delle api, nonché i fenomeni di mortalità o spopolamento a carico degli alveari.
Sono stati anche prelevati campioni di: api adulte, per la ricerca di agenti patogeni (Nosema spp., virus e malattie della covata); cera per la ricerca di residui di pesticidi; polline per analisi palinologiche e del contenuto proteico.

Risultati

1. Mortalità degli alveari nel 2° anno di monitoraggio
La mortalità degli alveari può essere espressa come “mortalità cumulativa annuale”, intesa come quantità di alveari morti nel corso dell’intero anno, oppure come “mortalità invernale”, intesa come quantità di alveari morti tra il 1° Ottobre di un anno ed il 1° Aprile dell’anno successivo.


1.1 Mortalità cumulativa annuale
In Figura 2 è riportato graficamente l’andamento della mortalità media registrata in Toscana nel corso dell’intero anno di monitoraggio.
In autunno la mortalità è risultata pari al 4% a cui si è aggiunto un altro 20,34% nel periodo invernale (Fig. 2). Complessivamente la mortalità rilevata nel secondo anno di monitoraggio è stata pari a 24,34% (Fig. 2).
Com’è noto la mortalità è risultata più elevata nel periodo invernale; non a caso viene anche espressa come “mortalità invernale” (vedi punto 1.2).

1.2 Mortalità invernale
La mortalità invernale è il dato impiegato a livello internazionale per raccogliere in maniera standardizzata le informazioni relative alle perdite “invernali” degli alveari. In tal modo è possibile confrontare i valori di mortalità invernale registrati tra diversi apiari anche al fine di verificare se il fenomeno rientra in condizioni di normalità oppure acquisisce un significato patologico.
La mortalità invernale riscontrata in Toscana nei diversi moduli è riportata in Figura 3. Il modulo in cui è stata accertata la maggior mortalità è stato quello di Arezzo.
Calcolando invece la mortalità invernale media di alveari in Toscana (cioè la media dei valori di mortalità invernale), si ottiene un dato pari al 21,36%.
Nella Figura 4, si riporta in dettaglio la mortalità registrata suddivisa per apiario, con valori che variano dal 100% nell’apiario 2 del Modulo di Lucca a valori pari allo 0% in sei apiari (uno nel Modulo di Firenze, due in quello di Siena e tre in quello di Lucca). Per quanto riguarda le cause di mortalità, sono state sempre esclusi problemi da avvelenamento acuto dovuti all’esposizione ad agrofarmaci. Nell’unico apiario dove è stato registrato il 100% di mortalità degli alveari (apiario 2 del modulo di Lucca - Figura 4) la causa è stata ricondotta a varroatosi massiva.


2. Virosi
La ricerca dei principali virus delle api, diagnosticati mediante Retro-Transcriptasi Polymerase Chain Reaction End Point (RT-PCR) ha confermato la presenza di tali patogeni in tutti gli apiari oggetto del monitoraggio ed i risultati relativi alle positività rinvenute nel corso della stagione apistica in ciascun modulo sono riportate in Tabella 1.
I virus di più frequente riscontro in Toscana sono stati quelli dell’ala deforme (Deformed Wing Virus, DWV - 68,9%) e della covata a sacco (Sacbrood Virus, SBV - 51,4%); seguiti dal virus della paralisi paralisi cronica (Chronic Bee Paralysis Virus, CBPV - 27,9%), dal virus della paralisi acuta (Acute Bee Paralysis Virus, ABPV - 27%) e dal virus della cella reale nera (Black Queen Cell Virus, BQCV - 22%). Sono anche stati rilevati, per la prima volta in Toscana, il virus della paralisi acuta israeliana (Israelian Acute Paralysis Virus, IAPV - 2,4%) ed il virus Kashmir (Kashmir Bee Virus, KBV - 0,8%) (Figura 5 e Tabella 1).
Dall’analisi della stagionalità presentata dalle singole virosi (figura 6), si nota che alla ripresa primaverile sono fortemente rappresentati il DWV (59,64%) ed il SBV (50,87%), mentre i virus CBPV, BQCV e ABPV si attestano su valori che vanno dal 22,8 al 24,56%.
Da maggio a luglio, periodo di maggior popolosità delle famiglie e di intensa attività bottinatrice delle api adulte, i virus a più alta prevalenza sono risultati sempre il DWV (65.45%) e il SBV (56,36%), mentre l’ABPV, il CBPV e il BQCV si sono mantenuti su valori di prevalenza compresa tra il 20 e il 29,09%.
Alla fine della stagione estiva si nota un’aumento della prevalenza sia del DWV che dell’SBV (pari rispettivamente a 79,06 e a 67,44%), mentre l’ABPV, il BQCV e il CBPV continuano ad attestarsi su valori che vanno dal 20,93 al 27,9%.
Nella stagione autunnale, periodo di invernamento degli alveari, si nota come il DWV raggiunge i suoi valori massimi di prevalenza (89,74%); si assiste anche a un aumento netto della prevalenza dei virus delle paralisi delle api (ABPV: 51,28%; CBPV: 46,5%), mentre sia il BQCV (7,69%) che il SBV (28,2%) mostrano un calo della percentuale di campioni positivi.
IAPV e KBV, virus estremamente rari in Italia e tristemente noti per la loro patogenicità sulle api, sono stati entrambi rinvenuti, sebbene con una prevalenza inferiore al 7,27% per lo IAPV e del 1,81% del KBV.

3. Nosemiasi
Durante il secondo anno di monitoraggio sono stati analizzati 536 campioni di api adulte per la ricerca di Nosema spp..
I campioni positivi per Nosema ceranae sono risultati pari al 40,11% del totale dei campioni analizzati. Non sono mai stati rinvenuti campioni positivi per Nosema apis.
Nel corso dei sopralluoghi in apiario non è mai stata segnalata sintomatologia riferibile né a N. cerane né a N. apis.
La Tabella 2 riporta le percentuali di campioni positivi alla PCR per ogni campionamento durante il secondo anno del progetto. La prevalenza su distribuzione stagionale di N. ceranae (riportata in Figura 7) evidenzia il picco di infestazione nel periodo primaverile.

4. Varroatosi
L’infestazione massiva1 da Varroa destructor è stata segnalata 21 volte: 14 nel modulo di Firenze (in 2 occasioni associata a manifestazioni cliniche delle virosi) e 7 nel modulo di Siena (in 2 occasioni con sintomatologie riferibili a virosi).
In particolare le segnalazioni sono state così ripartite nel corso dell’anno: 2 a giugno, 13 durante le visite effettuate a fine agosto-inizio settembre e 3 rispettivamente per ciacuno degli ultimi due sopralluoghi.

5. Peste americana ed europea
Non sono stati segnalati focolai di Peste Americana né di Peste Europea.

6. Altre patologie
In un apiario del modulo di Siena è stata rinvenuta nel mese di settembre del 2010 una segnalazione di covata calcificata.

7. Residui di pesticidi
In Tabella 3 si riportano le caratteristiche dei residui di pesticidi riscontrati in concentrazioni superiori al limite di rivelabilità del metodo (LOD) nei 71 campioni di cera di opercolo analizzati.
In Tabella 4 è riportata invece la frequenza di rilevazioni superiori al LOD e l’intervallo di concentrazione per le diverse molecole rinvenute.
Il Kresoxim-metile è stata rinvenuto a una concentrazione superiore al LOD nel modulo di Firenze (Apiario 1 nel marzo 2011), nel modulo di Arezzo (apiari 3 e 5 nel marzo 2010) e nel modulo di Siena (apiari 2 e 5 nel marzo 2010; apiario 3 nel giugno 2010; apiario 4 nel novembre 2010).
Il Clorfenvinfos è stata rinvenuto a una concentrazione superiore al LOD nel modulo di Arezzo (apiario 3 sia a settembre che a novembre 2010) e nel modulo di Siena (apiario 5 nel giugno 2010).
Il Coumaphos è stata rinvenuto a una concentrazione superiore al LOD nel modulo di Arezzo (apiario 4 sia nel settembre che nel novembre 2010) e nel modulo di Lucca (apiario 2 nel settembre 2010).
L’Endosulfan solfato è stata rinvenuto a una concentrazione superiore al LOD nel modulo di Arezzo a giugno 2010 (apiario 4).
La Bifentrina è stato rinvenuto a una concentrazione superiore al LOD nel modulo di Lucca a settembre 2010 (apiario 5).
Il Procimidone è stato rinvenuto a una concentrazione superiore al LOD nel modulo di Lucca a marzo 2011 (apiario 1).
Fra i fungicidi è emersa la prevalenza del Kresoxim-metile (10%). A tale molecola è stata associata la possibilità di effetti cancerogeni, è altamente tossico per gli organismi acquatici; può infatti provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico. È un fungicida ad ampio spettro d'azione per la difesa di melo, pero, vite, vivai di rosa e quercia, cucurbitacee oltre che in piante ornamentali. Risulta selettivo per api e artropodi utili, anche dalla bibliografia disponibile non è dimostrata una elevata tossicità di questo principio attivo per le api (Tesoriero D. et al., Bullettin of Insectology 56 (1) 169-171, 2003).
La prevalenza del Procimidone, fungicida distruttore endocrino, è risultata del 1,5%. Il prodotto é classificato non pericoloso ai sensi del DPR 223/88 e del DM 258/90. La molecola viene utilizzata in agricoltura per il controllo di alcune patologie fungine quali la Botrite, le Monilie, le Sclerotinie e l’Alternaria. Viene impiegato su numerose specie arboree quali mandorlo, albicocco, pesco, susino, pero, actinidia, nocciolo, vite oltre che su ortive e piante industriali.
Fra gli insetticidi a parziale azione acaricida è emersa la prevalenza della Bifentrina (1,5%). La molecola appartenente alla famiglia dei piretroidi è dotata di elevata tossicità per l’ambiente acquatico, dove può causare a lungo termine effetti avversi per l’ambiente acquatico. Viene utilizzato per la lotta alle mosche, zanzare, vespe, scarafaggi, formiche, blatte, ragni, pulci e degli acari, viene utilizzato anche nelle aree verdi principalmente per il controllo delle zanzare.
La prevalenza dell’Endosulfan-solfato (endosulfano) è risultata del 1,5%. L’Endosulfan è un insetticida altamente neurotossico appartenente alla classe degli organoclorurati, fortemente persistente nell’ambiente.
La bibliografia disponibile evidenzia la sua pericolosità per la salute e il benessere di persone che vivono nelle vicinanze delle zone trattate. Si sospetta che l’Endosulfan interferisca col sistema endocrino e che l'esposizione a bassi dosaggi del feto sia collegata ad autismo ed a danni al sistema riproduttivo. E’ un acaricida tossico per un’ampia varietà di insetti e di acari che agisce per contatto. Anche se l'endosulfano può anche essere usato come preservativo di legno, è usato soprattutto su un'ampia varietà di raccolte per uso alimentare compreso tè, caffè, frutta e le verdure, riso, cereali, mais, sorgo, o altre granaglie. L’impiego di tale insetticida è bandito in quasi tutto il pianeta ad eccezione dell’India e qualche altro Stato.
Clorfenvinfos e cumafos, prodotti potenzialmente utilizzati in apicoltura, ma non registrati per le api, hanno mostrato una prevalenza relativamente elevata, entrambi del 5%. Il primo risulta avere una tossicità pari a LD50 = 0,55 μg/ape (PPDB Pesticide properties database, www.herts. ac.uk/aeru/projects/ppdb/index.htm); non ci sono dati disponibili relativi alla tossicità nelle api per quanto concerne il cumafos. Entrambi sono insetticidi acaricidi appartenente al gruppo degli organofosforati. Per gli usi agricoli tali molecole sono state bandite in UE. In Italia, il Perizin (farmaco veterinario a base di coumaphos registrato per le api), dal 2008 non è più in commercio in Italia (Decreto Ministero della Salute n. 71 del 23/10/2008).

8. Analisi palinologiche
Seguono i risultati della analisi palinologica dei pollini campionati da giugno 2010 ad aprile 2011, suddivisi per i diversi moduli.
Nelle Tabella 5, 6, 7 e 8 sono riportate le specie botaniche individuate con maggior frequenza dai campioni di polline. Quando sono stati rinvenuti dalla cera residui di agrofarmaci, in tabella sono stati riportate tutte le specie identifabili dal polline (inclusi i pollini rari) per cercare di mettere in relazione i diversi agrofarmaci impiegati nell’ambiente con i pollini che potevano essere isolati dagli alveari. Le specie vegetali che sono risultate essere associate a trattamento con agrofarmaci sono state sottolineate.
In allegato sono riportate le tavole fotografiche dei pollini rinvenuti.

MODULO 1 - FIRENZE
Pollini maggiormente riscontrati:
per il 2010 sono stati: Prunus, Cruciferae, Castanea, Labiatae forma M ed L, Chenopodiaceae, Ericaceae, Palmae, Leguminose, Helianthus annuus (Girasole), Quercus, Eucalyptus.
Per il 2011: Prunus, Cruciferae, Castanea, Trifolium, Quercus, Fraxinus, Ailanthus, Ericaceae ed Oleaceae.
Nel complesso si osserva che Prunus (fruttiferi), Cruciferae, Castanea, Quercus ed Ericaceae si riscontrano ripetutamente nell’arco del biennio.
Pollini riscontrati di specie vegetali ritenute possibili indicatrici di fenomeni di avvelenamento: come si evince dalla Tabella 5 in questo caso i pollini maggiormente riscontrati sono stati Prunus (fruttiferi), Cruciferae, Quercus ilex, seguiti da Oleaceae, Zea mais e Girasole.
In particolare:
a) riscontrati pollini di Zea mays nell’apiario n. 4-settembre 2010, pollini di Helianthus annuus (girasole) negli apiari 2 - settembre 2010, 3 - marzo e settembre 2010.
b) nella cera dell’apiario 1, nel periodo marzo-aprile 2011, è stata rilevata la presenza di Kresoxim-metile; nello stesso i pollini rilevati sono stati rilevati Cruciferae, Prunus ed Ericaceae, Compositae f S, Quercus ilex, Fraxinus. Tra questi Prunus e Quercus ilex rientrano nello spettro d’azione del Kresoxim metile.

MODULO 2 - AREZZO
Pollini maggiormente riscontrati:
per il 2010 sono stati: Hedera, Trifolium, Prunus (fruttiferi), Castanea, Cruciferae, Compositae, Rosaceae, Helianthus annuus (girasole).
Per 2011 non ci sono campionamenti.
Nel complesso non si osservano specie che si riscontrano ripetutamente nell’arco del biennio.
Pollini riscontrati di specie vegetali ritenute possibili indicatrici di fenomeni di avvelenamento:
come si evince dalla Tabella 6 in questo caso i pollini maggiormente riscontrati sono stati: Prunus (fruttiferi) e Cruciferae, Heliamthus annuus (girasole), Aesculus hyppocastanum.
In particolare:
a) presenza di Helianthus annuus (girasole) in apiario 1 - giugno 2010, apiario 2 - aprile 2010, apiario 4 - luglio 2010, apiario5 - aprile 2010.
b) nella cera dell’apiario 5, nel periodo luglio 2010, è stata rilevata la presenza di Aesculus hyppocastanum; tale specie si è visto che può essere responsabile di avvelenamento delle api, quando il raccolto è monoflorale. A sostegno di tale tesi vi sono però dei pareri discordanti.
c) nella cera degli apiari 3 e 5, nel periodo marzo 2010, è stata rilevata la presenza di Kresoxim metile; nello stesso il campionamento dei pollini non è stato effettuato.
Nella cera dell’apiario 4, nel periodo giugno 2010, è stata rilevata la presenza di Endosulfan solfato; nello stesso il campionamento dei pollini non è stato effettuato.
Tuttavia alcuni pollini di piante che rientrano nello spettro d’azione del kresozim metile (Fruttiferi, Rosaceae, Quercus) e dell’endosulfan solfato (Fruttiferi, Graminaceae) sono presenti nelle osservazioni eseguite sui campioni pervenuti nei mesi successivi (sottolineati in Tabella 6).


MODULO 3 - LUCCA
Pollini maggiormente riscontrati:
per il 2010 sono stati: Hedera, Compositae, Liliaceae, Castanea, Aesculus hyppocastanum.
Per il 2011: Ericaceae, Fraxinus e Laurus.
Pollini riscontrati di specie vegetali ritenute possibili indicatrici di fenomeni di avvelenamento:
come si evince dalla Tabella 7 sottostante in questo caso i pollini maggiormente riscontrati sono stati: nel 2010 Helianthus annuus (Girasole), Zea mais, Umbelliferae ed Oleaceae; nel 2011 Prunus e Pyrus.
In particolare:
a) presenza di Zea mais in apiario 1 - settembre 2010, presenza di Helianthus annuus in apiari 3 (marzo 2011) e 5 (aprile 2011);
b) nella cera dell’apiario 1, nel periodo marzo-aprile 2011, è stata rilevata la presenza di Procimidone; nello stesso i pollini rilevati sono stati Prunus, Pyrus (fruttiferi), Graminaceae, Fraxinus, Ericaceae.
Tra questi i fruttiferi come Prunus e Pyrus rientrano nello spettro d’azione del procimidone, così come potrebbero rientrarci anche i pollini di Umbelliferae riscontrati nello stesso apiario nel mese di settembre 2010.
c) nella cera dell’apiario 5, nel periodo settembre 2010, è stata rilevata la presenza di Bifentrina; nello stesso i pollini rilevati sono stati Liliaceae, Hedera, Castanea, Labiatae forma M, Compositae forma J.
La bifentrina è usata contro insetti ed acari nelle aree verdi.


MODULO 4 - SIENA
Pollini maggiormente riscontrati nei 5 apiari presi in considerazione:
per il 2010 sono stati: Hedera, Hedysarum, Umbellliferae, Trifolium, Labiatae forma M, Salix, Fraxinus, Chenopodiaceae.
Per 2011 non ci sono campionamenti.
Nel complesso non si osservano specie che si riscontrano ripetutamente nell’arco del biennio.
Pollini riscontrati di specie vegetali ritenute possibili indicatrici di fenomeni di avvelenamento:
come si evince dalla tabella sottostante in questo caso i pollini maggiormente riscontrati sono stati: Prunus, Pyrus, Malus (fruttiferi), Cruciferae, Graminaceae, Helianthus annuus (girasole) e Zea mais.
In particolare:
a) presenza di Zea mais in apiario 3 (giugno 2010), apiario 4 (agosto 2010). Presenza di Helianthus annuus (girasole) in apiario 1 (aprile e agosto 2010), apiario 3 (settembre 2010), apiario 4 (agosto 2010);
b) nella cera degli apiari 2 e 5, nel periodo marzo 2010, è stata rilevata la presenza di Kresoxim metile; negli stessi il campionamento dei pollini nello stesso mese non è stato effettuato.
Presenti pollini di fruttiferi (Prunus e Pyrus), rientranti nello spettro d’azione del kresozim metile, nel mese successivo (aprile 2010) nell’apiario 2;
c) nella cera dell’apiario 3, nel periodo giugno 2010, è stata rilevata la presenza di Kresoxim metile; nello stesso periodo i pollini riscontrati sono stati Hedysarum e Zea mais. Nessuno di questi due pollini riscontrati sembra essere lo spettro d’azione del kresoxim metile. Pollini di Prunus e di Quercus, rientranti nello spettro d’azione del kresozim metile, si presentano invece, sempre nell’apiario 3, nel mese di marzo 2010.
d) nella cera dell’apiario 4, nel periodo novembre 2010, è stata rilevata la presenza di Kresoxim metile; nello stesso il campionamento dei pollini non è stato effettuato e nei mesi successivi non si osservano presenze di pollini rientranti nello spettro d’azione della molecola.

9. Analisi del contenuto proteico nel polline
L’analisi del contenuto proteico nel polline ha confermato la buona qualità di questa matrice utilizzata dalle api per il nutrimento. I valori riportati in Tabella 9 mostrano come la percentuale di proteine è più elevata nel periodo estivo per poi diminuire nel corso dell’anno; i valori più bassi sono stati riscontrati nel periodo post-invernale, quando le sorgenti pollinifere sono presenti in minore quantità.
Il valore più elevato è stato rilevato nel mese di giugno 2010 nell’apiario 2 del Modulo di Siena, il cui polline conteneva il 24,10% di proteine; il valore più basso (12,60%) è stato riscontrato nel mese di marzo 2011 nell’apiario 5 del Modulo di Firenze.

Considerazioni

1. Mortalità invernale e patologie riscontrate in apiario
I valori di mortalità invernale descritti in letteratura e riferibili alle regioni del centro Italia sono per gli anni 2008-2009: 11% per l’Abruzzo, 15% per le Marche e 23% per il Lazio (Mutinelli et al, 2010). Con il presente studio, per la prima volta, vengono presentati i dati relativi alla mortalità media (annuale ed invernale) in Toscana. Con una mortalità invernale media pari al 21,06%, la Toscana dunque si pone con valori di mortalità allineati a quelli delle altre regioni del centro Italia.
E’ tuttavia da sottolineare la presenza di episodi dimortalità anomala (dal 44% al 100%) in 5 dei 20 apiari monitorati.

2. Virosi
Per la prima volta sono stati isolati in Toscana due virus particolarmente aggressivi per le api e chiamati in causa per spiegare fenomeni di mortalità e spopolamento degli alveari: il virus della paralisi acuta israeliana (IAPV) ed il virus Kashmir (KBV).
Inoltre, è stato possibile studiare per la prima volta in maniera sistematica la prevalenza dei principali virus delle api in Toscana.
Il virus dell’ala deforme (DWV), insieme al virus della covata a sacco (SBV) e ai virus delle paralisi (acuta: ABPV; cronica: CBPV), sono risultati essere i virus più presenti in Toscana.
Ipotizzando una suddivisione della stagione apistica secondo lo schema riportato in Tabella 10, in cui la prevalenza virale è messa a confronto con l’economia dell’alveare, gli stress ambientali e l’andamento della varroatosi, è possibile effettuare diverse considerazioni: il virus DWV sembrerebbe dimostrare una prevalenza direttamente proporzionale alla crescita della popolazione di varroa e ad un rapporto api adulte/covata a favore delle api adulte; il virus SBV, invece, sembra dimostrare un andamento direttamente proporzionale alla quantità di covata presente nell’alveare; infine i virus delle paralisi delle api sembrano avere il sopravvento quando il rapporto api adulte/covata è sbilanciato verso le api adulte e si ha una concreta possibilità di avere covata fortemente infestata da varroa.
Infine, va sottolineato che l’ABPV, il CBPV ed il KBV giocano un ruolo fondamentale nel determinare la mortalità invernale delle famiglie. In effetti, esistono numerosi studi in letteratura in cui è stata dimostrata la correlazione tra la mortalità invernale riscontrata negli alveari con elevata prevalenza autunnale di ABPV e CBPV ed elevato tasso di infestazione da V. destructor nell’estate-autunno precedente (E. Generch et M. Aubert, Vet. Res. 41:54; 2010; DOI: 10.1051/ vetres/2010027).

3. Nosemiasi
Il 40 % dei campioni di api adulte analizzate sono risultate essere positive al N. ceranae. Ancora una volta è stata quindi confermata l’ampia diffusione di questo microsporidio sul territorio regionale.
Inoltre, grazie al monitoraggio, è stato possibile verificare l’andamento stagionale di questo patogeno: è fortemente presente in primavera, per poi diminuire gradualmente fino all’autunno. N. apis, invece, non è mai stato rinvenuto.
Questo avvalora la corretta interpretazione data dal Ministero della Salute rispetto alla nosemiasi (Nota 0017114-P-01/10/2011), andando a considerare in maniera completamente differente le azioni di contenimento delle rispettive patologie dovute ai due diversi agenti patogeni: N. apis o N. ceranae.

4. Varroatosi
La presenza di infestazioni massive da parte di V. destructor negli apiari soggetti a monitoraggio è stata evidenziata più volte nel corso delle visite in apiario e, sebbene non siano state incluse nel progetto analisi per valutare i livelli di infestazione da varroa delle colonie delle api, la difficoltà di contenimento di questo parassita è dimostrata dal ricorso a sostanze acaricide illegali o impiegate in maniera non appropriata nel tentativo di debellare gli alveari dall’infestazione.
Varroa destructor è stata segnalata in modo massivo, soprattutto nel mese di settembre, in quasi tutti gli apiari dei diversi moduli a dimostrazione dell’elevata diffusione sul territorio del parassita e della difficoltà nell’applicare misure di controllo della malattia con rimedi terapeutici adeguati.

5. Peste americana ed europea
Negli apiari soggetti a monitoraggio non è stato possibile chiamare in causa la peste americana o la peste europea per spiegare apprezzabili fenomeni di moria degli alveari in grado di superare i valori di rimonta fisiologica. Come infatti è noto, questo può avvenire solo lì dove vengono commessi gravi errori gestionali (come ad esempio l’inappropriata gestione degli alveari e del materiale apistico infetto) da parte dell’apicoltore.

6. Altre patologie
Come per la peste americana ed europea, anche la covata calcificata risulta essere una patologia che, in caso di normale gestione delle api secondo le buone pratiche apistiche, non è in grado di esprimersi sotto manifestazioni di prevalenza ed aggressività tali da arrecare danni alla salute delle api in maniera rilevante.

7. Residui di pesticidi
Nel secondo anno di monitoraggio non sono stati registrati casi di avvelenamento acuto o cronico. Non a caso lo studio è coinciso con un provvedimento di sospensione cautelativa dell'autorizzazione di impiego di diversi prodotti (Clothianidin, Thiamethoxan, Imidacloprid e Fipronil) per la concia delle sementi, iniziato nel settembre 2008 (Decreto Dirigenziale del 17 settembre 2008 G.U. n. 149 del 20-09-2008) e successivamente prorogato dal Ministero della Salute (DGSAN, Decreto Dirigenziale del 26 gennaio 2009 e succ.). Dai campioni di cera di opercolo analizzati sono stati tuttavia rinvenuti in alcuni casi residui di acaricidi utilizzati per la lotta alla Varroatosi e residui di prodotti fitosanitari (fungicidi e insetticidi). I residui di pesticidi nella cera non sono soggetti a limiti normativi nella Comunità Europea, al contrario del miele (Regolamento EU n.37/2010 e 396/2005). Nei disciplinari di produzione dell'apicoltura biologica invece è previsto un limite di presenza di residui di acaricidi nei prodotti dell’alveare, inclusa la cera (Tabella 11).
La vigilanza sulla presenza dei residui farmacologici sul miele viene effettuata attraverso il Piano Nazionale Residui (PNR) che in alcune regioni, come in Toscana a partire dal 2007, per dare maggiori garanzie può essere integrato da un Extra Piano che in Toscana è stato effettuato su campioni di miele di favo. Per quanto riguarda il Piano Regionale Residui toscano, mentre nel 2009 i 78 campioni di miele di favo sono risultati sempre negativi, nel 2010, 2 campioni sono risultati non conformi per residui di antibiotici: uno per tetraciclina e uno per ossitetraciclina e tetraciclina. In entrambi gli anni non sono mai stati rilevati residui di prodotti acaricidi. Per quanto riguarda la presenza dei residui di pesticidi nella cera, non è facile stabilirne l'origine per diversi motivi fra i quali la lipofilia e difficile degradabilità delle molecole o loro metaboliti nella cera, composta essenzialmente da lipidi e dotata di caratteristiche di inerzia chimica. Si favorisce in questo modo l’accumulo di residui nella cera anno dopo anno e, come diretta conseguenza, la possibile contaminazione di altri prodotti dell’alveare (come il miele e la propoli).
Gli apicoltori spesso utilizzano come fogli cerei quelli prodotti da ditte specializzate a partire da vecchi telaini. Le api iniziano a lavorare e a produrre nuova cera e per questo non si può con certezza stabilire la provenienza dell'eventuale residuo rilevato, se non viene distinta la cera delle fondamenta (foglio cereo) da quella nuova, prodotta dall'alveare.
Il dato rilevato è tuttavia molto utile perché l’esposizione cronica di piccole quantità di pesticidi o acaricidi presenti nella cera possono causare effetti letali nelle api sia nella fase larvale che nella fase adulta e provocare alterazioni a livello di apparato riproduttivo nell’ape regina.
Il problema dei residui di pesticidi nella cera è un argomento da approfondire e continuare ad indagare a tutela dell’apicoltore e, soprattutto, della salute delle api e del consumatore, e può essere integrato dal controllo nel polline che può rappresentare un indicatore dello stato di contaminazione ambientale.



Fine prima parte
 
1. Con tale terminologia si è deciso definire i quadri clinici in cui i parassiti venivano rinvenuti ad occhio nudo sulle api adulte.
 
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Fig. 1
Distribuzione degli apiari afferenti ai quattro moduli toscani: modulo di Firenze (stelle rosse); modulo di Arezzo (stelle azzurre); modulo di Siena (stelle verdi) e modulo di Lucca (stelle gialle).
Fig. 2
Mortalità riscontrata in Toscana.
Fig. 3
Mortalità invernale evidenziata nei singoli moduli toscani. La linea rossa rappresenta il valore di mortalità invernale media registrata in Toscana.
Fig. 4
Mortalità invernale evidenziata nel 2° anno di monitoraggio nei singoli apiari.
Fig. 5
Prevalenza dei virus delle api riscontrata in Toscana al termine del 2° anno di monitoraggio.
Tabella 1
Positività ai virus delle api nei diversi moduli nel corso della stagione apistica (dato espresso come: n° campioni positivi/totale dei campioni esaminati).
Figura 6
Andamento stagionale della prevalenza delle virosi in Toscana.
Tabella 2
Prevalenza del Nosema ceranae registrata nei diversi moduli.
Figura 7
Andamento stagionale della prevalenza di Nosema ceranae (secondo anno di monitoraggio).
Tabella 3
Caratteristiche dei residui dei pesticidi: classe di appartenenza, campo di applicazione, stato legale per uso in agricoltura, limite di rivelabilità (LOD) e di quantificazione (LOQ).
Tabella 4
Residui di pesticidi nei campioni di cera: frequenza di positività ed intervallo di concentrazione.
Tabella 5
Risultati delle analisi palinologiche nel Modulo 1 (Firenze) suddivisi per apiario e per il mese di prelievo.
Tabella 6
Risultati delle analisi palinologiche nel Modulo 2 (Arezzo) suddivisi per apiario e per il mese di prelievo.
Tabella 7
Risultati delle analisi palinologiche nel Modulo 3 (Lucca) suddivisi per apiario e per il mese di prelievo.
Tabella 8
Risultati delle analisi palinologiche nel Modulo 4 (Siena) suddivisi per apiario e per il mese di prelievo.
Tabella 9
Media dei valori di contenuto proteico (espresso in percentuale) nei singoli moduli per periodo di campionamento.
Tabella 10
Stagione apistica suddivisa considerando la crescita degli alveari e di Varroa destructor, gli stress ambientali ed i virus prevalenti evidenziati con lo studio.
Tabella 11
Limiti critici residuali ammessi nei prodotti dell’alveare nell’ambito della produzione biologica.
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 26/09/2012 da Giovanni Formato, Franco Corrias, Giuseppe Ragona, Antonella Cersini, Giusy Cardeti, Flavia Taccori, Ilaria Paladini, Andrea Lombardo, Alice Piazza, Giusy Brocherel, Marcella Milito, Alessandra Giacomelli, Valeria Antognetti, Silvia Puccica, Marco Pietropaoli, Marina Cittadini, Ugo Marchesi, Martina Fortini, Giovanni Ragionieri, Carlo Boselli, Mila Nocentini, Francesco Scholl, Giovanni Brajon
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana
 
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