Un'esclusiva per i lettori di Apitalia Online
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
[Indice degli speciali online]
 
 Scrivi il tuo commento a questo articolo!
 4 commenti disponibili  [Leggi commenti]    [Scrivi commento]
 
 L'opinione
Un po’ di chiarezza sul «sano e buono» acido ossalico
 
di Luca Manfredini
 
Come apicoltore professionista attento alla qualità del prodotto, vorrei tanto che qualche ricercatore super partes, serio e credibile, (mi rivolgo soprattutto a Istituzioni ed Enti preposti) fugasse i miei dubbi a proposito dell’uso della tanto decantata molecola di acido ossalico.
 
Chiunque fa uso esclusivamente di timolo e acido ossalico (se ancora qualcuno c’è...) per la cura dei propri alveari, sa perfettamente che a causa della loro scarsa efficacia è necessario intervenire ripetutamente e, nel caso specifico dell’acido ossalico sublimato, non è possibile garantire la sopravvivenza delle famiglie di api con meno di 7 trattamenti l’anno (c’è chi è arrivato fino a 12 !!).
Ora, ammesso e non concesso, che l’operatore al momento dei trattamenti sia munito di appositi ripari (tute monouso, maschere antigas, guanti...), è da escludere che nelle visite successive, dovendo operare all’interno dell’arnia, l’apicoltore si protegga alla stessa maniera. Esistono prove documentate che dimostrano quanto i monocristalli di acido ossalico, depositatisi all’interno dell’alveare, siano volatili e pericolosi anche a distanza di un mese dal trattamento.
Chiedo:
dopo aver vaporizzato un totale di 15- 25 grammi di acido ossalico ogni alveare l’anno, quali sono i rischi da temere per l’apicoltore? Si parla di un prodotto altamente tossico, le tabelle sulla tossicità parlano chiaro. Dobbiamo aspettarci tra alcuni anni un esercito di apicoltori colpiti da malattie professionali? Se dopo mesi dalla sublimazione di acido ossalico abbiamo ancora rischi e residui così rilevanti, siamo certi che alla posa dei melari non si verifichi nel miele una forte deriva di tale molecola? Mi risulta che gli unici studi residuali siano relativi ad un solo trattamento all’anno con acido ossalico gocciolato. Forse non si vuole indagare oltre per non rilevare tossicità pericolose nel miele?
Stiamo parlando di microcristalli depositati dalla sublimazione di 15-25 grammi di acido ossalico, una quantità enorme!
Vorrei ricordare infine che l’acido ossalico utilizzato comunemente in apicoltura (anche biologica) è ottenuto con procedimento di sintesi chimica; il regolamento biologico non vieta l’uso di molecole di sintesi? (stessa cosa per il timolo, non certo estratto dalla pianta del timo).
Col grande dubbio di essermi sbagliato nelle mie considerazioni chiedo fortemente, e credo a nome di molti, risposte chiare e documentate.
Non condanniamo certa chimica a favore di altra chimica.
 
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 1 tot.

 
 Scrivi il tuo commento a questo articolo!
 4 commenti disponibili  [Leggi commenti]    [Scrivi commento]
 
© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 18/04/2008 da Luca Manfredini
 
 COMMENTI A QUESTO ARTICOLO: 4 tot. [Leggi i commenti]
Inserisci il tuo commento personale all'articolo [regolamento]:
Il tuo nome
La tua email
Il tuo messaggio
Privacy Ho letto e compreso le note relative alla privacy
Ho letto e compreso il regolamento dei commenti
 
[Torna ad inizio pagina]