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 L'opinione
L'Alveare? Uno scrigno di tesori
 
di Mirko Cipriani
 
Ritengo di dover imparare molto dalle api, avendo una parte dei miei simili rinunciato a migliorare le proprie percezioni, ad accettare e adeguarsi alla natura, per migliorare una tecnologia i cui vantaggi vanno pagati a caro prezzo. Cerco di trasmettere a chi si avvicina alle api di “trattare” l’alveare con religiosità, sentendosi in Chiesa o in un luogo sacro ogni volta che si solleva un coprifavo. L’alveare non è una fabbrica da cui trarre reddito ma uno scrigno ricolmo di tesori
 
Il Piceno è un territorio tra l’Adriatico e l’Appennino. In una sessantina di chilometri si passa dalle spiagge ai 2476 metri del Monte Vettore, con diversi microclimi e fioriture graduali e distinte che permettono di produrre, nello stesso periodo, mieli con aromi diversi in postazioni relativamente vicine. Il miele qui è come le “calate”, i modi di pronunciare il dialetto, che lo caratterizza di paese in paese. Le colture principali sono, nella zona, a ridosso del mare e delle colline dolci che giovano degli influssi dell’Adriatico, laddove i campi non sono stati ancora convertiti a spazio per capannoni industriali. Difatti, dagli anni ‘70 industria, artigianato e commercio sono stati i settori di principale occupazione, relegando l’agricoltura a un ruolo marginale, e l’apicoltura a un ruolo ancora più mesto. In definitiva, una sorta di passatempo per pensionati o un dopolavoro operaio, tanto che fino a qualche anno fa le aziende apistiche nelle provincie di Ascoli Piceno e Fermo risultavano essere solo 4, a fronte di un esercito di hobbisti sparsi in ogni comune costiero o dell’entroterra.
Con la crisi dell’industria e il relativo ridimensionamento di commercio e artigianato anche qui si sono riscoperti i vecchi mestieri. Diversi apicoltori hobbisti, poi, hanno potuto incrementare risorse, in termini di tempo e cura, da destinare all’apiario riuscendo a gestire un numero maggiore di arnie; altre persone, che si sono trovate a fronteggiare la mancanza di un impiego, hanno pensato di iniziare a dedicarsi all’apicoltura.
Viste queste esigenze, ho pensato di attuare un progetto pensato qualche anno fa con Antonio D’Angeli, di Etica e Solidareietà onlus/Anai Lazio, che prevedeva di formare apicoltori nel Piceno.
Le prime persone cui mi sono rivolto sono state Lorenzo Paolini, apicoltore professionista convinto che la formazione di apicoltori coscienziosi sia utile a tutto il comparto e Domenico Stipa, il Presidente del Consorzio Apistico Provinciale Obbligatorio. Entrambi hanno accettato con entusiasmo, contribuendo alla stesura del calendario e alla scelta degli argomenti da trattare. A loro si sono aggiunti Mauro Di Bernardino, erborista spagirico, del vicino Abruzzo; la dottoressa Maria Assunta Stefano, dell’Ente agro-chimico regionale, l’ASSAM, e due aziende apistiche locali.
L’indicazione sulla scelta della sede mi è venuta da un articolo comparso sulle pagine di Apitalia qualche anno fa, articolo in cui si parlava di araldica.
Nell’articolo compariva il gonfalone del comune di Acquasanta Terme, dove San Giovanni Battista ha nella mano sinistra un favo naturale, simbolo dell’armonia della natura. Acquasanta Terme è il primo comune montano della via Salaria, una delle principali arterie stradali del Piceno, che collega Porto d’Ascoli, sull’Adriatico, a Roma.
Il Sindaco, la Dottoressa Barbara Capriotti, ha accettato di fare del suo Comune la sede del nostro corso e la giunta comunale ha deliberato di patrocinare l’iniziativa, mettendo generosamente a disposizione la sala consiliare per tutti gli incontri teorici.
Il corso è stato strutturato in un breve numero di incontri, in modo da risultare “snello”, ma adeguatamente formativo, in modo che i partecipanti potessero essere messi in condizione di gestire un piccolo apiario, da soli.
I temi scelti hanno riguardato morfologia e fisiologia dell’ape, tecnica apistica, parassiti e patologie, prodotti dell’alveare e tecniche di produzione, materiale apistico e normativa, formazione in campo, con due uscite pratiche nell’apiario di Lorenzo. Ma, soprattutto, quello che vogliamo trasmettere è l’umiltà di guardare l’ape dal basso verso l’alto, come modello di integrità, rispetto e ascolto del creato con cui interagisce. Le api non si svegliano mai stanche, appena il sole lo permette, alcune di esse escono diligentemente a bottinare quanto necessario alla colonia per vivere e proliferare. Loro non scambiano il nettare raccolto con denaro, hanno imparato come trasformarlo, consumarne il necessario e immagazzinarne il resto, prospettando periodi di carenza. Le api seguono costantemente i segnali che arrivano dalla natura e sono evolute, migliorandone le percezioni, sanno distinguere con cura il richiamo di ogni fonte di nettare, polline, acqua, resine o secrezioni zuccherine; conoscono i segnali stagionali che le invitano alla sciamatura, trovano luoghi favorevoli alla costruzione dell’alveare e li adattano con perfezione alle loro esigenze attraverso soluzioni architettoniche che riflettono la perfezione divina; hanno sviluppato un’organizzazione sociale altrettanto perfetta, ogni individuo è spinto a dedicare la sua esistenza alla colonia.
Il motivo di questo modo di esistere secondo Rudolf Steiner, fondatore della Biodinamica, è il seguente: «...L’intero alveare è compenetrato di vita amorosa, le singole api rinunciano tutte all’amore e sviluppano complessivamente l’amore dell’alveare...». Ritengo di dover imparare molto dalle api, avendo una parte dei miei simili rinunciato al migliorare le proprie percezioni, ad accettare e adeguarsi alla natura per migliorare una tecnologia i cui vantaggi vanno pagati a caro prezzo. Cerco di trasmettere a chi si avvicina alle api di trattare l’alveare con religiosità, sentendosi in Chiesa o in un luogo sacro ogni volta che si solleva un coprifavo. L’alveare non è una fabbrica da cui trarre reddito ma uno scrigno ricolmo di tesori, in quanto modello di vita che può permetterci di ampliare le prospettive sui misteri dell’esistenza.
Alla riuscita del corso ha contribuito anche lo sportello di Ascoli Piceno del Centro di Servizio per il Volontariato Marche che ha pubblicizzato l’iniziativa attraverso la stampa locale e diversi siti web e ci ha messo a disposizione un videoproiettore per ogni incontro teorico. Abbiamo ricevuto richieste di iscrizione da persone provenienti dal litorale, dalla vallata del Tronto, dall’ascolano e dai Sibillini, raggiungendo i 20 iscritti. Purtroppo, non siamo riusciti a venire incontro alle esigenze di persone più lontane che ci hanno chiesto di iscriversi... non lo avevamo previsto ma ci organizzeremo! Il corso è stato il primo passo di un progetto più ampio. Da quest’anno abbiamo intenzione di contribuire alla realizzazione di un corso di apicoltura di primo livello che stiamo progettando con la Regione Marche e il Consorzio Apistico di Ascoli Piceno e Fermo, vorremmo costruire un apiario didattico, magari in uno dei due parchi naturali del territorio, dove gli iscritti ai corsi possano far pratica durante tutta la stagione apistica e selezionare un ecotipo locale di regina (lavoro che sta già portando avanti Lorenzo nella sua struttura). Inoltre, stiamo studiando il sistema per poter mettere su un laboratorio di smielatura, aperto a tutti gli apicoltori che vogliano fruire di una struttura comune.
 
Corso di primo approccio all’apicoltura
Acquasanta Terme 2012 - 2013
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 3 tot.



Gonfalone del comune di Acquasanta Terme
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 19/04/2013 da Mirko Cipriani
Consorzio Apistico Provinciale Obbligatorio di Ascoli Piceno e Fermo.
 
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