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Trasmissione dei virus delle api. Conseguenze e pericoli
 
di gisav
 
Abbassare la presenza virale nell’alveare è un imperativo categorico. Il motivo è semplice: meno virus + risultati nella lotta alla varroa; + virus, invece, determinano la diminuzione delle difese immunitarie delle api .
 
La morte delle famiglie di api infestate da varroa non è provocata dalla varroa stessa, anche se questa produce non trascurabili danni alle api parassitizzate, ma dall’azione dei virus. Vi sono numerose ricerche che dimostrano che le api possono sopportare la presenza di quantità molto alte di varroa se in parallelo la presenza virale è molto bassa o inesistente. Recentissimi studi pubblicati all’inizio del 2006 gettano luce sulla trasmissione dei virus all’interno del mondo delle api. Yue (e altri, 2006) riporta la scoperta di sequenze virali nello sperma dei fuchi suggerendo che la fecondazione diventi un momento di trasmissione di virus. Ben peggio è scoperto da Chen e altri (2006) che ha verificato lo stato di infezione da virus delle regine. Eccezion fatta per la testa, in tutti i tessuti esaminati sono state ritrovate infezioni virali. Quando uno dei tessuti è positivo alle infezioni virali, la stessa infezione viene rinvenuta nelle uova deposte dalla regina permanendo in tutte le fasi di sviluppo fino alla condizione di ape adulta. Dunque, la regina colpita da infezioni virali, le trasmette a tutta la famiglia. Secondo Shen e altri (2005) la trasmissione dei virus può avvenire probabilmente anche tra api adulte e dalle adulte alle larve attraverso cibo contaminato (miele, polline e pappa reale sono risultati contenere virus). In aggiunta anche la varroa risulta un altro possibile vettore virale. Almeno relativamente agli studi dell’autore, sembrerebbe che la varroa non funga da moltiplicatore di virus, ma piuttosto che la sua presenza, che provoca diminuzione delle difese immunitarie, attivi la replicazione virale nelle pupe, altrimenti latente.
Ricapitolando lo scenario decisamente pesante: i fuchi trasmettono i virus alle regine che fecondano, le quali li trasmettono a tutta la famiglia, fuchi della stessa compresi (che infetteranno altre regine).
Questo porta ad una prima considerazione: forse nelle famiglie che presentano elevati sintomi di varroasi, e perciò verosimilmente anche di presenza virale elevata, si dovrebbe provvedere alla sostituzione della regina con una esterna all’alveare cercando di abbassare in questo modo la presenza virale.
A maggior ragione tali sostituzioni dovrebbero essere effettuate dagli allevatori di regine, che rischiano di far fecondare le regine allevate da fuchi infetti da virus. Si ha come conseguenza che quando si acquista una regina, si può immettere nell’alveare una carica virale più o meno alta, che potrà avere parecchio peso sul risultato della lotta alla varroa. Le scorte contenute nei favi possono risultare contaminate da virus. Dunque, il regalare i favi di famiglie che hanno avuto problemi di varroasi sembra verosimilmente un azione di diffusione virale verso le famiglie che li ricevono. Il ruolo della varroa nell’attivazione delle infezioni virali latenti è certo e determinante. Dunque è assolutamente necessario mantenerla ai più bassi livelli di presenza possibili.
Gli ultimi anni sono stati molto duri per ciò che riguarda la lotta alla varroa, che non sempre ha dato gli esiti sperati. Forse sarà necessario aiutarsi, utilizzando la tecnica apistica, contenendo in parallelo la diffusione di virus.
 
 
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Scritto in data 17/05/2006 da gisav
 
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