L’Italia importa cetrioli e cetriolini dalla Spagna per un quantitativo che ha superato gli 8 milioni di chili nel 2010. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dopo che il Ministro della Sanità di Amburgo (Nord) ha annunciato che l’epidemia del batterio E.coli che ha colpito la Germania, provocando la morte cinque donne e causando il ricovero di 600 persone, è stata provocata dal consumo di cetrioli provenienti dalla Spagna. Bisogna evitare allarmismi ma - sottolinea la Coldiretti - è consigliabile, comunque, preferire le ottime produzioni nazionali verificando sull’etichetta, obbligatoria per legge, la provenienza dei cetrioli acquistati, in attesa dei necessari riscontri sulla possibilità che ci siano rischi per un contagio in altri paesi Europei. La Spagna è uno dei principali fornitori di alimenti dell’Italia con un valore dell’export che è stato pari nel 2010 a 3,5 miliardi di euro, in aumento del 19%. L’ortofrutta fresca - precisa la Coldiretti - rappresenta una delle principali voci con un valore di 591 milioni di euro e in questo momento il nostro Paese è invaso da pesche, albicocche, ciliegie e susine provenienti dalla penisola iberica. Questa circostanza - sottolinea la Coldiretti - dimostra l’importanza dell’etichettatura di origine degli alimenti nel garantire la sicurezza alimentare dei cittadini e la necessità di estenderla a tutti i prodotti alimentari, come previsto dalla legge recentemente approvata all’unanimità dal Parlamento italiano, la cui operatività è ingiustamente frenata dall’Unione Europea. Attualmente - denuncia la Coldiretti - la situazione dell’etichettatura di origine degli alimenti è completamente disomogenea: è obbligatoria per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per la carne bovina, ma non per quella suina, per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi. |