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Anteprima Apitalia 4/2011 - Elogio degli apicoltori e dell’apicoltura
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Editoriale

A volte riesco a superare il “callo” dell’insonnia. E’ capitato recentemente. Il 17 marzo scorso, lo stesso giorno in cui si festeggiava il 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia con capitale Torino, con il sonno sono arrivate, in sogno, le api, guidate dalla regina (nella fantasia, si può).
«L’acido ossalico è stato autorizzato e non occorrerà la ricetta medico-veterinaria. Sarà un brutto colpo per la varroa» mi ha detto. Era un semplice sogno, ma sembrava così vero!
Poi, a volte i sogni si avverano.
Comunque sia, questa è una notizia bella di “buonaugurio”.
Poi, in ufficio, il fax di un apicoltore professionista e le telefonate di tanti hobbisti. Il problema? E’ sempre lo stesso: antibiotici, Residuo Zero, strumenti insufficienti e autorizzati per far fronte alle patologie dell’alveare.
Nel numero che state per sfogliare abbiamo ampiamente affrontato le tematiche che agitano l’apicoltura e gli apicoltori. Tanto per fare un esempio, come si può parlare di Residuo zero nel mondo di oggi e con la contaminazione ambientale cui siamo sottoposti? Per la gran parte degli esperti sembra proprio che sia irraggiungibile. Chi si accanisce sull’apicoltura lo fa perché vive di altro, gli apicoltori, invece, vivono del loro lavoro e se muoiono le api il loro reddito va a finire sotto i tacchi. Ciò non occorre mai dimenticarlo, almeno per onestà intellettuale. Un’ulteriore considerazione.
A pagina 36 pubblichiamo un questionario che indica come denunciare, secondo le regole, la moria delle api alle autorità.
Ma torniamo al fax dell’apicoltore professionista: «Sono Manfredini Mario, con mio figlio Leonardo portiamo avanti una azienda apistica con 5.000 alveari e diamo lavoro a 8 persone: quindi 8 famiglie, oltre la mia, che vivono grazie alle api. Produciamo miele che viene esportato al 50% ed è apprezzato per la qualità: un buon risultato per un paese importatore di miele come l’Italia (…)
Abbiamo grossi problemi sanitari con le api, senza la possibilità di disporre di cure legali efficaci e per cure efficaci intendo poter usare, in caso di necessità, farmaci contro varroa, Nosema, peste, ed effettuare una valida lotta integrata (senza trascurare la selezione genetica di api più resistenti alle malattie, cosa che è sempre stata alla base del nostro lavoro). Faccio notare che tutti gli altri prodotti dell’agricoltura prevedono dei Limiti Massimi Residuali (LMR) di medicinali.
Solo per esempio, mangiamo 28 kg di carni pro-capite con LMR di 200 ppb di antibiotico; il latte che usiamo tutti, bambini, malati, anziani prevede un LMR di 100 ppb di antibiotico; frutta e verdura prevedono altri LMR di fitofarmaci: non si capisce perché solo per il miele è fissato il Limite zero (…).
C’è una legge e va rispettata, ma se si dimostra superata e non adeguata si può cambiare. Vogliamo produrre miele di Qualità e ci bastano LMR di medicinali che siano la metà della metà della metà del latte. Chiediamo che l’apicoltura sia equiparata agli altri settori agricoli…» (l’intervento è stato fatto l’11 marzo scorso, all’incontro di aggiornamento per apicoltori organizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana e chi lo volesse leggere integralmente lo può trovare su www.apitalia.net).
A questo punto, qualcuno dirà: «ma questo è un problema solo dei professionisti, gli hobbisti la pensano in tutt’altro modo». Invece no. Come ho già detto nell’incipit le telefonate e le lettere che arrivano in Redazione pongono le stesse problematiche e le stesse perplessità in merito al Residuo zero.
Come la pensiamo noi?
Un fatto è certo: finché non ci sarà un farmaco registrato e non cambierà la legge è giusto che gli antibiotici siano vietati. Occorre finirla con il pressappochismo e con il fai-da-te scriteriato. Però, non può essere sempre l’apicoltore l’unico chiamato a rispondere.
I tempi sono mutati e occorre mettergli a disposizione degli strumenti adeguati. Noi faremo quanto è in nostro potere per aiutarlo.
Statene certi.
 
(by Massimo Ilari - Direttore Editoriale)
 
 
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