Lotta al killer delle api operaie [Torna all'indice generale] |
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![]() Il torrone, quello buono e senza neppure un grammo di zucchero, ha rischiato di diventare soltanto un ricordo. I più pessimisti hanno addirittura temuto che tantissime altre delizie della pasticceria sarda e non solo fossero candidate al ruolo di chimera. Una su tutte, la colata di miele, complemento irrinunciabile di una sebada. Tutto a causa di una “misteriosa” moria che ha colpito negli ultimi tre anni gli alveari. Un vero disastro, se si considera che in Europa è stato falcidiato il 60 per cento della popolazione di api operaie, con un inevitabile crollo delle produzioni ed il rialzo dei prezzi, anche per i mieli meno pregiati, provenienti ad esempio dall’Asia e dal Sud America. Anche la Sardegna è stata colpita in misura massiccia da questa autentica catastrofe e nell’Oristanese i dati sono da autentico bollettino di guerra. «Negli ultimi tre anni ho visto morire la metà delle mie api», racconta Alberto Scarabelli, titolare di Apinath, una delle aziende di apicoltura “storiche” della provincia. Originario di Piacenza, Scarabelli era arrivato in Sardegna circa 30 anni fa come venditore porta a porta. Poi, la scoperta del mondo misterioso delle arnie e la decisione di cambiare mestiere e realizzare un’azienda specializzata a Marrubiu. Racconta che gli anni peggiori sono stati a cavallo fra il 2007 e il 2009 «quando la produzione precipitò dell’80 per cento». Cifre da fallimento, se avesse dovuto ripopolare le sue arnie ormai deserte, magari acquistando nuove famiglie. «Per fortuna la mia azienda è abbastanza grande da avermi permesso di riprurre le famiglie senza acquistarne di nuove - dice - il che però ha comportato dover rinunciare a produrre il miele per anni. E poi, la moria è sempre in agguato». Già, ma chi e cosa hanno falcidiato le arnie? All’inizio, furono due epidemie, di Varroa e Nosema. Poi, accadde altro. E gli apicoltori puntano il dito sull’utilizzo indiscriminato di insetticidi in agricoltura. Si chiamano neonicotinoidi, i più micidiali, anche per le “operaie”, pesticidi usati, ad esempio, nelle colture di mais. «Letali anche per le api e ormai da un po’ di tempo messi fuori legge», dice ancora Scarabelli. «Il problema è che questi fitofarmaci permangono nell’ambiente anche dopo anni dal trattamento. In altre parole, siamo di fronte ad un autentico caso di avvelenamento dell’ambiente». Racconta di come, moltissimi piccoli e piccolissimi apicoltori in questi anni abbiano gettato la spugna. E lamenta pochi strumenti per difendere una realtà che definisce «fondamentale e non solo per la produzione del miele. Non possiamo certo impollinare a mano gli alberi da frutta, come fanno da qualche parte in Cina, dove, a causa dell’inquinamento, in molte zone sono completamente spariti gli insetti». Un problema serie del quale si è recentemente occupato anche l’assessorato regionale all’Agricoltura. Al termine di un incontro con i produttori e i rappresentanti dell’agenzia Laore, l’assessore Andrea Prato ha, infatti, annunciato un piano di rilancio della filiera apistica. |
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(by La Nuova Sardegna di Michela Cuccu) | |