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Ape Slow: un progetto per ridare vita all’ape nera della Sicilia
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Ape Slow è un progetto di ricerca coordinato dal CRA-API che vuole reintrodurre in Sicilia l’ape autoctona – la sottospecie Apis mellifera siciliana, anche nota come “ape nera” o “ape sicula” - oggi minacciata di estinzione. Questo sarà reso possibile da un intenso programma di ricerca, di formazione e attraverso la creazione di “zone di rispetto” per l’allevamento in purezza. Inoltre, sarà redatto uno specifico disciplinare del Presidio Slow Food denominato “Ape nera sicula”. L’obiettivo è quello di aumentare in Sicilia il numero di allevatori certificati di regine dell’ape nera, fornendo loro tutela e formazione scientifica, ed, infine, promuovendone l’iscrizione all’Albo nazionale di allevatori api regine (sezione Siciliana) del ministero dell’Agricoltura, depositato presso il CRA-API

Perché un progetto di salvaguardia dell’ape sicula?
L’impoverimento degli habitat utili hanno, progressivamente, ridotto la popolazione naturale di api in Italia e nel mondo, mentre l’attività di apicoltura professionale ha contribuito ad omogeneizzare il patrimonio genetico esistente. Per questo motivo, è diventato necessario tutelare le razze autoctone e il loro patrimonio genetico, importante fonte di biodiversità. Le due sottospecie italiane di ape sono giudicate dal mondo scientifico e produttivo in maniera eccellente. In particolare, l’ape nera (Apis mellifera siciliana) è particolarmente importante da un punto di vista ecologico in quanto endemismo dell’isola Sicilia, ponte evoluzionistico tra le razze africane e le razze europee di api, adattata a climi mediterranei e fonte di variabilità genetica residua.

Cos’è successo finora
Dal 1984, l’allora Istituto Nazionale di Apicoltura (oggi CRA-API) ha iniziato la raccolta di ceppi di ape nera sicula, in collaborazione con l’apicoltore Carlo Amodeo, unico allevatore di regine di api nere. Nel 1988, Carlo Amodeo è stato protagonista di un progetto di tutela ed allevamento in isolamento sull’isola di Ustica. Dopo le necessarie verifiche, svolte presso l’Università di Palermo, nel 2000 alcune colonie sono state trasferite da Ustica a Filicudi; nel 2001, le colonie di Ustica sono state trasferite su Vulcano. Durante questi anni i ricercatori del CRA-API hanno confermato l’introgressione genetica dell’ape italiana (Apis mellifera ligustica) nella gran parte del territorio siciliano, soprattutto in quello orientale. Tuttavia, nel lato occidentale dell’isola, sono state trovate aree di territorio meno interessate da questo fenomeno e pertanto idonee ad un progetto di reintroduzione dell’ape nera. Nel 2008, l’ape nera siciliana ha mosso l’interesse della Fondazione Slow Food per la Biodiversità che, supportata dall’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste, ha identificato la sottospecie ed i suoi prodotti come meritevoli di Presìdio Slow Food.

Che cosa c’è ora
La popolazione attuale di ape nera consta di 70 colonie, circa, allevate in isolamento sulle isole di Vulcano e Filicudi. Attualmente, cìè un solo allevatore di ape sicula che, grazie all’iscrizione all’Albo, ne preserva la genetica.

Che cosa succederà
Grazie alla collaborazione tra Regione Siciliana, CRA - API, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia (IZSSI), Università di Palermo, Università di Catania, Fondazione SLOW FOOD e Apicoltura Amodeo, sarà realizzata, a fini conservazionistici, una ricognizione delle risorse biologiche disponibili (colonie in possesso degli apicoltori ed eventuali sciami selvatici) e saranno individuate una o più zone idonee alla fecondazione in purezza delle regine sull’isola principale.
La reintroduzione avverrà gradualmente. Inizialmente, sarà limitata ad alcune zone della Sicilia occidentale, dove dati preliminari (cfr. Dall’Olio R. et al., “Estimating introgression in Apis mellifera siciliana populations: are the conservation islands really effective?”– EurBee – Belfast 7-11 september 2008), mostrano la presenza di colonie idonee. Successivamente, si provvederà a inserire in areali più ampi celle reali di ape nera grazie agli apicoltori aderenti al progetto e al Presidio Slow Food e ad individuare altre zone di protezione per la fecondazione in cui gli apicoltori possano portare gli animali riproduttori (previo accertamento del rispetto degli standard di razza). La presenza del Presidio Slow Food e la stesura del relativo disciplinare offriranno la possibilità alle nuove aziende apistiche di produrre secondo criteri scientifici e ambientali di salvaguardia della biodiversità e secondo un disciplinare di produzione tutelato.
 
(by CRA)