Seconda fase del progetto Kenya [Torna all'indice generale] |
|
![]() La seconda fase del progetto prevede un laboratorio per insegnare a realizzare, agli studenti di due scuole superiori e con materiale di recupero, l’attrezzatura necessaria all’apicoltore. Inoltre, utilizzando il metodo della scrittura collettiva, i ragazzi, guidati dai ricercatori dell’ateneo, inizieranno ad elaborare un piccolo manuale sull’apicoltura, impiegando le informazioni via via apprese. Nello spirito che anima l’istituzione universitaria, il progetto coniuga ricerca e didattica. Attraverso la prima, si individuano i metodi di allevamento più adatti ed efficienti per gli altopiani kenyoti. Poi, attraverso le attività didattiche, questi metodi sono fatti conoscere ai potenziali utilizzatori. In particolare, da un lato i ricercatori udinesi studiano le razze di api locali, le avversità e i metodi apistici del luogo. Dall’altro, effettuano interventi didattici nelle due scuole delle missioni di don Elvino e don Romano, rispettivamente la Sirima Catholic Mission e la Mugunda Catholic Parish, a circa 200 chilometri dalla capitale Nairobi. L’iniziativa è sostenuta dal Rotary di San Vito al Tagliamento, dalle Banche di Credito Cooperativo Pordenonese e San Giorgio e Meduno e dai Consorzi tra gli apicoltori del Friuli Venezia Giulia. Il gruppo dell’università di Udine impegnato nel progetto è composto da Desiderato Annoscia, Simone Del Fabbro, Fabio Del Piccolo, Giorgio Della Vedova e dai coordinatori Francesco Nazzi e Franco Frilli. «Durante la prima visita in Kenya – spiega Nazzi – abbiamo studiato l’area, raccolto informazioni e presentato il progetto agli studenti delle scuole, oltre a fornire loro alcune conoscenze di base su api e apicoltura». Dopo la nostra partenza, dice Nazzi, «i ragazzi hanno studiato, con i loro insegnanti, la flora apistica locale, ovvero le piante che possono fornire alle api nettare e polline. Quest’attività ha non solo lo scopo di raccogliere informazioni utili alla pratica apistica, ma anche quello di sensibilizzare i ragazzi verso l’importanza della vegetazione che, nella zona, è alquanto degradata». L’apicoltura è un’interessante opportunità per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali di tutto il mondo. Non implica il possesso di terra, può essere svolta anche come attività part-time e fa uso di un’attrezzatura particolarmente semplice. Inoltre, facilita la conservazione dell’ambiente naturale e incrementa la resa di numerose produzioni agricole. Infine, fornisce sostanze utili all’alimentazione, come il miele, ma anche prodotti che possono essere usati per l’automedicazione, come il propoli. |
|
(by Università degli Studi di Udine) | |