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Moria api: ricerca e agricoltura etica per salvare l’eco-sistema
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San Rossore (Pisa) - Incentivare la ricerca e sostenere un modo diverso di fare agricoltura, è questa la strada per contrastare la moria delle api, vera e propria “emergenza planetria”. Il fenomeno che sta destando allarme in tutto il mondo ha bisogno di risposte coordinate e di risorse crescenti. Su questo sono stati tutti d’accordo, al convegno organizzato, lo scorso 24 gennaio 2009, dalla Commissione Agricoltura del Consiglio regionale della Toscana, nella tenuta presidenziale di San Rossore. Le arnie si stano svuotando, in Italia come e più che altrove, con una mortalità annua che raggiunge quasi il 50% nel 2007, punta più alta nell’Unione europea, come ha spiegato Jane Richardson, dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), mentre la mortalità normale non arriva al 15% annuo. Il mercato del miele, che è solo l’aspetto immediatamente evidente, è in calo costante del 10-15% l’anno. La Toscana è fortemente colpita, con perdite che variano dal 50 al 70% e arrivano in alcuni casi fino al 90%. Le cause sono molteplici e non tutte ancora precisamente conosciute: prodotti fitosanitari, parassiti (principalmente il Varroa), virus, onde elettromagnetiche. Si tratta di un fenomeno complesso, “che però non è una epidemia” tiene a precisare Francesco Panella, apicoltore, presidente di Unaapi e vice presidente del gruppo "Miele" del Copa-Cogeca (l’organizzazione europea dei produttori), ma ha tra le cause principali l’uso di pesticidi, come i neonicotinodi nella coltivazione del mais. Insetticidi, dicono i ricercatori in questi giorni, che uccidono le api anche attraverso le gocce d’acqua essudate dalle foglie sulle quali sono stati cosparsi.

L’Unione europea copre il 12% della produzione mondiale di miele ed è la prima importatrice (41%). Il budget europeo per l’Italia a sostegno dell’apicoltura è di 4,1 milioni di euro. Laurent Lourdais per la Commissione Europea, ha invitato istituzioni e operatori del settore a “studiare le nuove disposizioni regolamentari comunitarie per sfruttare tutte le risorse disponibili. Risorse che tuttavia “dovrebbero essere superiori”, ha detto Astrid Lulling, parlamentare europea, che fa parte della commissione Agricoltura, relatrice della Risoluzione del 19 novembre 2008 sulla situazione delle api. “Ci siamo impegnati ad incrementarle, ma non basta: la quota della Ue nel co-finanziamento dovrebbe salire dal 50% al 75%.. E’ possibile, dobbiamo farlo, dobiamo compiere uno sforzo per dare risposte più rapide ed efficaci. Non è in gioco solo il comparto dell’apicoltura - ha proseguito Astrid Lulling - o la produzione del miele. Il miele si può importare, ma l’impollinazione è insostituibile: interessa il 75% della produzione alimentare destinata al consumo umano, incide per 105 miliardi di euro, il 40% dell’economia mondiale, è necessaria alla diffusione delle piante, riguarda l’84% delle specie vegetali coltivate in Europa. Come si capisce, dunque in gioco c’è l’esistenza umana, siamo di fronte ad una crisi di portata non meno preoccupante di quella che ha colpito l’economia globale”.

“Più risorse e subito”, ripete Aldo Manetti (Prc), presidente della commissione Agricoltura del Consiglio regionale della Toscana (per la quale sono intervenuti anche Mauro Ricci, Pd, e Angela Notaro, An-Pdl), “da investire in tre direzioni: ricerca, sostengo agli apicoltori in difficoltà e incentivi per un’agricoltura eco-sostenibile. Coltivare il futuro, deve essere questo il filo conduttore di un modo nuovo di fare agricoltura nel rispetto della biodiversità”. In continuità con i risultati ottenuti dalla Toscana nel 2008, “con la risoluzione in Consiglio regionale, l’azione sul Governo per arrivare alla sospensione dell’uso dei pesticidi”, fino alla proposta di legge regionale ora a sostegno dell’apicoltura ora all’esame in commissione, l’azione della Regione deve proseguire, “sapendo che le difficoltà saranno crescenti, perché si vanno a toccare interessi consistenti". In Toscana, dice Manetti "dovremo creare aree agricole vietate all’uso di sostanze nocive alle api: abbiamo aree di proprietà della Regione e aziende, a cominciare da quelle che praticano l’agricoltura biologica, con le quali intraprendere una sperimentazione di questo genere”.

Al convegno, sono intervenuti tra gli altri Giancarlo Lunardi, presidente dell’Ente Parco San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli; Giovanni Formato, (Istituto zoo profilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana); Maria Grazia Mammuccini (direttore dell’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo forestale); Manuela Giovannetti (dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa), che ha illustrato gli effetti dei trattamenti su piante transgeniche.
 
(by Agipress - s.bar)