L'ape italiana, l'Apis mellifera ligustica, non solo a causa della moria ha avuto le sue popolazioni quasi dimezzate, con danni stimati in 250 milioni di euro, ma potrebbe anche avere problemi futuri per la sua specie dal “mix” con api “straniere”. L'importazione di api regine “extracomunitarie” infatti è tra le cause dello spopolamento dei preziosi animali impollinatori ma ancora non si conosce il possibile impatto futuro a livello genetico sulle api italiane. È quanto afferma Franco Mutinelli, responsabile del Centro di referenza nazionale per l'apicoltura presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IzsVe), autore di una ricerca ad hoc. ”Certamente l'importazione dai paesi extracomunitari delle api regine è uno dei fattori che ha influenzato il recente spopolamento - spiega Mutinelli - e non possiamo al momento prevedere gli effetti dell'ibridazione tra queste specie e le api mellifere nostranè”. Secondo l'esperto “è comunque un problema in prospettiva, perché l'importazione di animali in genere espone alla possibilità di malattie. Questo comporta almeno due problemi: uno è più strettamente sanitario, ma su questo versante siamo abbastanza tranquilli, dal momento che le normative comunitarie e nazionali sono molto rigide in Europa'”. Altro capitolo invece '”su cui siamo in grande difficoltà, è invece puramente genetico - spiega l'esperto - non sappiamo se a lungo termine, le modificazioni genetiche che potrebbero intervenire dall'innesto delle api extraeuropee con la nostra ape, l'Apis mellifera ligustica, potranno addirittura fare sì che questa perda le sue caratteristiche tipiche”. Ma l'industria apistica può fare a meno di importare le api da paesi come Argentina o Ungheria? '”È opinione diffusa - spiega Mutinelli - che di questa importazione si potrebbe certamente fare a meno. Il paradosso è che l'Italia, negli anni scorsi ma ancora adesso, è stata ed è una grande esportatrice di api regine proprio in Sudamerica e in altre parti del mondo''. Quindi il paradosso, secondo l'esperto, è che '”le nostre industrie magari importano le discendenti di quelle stesse nostre api, con tutte le alterazioni che nel frattempo possono essere intervenutè”. Tutto questo si potrebbe evitare '”ricorrendo alle api del Sud Europa, tra cui le nostre - afferma Mutinelli - che per le caratteristiche di docilità e di produttività sono tra le più apprezzate nel mondo. In questo modo potremmo ridurre i rischi che arrivano dall'importazione di api da contesti, anche climatici, radicalmente diversi dal nostro, come ad esempio dalla Finlandia”. Difficile però affrontare la questione, visto che “al momento non esistono strumenti in grado di valutare sotto l'aspetto agricolo, e non solo dal punto di vista sanitario, questo tipo di problematiche . Sarebbe forse il caso di pensarci, per non rischiare di trovarsi impreparati in futuro conclude Mutinelli”. |