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Moria api: senza De Castro al Mipaaf si riparlerà di pesticidi
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Un passo in avanti in Italia per quanto riguarda il problema della moria di api. Una questione che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti non solo sul territorio nazionale ma anche in Europa e nel mondo intero. E dopo anni di denunce da parte degli apicoltori e di silenzio da parte delle istituzioni, qualcosa sembra si stia muovendo e le associazioni apistiche si trovano per la prima volta unite sullo stesso fronte. Si è concluso il 22 aprile il tavolo di confronto organizzato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali al quale hanno partecipato tutti gli operatori del settore, dalle associazioni apistiche alle organizzazioni agricole, dalle regioni interessate alle multinazionali della chimica rappresentate da Agrofarma. E gli uffici del ministero si sono impegnati a presentare la questione al nuovo ministro entrante, entro e non oltre il 15 maggio prossimo. Un netto cambio di rotta quindi, se si considera che solo lo scorso febbraio il ministro Paolo De Castro, aveva dichiarato al VELINO “non credo che ci sia un legame tra moria di api e pesticidi perché stiamo addirittura assistendo a un calo dei prodotti fitofarmaceutici e non sarebbe spiegabile il verificarsi della moria proprio quando l’uso di agrofarmaci cala”. Una dichiarazione che Francesco Panella, presidente dell’Unione nazionale tra le associazioni apistiche italiane (Unaapi) reputa sia stata smentita dalle prove che arrivano dai campi. “I fatti hanno smentito quell’affermazione sciocca di De Castro”, ha spiegato Panella al VELINO. “Non si può analizzare un problema come questo sulla base di una valutazione quantitativa anziché qualitativa. Finalmente dal ministero, dove la sensazione più diffusa è che il capo del dicastero, ormai, è come se non ci fosse, arriva un segnale forte e chiaro”, ha aggiunto. Le cifre che sono emerse sono preoccupanti: si parla di circa 50 mila alveari spariti solo nelle ultime settimane nelle regioni più colpite, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Calabria. Mentre dall’osservatorio del miele sono stati individuati ben 174 mila comuni a rischio di spopolamento dei preziosi insetti. E già il Piemonte aveva nei giorni scorsi chiesto ufficialmente al ministero dell’Agricoltura una sospensione cautelativa dei pesticidi utilizzati per la concia del mais, i neonicotinoidi.

Prodotti da giganti della chimica come Bayer, Basf e Syngenta, questi pesticidi, detti ‘sistemici’, entrano nel ciclo vitale delle piante persistendovi fino al momento della fioritura, diventando così un inganno letale per i preziosi insetti che vanno a bottinare. E, considerati due volte su tre la maggiore causa della moria di api, queste sostanze hanno ormai da tempo l’indice dei ricercatori e degli apicoltori puntato contro, anche in seguito alla decisione francese, nel 2004, di applicare il principio di precauzione sul territorio d’oltralpe sospendendone le autorizzazioni d’uso. Una misura ripetutamente rivendicata dalle associazioni di settore italiane, che non sono riuscite però a generare fino ad ora alcun provvedimento da parte delle istituzioni. C’è soddisfazione da parte delle associazioni apistiche e ambientaliste per la piega che ha preso la vicenda. “Siamo soddisfatti. Sull’entità della moria delle api e sulla responsabilità delle nuove molecole, tutte le parti interessate sono concordi - chimica esclusa - e il ministero si è impegnato a raccogliere e valutare tutti i dati disponibili sull’impatto dei neonicotinoidi”, spiegano da Legambiente nel giudicare positivamente l’esito dell’incontro. E ancora una volta è emerso uno spopolamento di alveari in concomitanza con la semina del mais per la quale vengono appunto usati i neonicotinoidi. E stavolta ad aver subito le perdite maggiori è stata la Pianura Padana. Secondo l’associazione ambientalista inoltre “è gravissimo che gli agricoltori trovino in commercio solo semi conciati con neonicotinoidi e siano di fatto sottoposti a un vero e proprio monopolio”. E Panella, auspica che “anche Agrofarma riconosca ora la necessità di rimettere in discussione l’uso di queste molecole invece di negare l’evidenza e interpretare in modo arbitrario i dati scientifici. "Ora bisogna lavorare in fretta per evitare che il fenomeno si riproponga tale e quale con le prossime semine. E – ha poi aggiunto – per garantire agli agricoltori la libertà di scegliere le loro sementi”.

Soddisfazione espressa anche da Raffaele Cirone, presidente della Federazione apicoltori italiani (Fai), l’associazione di categoria aderente a Confagricoltura. “Siamo soddisfatti di questo primo momento di attenzione ai problemi della categoria apistica che, ci preme ricordarlo, versa in condizioni di grave crisi strutturale”, ha spiegato. Ma per la Fai restano comunque da valutare tutte le possibili cause di spopolamento degli alveari (fitofarmaci, malattie, altre variabili). “È importante registrare – ha proseguito la federazione apistica – che entro il 10 maggio, tutti i dati della ricerca, degli apicoltori, di Agrofarma e delle regioni, saranno aggregati in un parere coordinato e capace di stabilire con precisione che incidenza abbiano le diverse cause concatenate di moria degli alveari italiani”. Non si prevede, al momento, alcuna sospensione cautelativa dei prodotti concianti anche perché le aziende agricole hanno in parte ultimato le attività di semina e detengono, comunque, scorte di prodotto già venduto e in regola con la normativa vigente. “Questo non esclude però – ha concluso Cirone - che si possa giungere a una moratoria di tali sostanze per la primavera del 2009”. Ma i tempi sono stretti e se si dovesse decidere per la sospensione cautelativa dei neonicotinoidi questa dovrebbe essere applicata entro la prossima campagna di semina del mais, ovvero entro settembre ottobre. Cosa poco probabile per Massimo Ilari, direttore editoriale di Apitalia, la rivista di settore che conta 75 mila abbonati. Ilari è stato il primo a parlare di principio di precauzione e in tal senso ha avviato già da alcune settimane una petizione popolare al fine di raccogliere 40 mila firme contro l’uso di pesticidi in agricoltura. Nonostante secondo Ilari l’incontro sia andato bene perché finalmente si è parlato di un problema che per anni è stato sottovalutato dalle istituzioni, gli apicoltori partono svantaggiati. “Dobbiamo imparare a fornire dati precisi ed esaurienti per poter contrastare quanto esibisce Agrofarma”, ha spiegato al VELINO. “E questo – ha concluso – può avvenire solo attraverso un serio monitoraggio sul territorio”.
 
(by Il Velino - Edoardo Spera)