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Nessuna ricerca pubblica sui pesticidi
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“Non è stato istituito nessuno comitato tecnico-scientifico da parte del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) per discutere della moria delle api”, ha detto al VELINO Alberto Masci, il funzionario del ministero che cura l’applicazione della 797 e i progetti ad essa correlati. Quanto spiegato da Masci al VELINO stride con ciò che, nei giorni scorsi, aveva dichiarato Francesco Zecca, dirigente della ricerca del Mipaaf. “È stato istituito un comitato scientifico che si adopera per il monitoraggio delle esigenze del settore al fine di dare risposte immediate alle problematiche degli apicoltori”. La questione delle api che muoiono ha risvegliato solo ultimamente l’interesse delle istituzioni che fino ad ora si sono mostrate poco attive sulla vicenda. Il dirigente della ricerca del ministero delle Politiche agricole aveva spiegato che il Mipaaf, utilizzando i fondi Ue destinati all’agricoltura, ha avviato una ricerca pubblica per fare chiarezza sulle cause alla base della moria di api che si registra ormai da alcuni anni, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. “Attraverso il regolamento comunitario 797 che prevede finanziamenti nel settore dell’apicoltura per quanto riguarda la ricerca, abbiamo avanzato una serie di azioni di studio molto importanti comprensive delle problematiche riguardanti la moria di questi preziosi insetti”, aveva proseguito il dirigente del Mipaaf. Masci ha spiegato però che “si tratta di uno studio triennale, avviato il primo settembre scorso, che ha come scopo quello di condurre maggiori ricerche sull’implicazione, nella strage di api, di alcuni parassiti che sembrerebbero essere coinvolti, come il Nosema varroe e la peste americana”. Esclusi dalla ricerca pubblica quindi i neonicotinoidi, i pesticidi sistemici usati in agricoltura per la semina, accusati da gran parte del mondo scientifico e dalle associazioni degli apicoltori, di alta tossicità nei confronti delle api. “Prodotti usati per la concia delle sementi come il Gaucho della Bayer non fanno parte del progetto di studio. Non abbiamo avuto alcuna richiesta a riguardo dall’Istituto nazionale di apicoltura e dall’Università di Firenze”. Enti di cui il ministero si avvale per le ricerche e ai quali vengono destinati i fondi Ue provenienti dalla 797. “Non è da escludere però – ha aggiunto Masci – che i neonicotinoidi possano essere inseriti il prossimo anno all’interno del progetto triennale”.

“Il ministero dell’Agricoltura assegna già da molti anni al nostro istituto i fondi provenienti dalla 797 per conseguire studi sulle tecniche da applicare al monitoraggio ambientale e sugli effetti che la tossicità dei fitofarmaci ha sulle api, ma non sono stata informata dell'istituzione di alcun comitato scientifico a riguardo”, ha spiegato al VELINO Anna Gloria Sabatini, Direttore dell’Istituto nazionale di apicoltura del Cra. Il Comitato scientifico di cui aveva parlato Zecca sembra quindi non esistere e nessuna ricerca pubblica è stata avviata sull’implicazione che i pesticidi usati per la concia delle sementi prodotti da Bayer, Basf e Syngenta possono avere sulla scomparsa dei preziosi insetti. Se per il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro quello della moria di api “è un fenomeno gravissimo che va assolutamente risolto”, per gli apicoltori rimane l’incertezza del caso. Il prossimo 29 gennaio, comunque, il Mipaaf ha previsto un convegno che vedrà riuniti tutti gli operatori del settore dal punto di vista della produzione e della ricerca, il cui scopo è proprio quello di fare il punto della situazione e individuare le possibili cause del fenomeno che riguarda le api senza le quali, secondo quanto scrisse già molti anni fa Albert Einstein, “ci sarebbe l’estinzione dell’uomo in soli quattro anni”.

”È necessario quanto prima istituire un ufficio agrofarmaco di sorveglianza esattamente come è già previsto per i prodotti farmaceutici”, ha dichiarato al VELINO Claudio Porrini, ricercatore della facoltà di entomologia dell’Università di Bologna, precisando l’importanza di osservare e vigilare sugli effetti causati sull’ambiente e sull’ecosistema dai prodotti fitofarmaceutici utilizzati in agricoltura. “I dossier tecnici forniti dalle aziende fitofarmaceutiche durante il processo di autorizzazione dei prodotti spesso non prevedono una serie di fenomeni che si verificano nel momento in cui si procede all’applicazione in campo aperto dei principi attivi. Questo nonostante i dossier tecnici siano scrupolosi e precisi”, ha spiegato. Già da molto tempo l’università di Bologna sta cercando di creare un ufficio in grado di vigilare sulla reale entità degli effetti che i principi attivi dei pesticidi, erbicidi o insetticidi possono avere sull’ambiente nel medio e lungo termine. Esempio eclatante in tal senso è quello del Fipronil, principio attivo del Regent la cui autorizzazione d’uso è sospesa in Francia già dal 2004 in seguito alla correlazione con una grave moria di api verificatasi nelle aree dove esso era stato impiegato assieme al Gaucho della Bayer. Il prodotto, commercializzato da Basf e utilizzato per la concia delle sementi, sembrerebbe entrare sistematicamente nelle piante e persistervi fino al periodo della fioritura trasformando così il fiore in un inganno letale per gli insetti che vanno a bottinare. “Il guaio è che non esiste in Italia alcuna ricerca pubblica su questo principio attivo che possa dimostrare una sua possibile implicazione nella moria di api”, ha spiegato Porrini. “Però è anche vero che abbiamo trovato tracce di Fipronil in numerosi esemplari morti dei preziosi insetti e la tossicità che esso presenta nei confronti delle api è fuori di dubbio”. Il problema, secondo il ricercatore, è che “in Italia non è data la giusta importanza alla questione e, a parte l’Università di Bologna, l’Istituto nazionale di apicoltura e l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, non c’è nessun altro che si occupi della vicenda che sta sconvolgendo il nostro ecosistema”.
 
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(by Il Velino - Edoardo Spera)