Nessuna ricerca pubblica sui pesticidi [Torna all'indice generale] |
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![]() “Il ministero dell’Agricoltura assegna già da molti anni al nostro istituto i fondi provenienti dalla 797 per conseguire studi sulle tecniche da applicare al monitoraggio ambientale e sugli effetti che la tossicità dei fitofarmaci ha sulle api, ma non sono stata informata dell'istituzione di alcun comitato scientifico a riguardo”, ha spiegato al VELINO Anna Gloria Sabatini, Direttore dell’Istituto nazionale di apicoltura del Cra. Il Comitato scientifico di cui aveva parlato Zecca sembra quindi non esistere e nessuna ricerca pubblica è stata avviata sull’implicazione che i pesticidi usati per la concia delle sementi prodotti da Bayer, Basf e Syngenta possono avere sulla scomparsa dei preziosi insetti. Se per il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro quello della moria di api “è un fenomeno gravissimo che va assolutamente risolto”, per gli apicoltori rimane l’incertezza del caso. Il prossimo 29 gennaio, comunque, il Mipaaf ha previsto un convegno che vedrà riuniti tutti gli operatori del settore dal punto di vista della produzione e della ricerca, il cui scopo è proprio quello di fare il punto della situazione e individuare le possibili cause del fenomeno che riguarda le api senza le quali, secondo quanto scrisse già molti anni fa Albert Einstein, “ci sarebbe l’estinzione dell’uomo in soli quattro anni”. ”È necessario quanto prima istituire un ufficio agrofarmaco di sorveglianza esattamente come è già previsto per i prodotti farmaceutici”, ha dichiarato al VELINO Claudio Porrini, ricercatore della facoltà di entomologia dell’Università di Bologna, precisando l’importanza di osservare e vigilare sugli effetti causati sull’ambiente e sull’ecosistema dai prodotti fitofarmaceutici utilizzati in agricoltura. “I dossier tecnici forniti dalle aziende fitofarmaceutiche durante il processo di autorizzazione dei prodotti spesso non prevedono una serie di fenomeni che si verificano nel momento in cui si procede all’applicazione in campo aperto dei principi attivi. Questo nonostante i dossier tecnici siano scrupolosi e precisi”, ha spiegato. Già da molto tempo l’università di Bologna sta cercando di creare un ufficio in grado di vigilare sulla reale entità degli effetti che i principi attivi dei pesticidi, erbicidi o insetticidi possono avere sull’ambiente nel medio e lungo termine. Esempio eclatante in tal senso è quello del Fipronil, principio attivo del Regent la cui autorizzazione d’uso è sospesa in Francia già dal 2004 in seguito alla correlazione con una grave moria di api verificatasi nelle aree dove esso era stato impiegato assieme al Gaucho della Bayer. Il prodotto, commercializzato da Basf e utilizzato per la concia delle sementi, sembrerebbe entrare sistematicamente nelle piante e persistervi fino al periodo della fioritura trasformando così il fiore in un inganno letale per gli insetti che vanno a bottinare. “Il guaio è che non esiste in Italia alcuna ricerca pubblica su questo principio attivo che possa dimostrare una sua possibile implicazione nella moria di api”, ha spiegato Porrini. “Però è anche vero che abbiamo trovato tracce di Fipronil in numerosi esemplari morti dei preziosi insetti e la tossicità che esso presenta nei confronti delle api è fuori di dubbio”. Il problema, secondo il ricercatore, è che “in Italia non è data la giusta importanza alla questione e, a parte l’Università di Bologna, l’Istituto nazionale di apicoltura e l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, non c’è nessun altro che si occupi della vicenda che sta sconvolgendo il nostro ecosistema”. |
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(by Il Velino - Edoardo Spera) | |