La lunga storia del Miele italiano [Torna all'indice generale] |
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![]() - “miscela di mieli originari della CE” - “miscela di mieli non originari della CE” - “miscela di mieli originari e non originari della CE” Quindi non c’era alcun obbligo di indicare il Paese di origine, come del resto aveva previsto l’art. 2 della Direttiva CE 2001/110. La legge n. 81/2006 è pertanto in contrasto con la direttiva CE, ma finora sembra che la Commissione europea si sia dimostrata poco interessata alla faccenda. Questo è sicuramente un altro capitolo della storia del miele italiano, che è lunghissima e comincia nel 1980, quando un regio decreto (n. 7045) proibì la vendita di miele alterato. Successivamente, il regio decreto n. 2079/1925 stabilì che “il miele che non sia prodotto genuino di api… deve essere messo in commercio con la denominazione di miele artificiale”. Tuttavia nessuna norma disciplinava l’etichetta del miele, che godeva anche di una stima particolare perché si credeva che avesse virtù terapeutiche, come l’acqua di certe fonti “sante”. Tale stima è durata fino a tempi relativamente recenti, tanto è vero che con una sentenza del 1965, oggi irreperibile, la Corte di Cassazione assolse un produttore che vendeva un miele “medicinale”, con la motivazione che il miele è “sostanza avente notoriamente qualità ed effetti medicinali”. Del resto, nelle ricorrenti notizie e cronache, vere o false, sull’esistenza di persone ultracentenarie, specialmente nel Caucaso, non mancava mai il riferimento a un’alimentazione a base di miele, sana, sobria e genuina. Che il miele, invece, sia un prodotto genuino, se consumato così come fatto dalle api, è indiscutibile, anzi è uno dei pochissimi prodotti genuini che siano rimasti, insieme alle castagne, ai frutti di bosco, ai pesci del mare e a qualche altro alimento, se per genuino si intende un prodotto fatto soltanto dalla natura senza alcun intervento correttivo dell’uomo. |
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(by Le Scelte del Consumatore) | |