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Aethina Tumida: se ci sei batti un colpo...
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Illudersi che l’Aethina tumida sia stata debellata dai roghi o non abbia passato l’inverno non aiuta (parlare di inverno in Calabria fa un po’ sorridere, ma tant’è che i controlli da gennaio a marzo sono stati sospesi per le proibitive condizioni...).
Abbassare la guardia significa solo accelerare la diffusione del parassita, ed arrivare impreparati al momento in cui ci si dovrà costantemente confrontare con la sua presenza



Non si sente quasi più parlare di Aethina Tumida, ed i controlli veterinari, ripresi nel mese di aprile, hanno tutti avuto esito negativo. Ma l’Aethina tumida è veramente scomparsa? Fino a prima della posa dei melari, gli apicoltori della zona di protezione Calabrese, hanno continuato a rinvenire adulti di A.T. nelle trappole. Allora come mai i controlli sono risultati negativi?
I motivi sono due. Il primo tecnico/biologico ed il secondo economico. Iniziamo dal primo: in piena stagione produttiva, con gli alveari strabordanti di api, è estremamente difficile individuare gli adulti confinati dalle api nelle fessure. In questo periodo dell’anno, gli adulti sopravvivono facendosi nutrire dalle api e attendono condizioni propizie alla riproduzione, che stanno arrivando proprio ora. A Luglio, infatti, la popolazione degli alveari si riduce sensibilmente, la pressione della varroa inizia a essere importante, e i blocchi di covata (mettendo le colonie in condizioni di orfanità), possono fare da attrattivo agli adulti di A.T. Tra giugno e luglio, cominciano, inoltre, a esserci alveari deboli, a volte spopolati: finito il controllo della sciamatura e posati i melari, nessuno più controlla i nidi. Ecco che proprio in questi alveari ci sono le condizioni per una massiccia riproduzione dell’Aethina tumida.
Il motivo economico si spiega da sé: nessun apicoltore ha visto indennizzati gli alveari distrutti lo scorso anno. Con queste premesse, la piena collaborazione offerta dagli apicoltori calabresi è inevitabilmente scomparsa: come biasimarli?
Anche in Canada, se andate a rileggere lo speciale di Apitalia (“Conoscere Aethina tumida” di Ermanno De Chino, 3/2015) , dedicato all’Aethina tumida, la primavera successiva al primo ritrovamento i controlli erano risultati tutti negativi. Pensarono che l’Aethina tumida non fosse sopravvissuta all’inverno. Venne però ugualmente deciso di distribuire dei nuclei-trappola, e a partire dal mese di luglio si ricominciò a rilevare la presenza di adulti.
Illudersi che l’Aethina tumida sia stata debellata dai roghi o non abbia passato l’inverno non aiuta (parlare di inverno in Calabria fa un po’ sorridere, ma tant’è che i controlli da gennaio a marzo sono stati sospesi per le proibitive condizioni...).
Abbassare la guardia significa solo accelerare la diffusione del parassita, ed arrivare impreparati al momento in cui ci si dovrà costantemente confrontare con la sua presenza.
Controllare le arnie in piena stagione produttiva, con 3, 4, a volte anche 5 melari, è davvero impossibile. Chiedere agli apicoltori di denunciarne la presenza? Sarebbe come prenderli in giro. Nessuno si vuol più far bruciare le famiglie e perdere le api e la possibilità di produrre reddito a fronte di nessun sostegno economico.
Allora cosa fare? Ancora una volta seguire l’esperienza Canadese, posando dei nuclei-trappola orfani nei territori considerati a rischio, secondo una griglia di controllo che sarà poi da estendere nelle direzioni segnate dagli eventuali ritrovamenti positivi.
I nuclei-esca consentono un monitoraggio settimanale veloce e capillare sul territorio, senza coinvolgere gli apicoltori. Il Ministero della Salute c’ha pensato o ci sta pensando? Speriamo, ma di certo male non può fare suggerirlo. Magari mi sbaglio, e gli adulti che venivano ritrovati in primavera hanno deciso di fare un regalo agli apicoltori italiani ed europei suicidandosi.
Ma sapendo che lo scopo di ogni forma di vita è riprodursi, non ci scommetterei molto. Una volta un apicoltore di Zafferana, in procinto di ritirarsi, mi raccontò un aneddoto: aveva atteso per anni che l’apicoltore da cui aveva imparato a lavorare con le api gli spiegasse il segreto per eliminare la varroa. Un giorno, finalmente, si decise a rivelare il segreto: «Sebastiano» - disse l’anziano apicoltore – «ricordati sempre… …che la varroa c’è».
Può sembrare una “minchiata”, come diciamo in Sicilia, ma se ci si pensa bene, non è affatto così: quante volte gli apicoltori vengono presi in contropiede perché si illudono ci sia poca varroa, pensano si possa attendere per fare i trattamenti, e poi improvvisamente gli alveari collassano? Quante volte, dopo i trattamenti estivi o i blocchi di covata, si pensa di aver “pulito” le api, e ci si ritrova a settembre/ottobre di nuovo pieni di varroa?
Non voglio fare l’uccello del malaugurio, anch’io vorrei tanto che l'attacchina non si fosse insediata, ma credo sia molto più realista e produttivo trasmettere attraverso le pagine di Apitalia l’adagio del vecchio apicoltore di Zafferana, leggermente modificato: «ricordatevi… che l’Aethina tumida c’è». La differenza? «Non ci possiamo aspettare che “batta un colpo” da sola...».
Chi ha orecchi per intendere, intenda, e non mi riferisco soltanto ai colleghi apicoltori.
 
(by Ermanno De Chino - 22.07.2015)