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Il cacciatore di miele che stupisce Tony Blair
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Rare essenze monoflora da tutta Italia

C’è il miele di mandarino tardivo di Ciaculli, che è presidio Slow Food e combatte l’insonnia e l’ansia, il miele della spiaggia (i litorali sono quelli toscani di Camaiore, del parco di Migliarino e di San Rossore) che facilita la digestione ed è il preferito dal mondano premier britannico Tony Blair. E quello di erba medica, che ha tonificato anche gli atleti delle Olimpiadi torinesi. E ancora il miele ai limoni di Sorrento, che non è dolce ma in cambio è pieno zeppo di vitamina C. E quello siciliano di nespolo, rarissimo, soprattutto perché i giapponesi ne fanno regolarmente incetta.
Poi c’è quello di carrubo, antisettico, di fichi d’india, depurativo; di erica, antireumatico. O anche di timo, lupinella, girasole, corbezzolo, rosmarino, clementine di Rossano, marasca (una specialità triestina). E a seguire, tutti quelli che avrà scovato nel frattempo Tonino Strumia, fondatore e titolare della prima «mieloteca» d’Italia a Sommariva Bosco, nel Cuneese (ma l’idea sta facendo scuola, perché ne vogliono aprire anche una a Bologna). Nella «porta del Roero» - la definizione di Edoardo Raspelli ora accoglie i visitatori all’ingresso del Paese, sotto il cartello stradale - il miele ormai è di casa, tanto che nel maggio scorso gli hanno dedicato un festival, il primo, che ha avuto in grande successo e sarà replicato la prossima primavera. Ed è stata recentemente inaugurata anche la Strada del miele, 38 chilometri di dolcezza da Bra a Cisterna d’Asti, attraverso la dorsale delle Rocche.
Non a caso questo è anche il paese dove custodisce le sue «mandrie» Dario Pozzolo, noto come il «margaro delle api» perché sposta i suoi sciami da una valle all’altra, in cerca delle località migliori. Quanto c’è di più lontano dai mieli all’antibiotico di origine cinese che invadono subdolamente i mercati. Una qualità che, in occasione di «Terra Madre» hanno potuto apprezzare gli apicoltori arrivati qui dall’America Latina e dall’Africa. Ma questa notorietà è anche merito del signor Strumia, che «si dedica al Roero dal 1972å e negli ultimi anni ha fatto del miele l’obiettivo della sua attività di «trovarobe di cose buone».

«È una passione» spiega. «Leggo tutto quello che trovo sull’argomento, cerco, mi metto in contatto con i produttori. Adesso sono sulle tracce del miele di cipolla e di quello di radicchio. Ormai qui arrivano anche gli stranieri, alcuni hanno sentito parlare della mieloteca e sono curiosi. Cerco di trovare per ognuno il prodotto più adatto».
Perché si fa presto a dire miele, ma fra i monoflora ce ne sono tantissimi tipi, ognuno con il suo carattere e la sua vocazione. Per ogni varietà di miele - racconta Strumia - propongo una scheda informativa, che ne illustra le caratteristiche, i benefici e anche i possibili abbinamenti. Che non sono soltanto i formaggi, come si crede di solito, perché alcuni sono adatti ad accompagnare anche la trota alle mandorle o il ragù di carne». L’altra «fissazione» di Strumia è far sapere quanto può fare bene il miele: «Non è certo una medicina, ma può aiutare il benessere, in particolare quando si individua il tipo più adatto alle proprie esigenze».
 
(by CARLA RESCHIA - La Stampa 14/01/2007)