Attualità
Il mondo delle api a misura d'uomo
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
 
Nitrati
[Torna all'indice generale]
  
Pubblichiamo con piacere l'Editoriale di Cristina Micheloni, una delle colonne di AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica). Cristina ci dice che la questione ambientale non interessa, apparentemente, a nessuno. Ha ragione. Noi che ci occupiamo di api sappiamo bene quanto un ambiente pulito faccia bene alle nostre “amiche”. Gli apicoltori possono passare, in termini di residui, tanti guai da un cattivo stato dell'ambiente. La nostra Campagna “Liberi dai Veleni” - si può ancora firmarla sul sito di Apitalia – va proprio in questa direzione. L'ambiente non può essere visto semplificando, non si tratta di vietare qualche pesticida, ma di attuare una rivoluzione agricola con la filosofia del biologico. Chi lo dice è uno dei fondatori di questo movimento e ad oggi è deluso di come vanno le cose, soprattutto per le risposte che abbiamo avuto dalle Istituzioni di riferimento. Grazie Cristina
Massimo Ilari
Direttore Editoriale Apitalia


Tutti felici. Perché? A più di 20 anni dall'emanazione della Direttiva nitrati sembra si sia riusciti a preparare un dossier per dimostrare che i limiti proposti e/o la definizione delle zone vulnerabili non sia adeguata alle caratteristiche agricole e pedologiche del nostro paese.

Sulla questione ho almeno 2 perplessità:
non credo che i limiti né la zonizzazione siano errate o troppo restrittive, forse qualche aggiustamento è opportuno e si può fare ma non si può negare un problema reale, scientificamente misurato, e che coinvolge tutti i cittadini come quello della lisciviazione dei nitrati di origine zootecnica;
ma anche che fosse tutto da rifare, perché ci siamo arrivati 20 anni dopo? Forse che all'approvazione della direttiva CEE (al tempo c'erano ancora le 2 E) 91/676, i parlamentari italiani non frequentavano il parlamento europeo né le relative commissioni?
Cerco, invece, di interpretare: il problema nitrati è innegabile ma abbiamo cercato di mettere la testa sotto la sabbia per anni (infatti, la Direttiva è stata recepita in Italia solo nel 99 e sotto la spada di Damocle delle sanzioni per inadempienza); poi, costretti, si è realizzata la definizione delle zone vulnerabili, ma sempre con l'idea che poi, insomma, “combineremo in qualche modo”. Nel frattempo, si sono spese non poche risorse per ricerca, formazione e divulgazione, cosa che ha prodotto ottimi manuali di agronomia e di gestione dei reflui zootecnici e qualche dato scientifico in più a testimonianza di due cose: 1) che i nitrati sono un problema se i liquami non vengono gestiti in modo razionale; 2) che ci sono pratiche e tecniche applicabili in tutte le tipologie di aziende ed areali, che possono trasformare le deiezioni animali da “rifiuto pericoloso e costoso” in “risorsa”.

Nel biologico da anni si fa necessità virtù e le aziende zootecniche bio rispettano i limiti di apporto azotato di origine animale (che è in pratica tutto ciò che si usa in bio, visto che l'azoto di sintesi non è ammesso) su tutti gli areali, non solo nelle zone vulnerabili. Anche se nel caso dei bio si tratta di letame e non di liquame, materiale di migliori caratteristiche per l'uso agronomico e minori rischi ambientali.

Quindi, per quanto riguarda i nitrati i biologici (chi produce e chi consuma bio) sono in regola ed hanno fatto la propria parte, però pagheranno le sanzioni comunitarie come tutti i cittadini, visto che è ormai evidente che gli argomenti italici non reggono nella discussione europea. C'è una somiglianza con la vicenda delle quote latte, anche lì dopo tanto rumore la conclusione è stata pagare. E perché vicende analoghe ritornano? Forse perché la politica agricola (e anche quella ambientale in buona parte) non interessa più a nessuno? Perché non ci si è resi ancora conto che a Bruxelles si fanno delle norme che poi debbono essere rispettate e quindi non vale la logica molto nazionale del “combineremo poi in qualche modo?”

Intanto, paghiamo tutti e rischiamo di aprire il rubinetto e beneficiare di un fertilizzazione azotata gratuita quanto dannosa.
 
(by Cristina Micheloni - Bioagricoltura Notizie, newsletter@aiab.it - 31.01.2013)