Che cosa dire agli apicoltori che usano antibiotici? [Torna all'indice generale] |
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![]() «Direi di dimenticarsi della loro esistenza! Gli antibiotici vanno ad inquinare il prodotto. Inizialmente possono apparire come una soluzione ma nella realtà sono solo un palliativo che funziona fino ad un certo punto, in quanto maschera la patologia ma non la elimina! Non bisogna mai dimenticare che se l’ambiente è sano l’ape è in grado di trovare il suo “antibiotico” direttamente in natura. Bisogna invece lavorare per mantenere l’alveare forte e sano». Per quanto mi riguarda, penso che il miele se vuole fregiarsi del titolo di alimento d’eccellenza debba veicolare la sua immagine attraverso l’assenza di antibiotici. Ora, però, è giunto il momento, da parte delle autorità, di aiutare gli apicoltori, con tutti i mezzi scientifici a disposizione a centrare l’obiettivo. Non è più il momento di giocare solo a “Guardie e ladri” sbattendo sempre il “mostro” apicoltore in prima pagina. L’Apicoltore se non è meglio degli altri non deve essere raffigurato neppure come il peggio. Perché si continua a sanzionare l’apicoltore per 0,7 µg/kg di tetracicline se poi ci sono queste tabelle ufficiali? Leggiamole: Il ministero a tal fine ha precisato che, nell’attività di verifica dei laboratori, il valore di riferimento, di cui dovrebbero essere edotti anche i Nas, è quello dello “screening” come di seguito riportato: •Cloramfenicolo 0.3 µg/kg • Tetracicline 10 µg/kg • Sulfamidici 10 µg/kg • Streptomicina 10 µg/kg • Tilosina 5 µg/kg Il limite di azione dovrebbe essere applicato solo nel caso di superamento del livello di “screening”. Attendiamo risposte. |
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(by Massimo Ilari - Direttore Editoriale Apitalia) | |