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 Varroa
Lotta alla varroa con blocco di covata e celle reali aperte
 
di Giuseppe Morosin
 
Con il “Blocco Attivo” di covata viene tolta la regina per stimolare nelle api una speciale forza di rinnovamento, attraverso stimoli ormonali concentrati ad allevare una nuova regina partendo da larve, prelevate da madri autoctone di 3-4 anni con caratteristiche miglioratrici. Nella seconda parte dello Speciale si parlerà di Api-Cultura di territorio
 
In seguito alla sperimentazione illustrata sull’Apicoltore Veneto del n° 3/2011, ritengo utile completare alcune informazioni tecniche sui risultati ottenuti e sulla situazione attuale di invernamento delle famiglie che sono state oggetto della tecnica di “Blocco Attivo”  di covata, quindi è stata tolta la regina per stimolare nelle api una speciale forza di rinnovamento, con stimoli ormonali concentrati ad allevare una nuova regina partendo da larve, prelevate da madri autoctone di 3-4 anni con caratteristiche miglioratrici. Tutti i 50 alveari presi in considerazione sono stati regolarmente invernati, con una caduta finale di un numero limitato di varroe (da 0 a 10; media 4-5). C’è la speranza di rivederli regolarmente svilupparsi in primavera. Dico speranza, perché ormai siamo abituati a frequenti sorprese sul ciclo di vita delle nostre api.
A volte proprio quando ci sentiamo sicuri del nostro piano di lotta registriamo misteriose riduzioni della forza di alcune famiglie, con la necessità di riunirle o ripopolarle con preziosi nuclei di scorta.
Per questo serve la massima prudenza nello stabilire i risultati finali e ritengo che solo con la ripresa, a partire da febbraio, è possibile stabilire con certezza la forza e la reale capacità produttività di ogni singola famiglia.
Ciò nonostante, mi sento di confermare che questa tecnica allevatoriale è interessante e permette alle stesse api di esaltare i loro istinti naturali di difesa e pulizia oltre a molti altri aspetti favorevoli che possiamo così considerare:
Dalle diverse prove fatte conviene sicuramente orfanizzare l’alveare,  togliendo la regina madre, prima di inserire la cella reale aperta (cella in sviluppo, di 7-8 giorni di vita).
In questo modo ho notato che in tutte le famiglie si scatena un forte istinto di orfanità e sopravvivenza; tutte le operaie si attivano per garantire le migliori condizioni di nutrizione, allevamento e fecondazione della nuova regina e nello stesso tempo si scatena una super pulizia dei favi per permettere una abbondante deposizione di uova e, quindi, far riprendere la covata dopo il blocco durato 23-24 giorni.
E’ indispensabile mirare i trattamenti biologici antivarroa solo in assenza di covata chiusa e ripetere la copertura solo sugli alveari più infestati, dove si nota abbondante caduta.
Ci dobbiamo convincere che i trattamenti da soli non risolvono il problema, ma al contrario serve usare la tecnica giusta che aiuta l’ape a esprimere tutte le sue possibili difese naturali.
Con questo modo di operare viene intensificato e favorito, da parte dell’apicoltore, un accurato controllo sanitario delle famiglie, anticipando e bloccando pericolosi focolai di malattie (meglio prevenire che curare).
Otteniamo un abbattimento efficace e tempestivo della soglia d’infestazione di varroa pericolosa; con la possibilità di allevare api invernali integre, prive di ferite e con prolungata vitalità produttiva.
Possiamo rinnovare buona parte delle regine, attingendo da madri particolarmente qualitative, provenienti dal piano di selezione aziendale, scelte in genere tra quelle al 3°- 4° anno di vita. Sicuramente queste regine, unite alle loro operaie, sono riuscite a far sviluppare le famiglie, partendo da zero covata, 2 volte l’anno: in primavera e con il blocco di covata estivo, pertanto hanno dimostrato forza e longevità superiore alla media, rispetto tutte le altre.
E’ importante una attenta verifica della fecondità delle regine nel mantenere una adeguata deposizione pre-autunnale. Generalmente, un 10-20 % di regine deve essere sostituito per problemi vari che impediscono la regolare efficienza riproduttiva.
Anche in questo frangente l’apicoltore deve essere attento e tempestivo nel cambiare le regine ai primi sintomi di inefficienza o scarso affidamento.
Si tratta di una fase di sviluppo molto delicata e se passa troppo tempo le api operaie invecchiano e non sono più in grado di sostenere la nuova regina nel ripopolamento della precaria famiglia.
Preparazione ottimale delle famiglie all’invernamento ponendo attenzione nella gestione della nutrizione, mirata a stimolare o creare scorte, in base alle disponibilità nettarifere e pollinifere dei territori.
Riproduzione delle migliori regine del “parco api” disponibile e/o del territorio (grazie alla collaborazione e scambio con altri apicoltori della zona).
Cura e professionalità nel costruire il vivaio di scorta e rimonta.
Un concetto che continuo a divulgare e che di fatto costituisce la garanzia di conservare costantemente produttive il numero di famiglie che ogni apicoltore progetta di allevare. Il Vivaio interno, regine-nuclei, di fatto costituisce la garanzia di non restare mai senza api, ma anche nelle peggiori stagioni, mi permette di mantenere la regolare efficienza allevatoriale. Normalmente, ogni anno si producono più nuclei, rispetto le emergenze. Questi possono essere venduti o diventano prezioso ossigeno di rinforzo e pareggiamento  per le famiglie in vista della fioritura dell’acacia. Inoltre, dalla ripresa primaverile dei nuclei si possono individuare bene le regine di prima qualità, quelle che dimostrano una marcia in più sulla tenuta della covata e sull’equilibrio di crescità dell’alveare.
Sono convinto che stiamo assistendo a un cambiamento significativo nello stile di conduzione dei nostri apiari: oggi l’Apicoltura presenta sempre più l’esigenza di essere considerata e praticata come Api-Cultura, con la C maiuscola, e con tutto il significato che la nostra Associazione Regionale vuole valorizzare, attraverso la modifica statutaria e l’iniziativa intitolata:
“Innovazione Sostenibile, salutare-culturale-ambientale, consolidando l’Api-Cultura Biologica di Territorio” che ogni gruppo di apicoltori, dei singoli comuni, deve gestire come indicato nel documento allegato che manderemo a tutti i Sindaci del Veneto.
Per salvare e rilanciare l’Api-Cultura di territorio servono i contributi di idee, le attività di ricerca, sperimentazione, rilevazione, analisi, previsione negli ambiti socio-economico, scientifico-ambientali non solo di tutti gli apicoltori ma della società intera perché l’ape, per continuare a dare tutto quello che dà, ha bisogno di una contropartita di cui siamo tutti responsabili.
Ringrazio i Presidenti: Gianni Stoppa (Associazione Regionale Apicoltori del Veneto) e Giovanni Sella (Cooperativa Miele Veneto); gli esperti apistici; i giovani e tutti gli apicoltori che contribuiscono a mantenere a qualificati i livelli lezioni di apicoltura nei nostri corsi di permanente aggiornamento tecnico nelle diverse sedi provinciali della Regione Veneto.
 
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 4 tot.

Quattro famiglie producono le celle reali diquattro ceppi diversi (le preparo 1 - 2 giorni prima delle altre).

Traslarvo da madri autoctone in selezione o scelte nel territorio.

Il giorno seguente le celle accettate vengono inserite nelle famiglie orfane.

Dall'alto in basso: 1. Inserimento 2. Sviluppo 3. Nascita 4. Padronanza Tutto questo in 8-9 giorni.
 
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Scritto in data 02/02/2012 da Giuseppe Morosin
 
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