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Assistenza tecnica in apicoltura nel Lazio (I Parte)
 
di Alessandra Giacomelli*, Marcella Milito*, Marco Pietropaoli*, Antonella Comini*, Giusy Cardeti*, Antonella Cersini*, Valeria Antognetti*, Silvia Puccica*, Maria Eleonora Reitano**, Francesco Scholl*, Giovanni Formato*
 
Il presente lavoro, suddiviso in più sezioni tematiche, presenta i risultati del programma di Assistenza tecnica in apicoltura realizzato nella regione Lazio nell’estate 2010. Questa prima parte illustra i dati ottenuti dalla elaborazione dei questionari sottoposti all’attenzione degli apicoltori laziali grazie ai quali è stato possibile ottenere uno “spaccato” dell’apicoltura laziale che risulta particolarmente utile per chi opera nel settore apistico e desidera favorirne la crescita
 
Nella Regione Lazio, per l’anno 2010, l’Assistenza tecnica in apicoltura prevista dal Reg. CE 1234/2007 è stata coordinata e co-finanziata dall’Istituto Zooprofilattico delle Regioni di Lazio e Toscana (IZSLT) ed è stata realizzata con la partecipazione di ARSIAL (Agenzia Regionale Sviluppo e Innovazione Agricoltura Lazio), dell’Università degli Studi di Tor Vergata e delle associazioni di categoria (A.N.A.I. - LAZIO, A.R.A.L., Il Bugno Villico, ApiLazio, A.L.P.A. ed A.D.A.L.). Al progetto hanno aderito 66 aziende apistiche, tutte in possesso del codice aziendale.
L’Assistenza tecnica, i cui obiettivi sono riportati in Tabella 1, ha previsto diverse attività inclusa: la formazione dei tecnici apistici, la realizzazione di analisi di laboratorio, la somministrazione di questionari destinati a raccogliere informazioni sul tipo di produzione, sulle malattie denunciabili delle api, sui fenomeni di morie/ spopolamento registrati e sulle pratiche gestionali adottate in azienda.
E’ stato possibile formare gli apicoltori sia durante gli incontri in azienda che attraverso materiale didattico sulla normativa e le malattie delle api (Figura 1) che gli è stato consegnato.
Le analisi di laboratorio previste nel progetto sono state realizzate su diverse matrici e per le seguenti finalità:
api giovani per analisi morfometriche;
api bottinatrici per ricerca di Nosema spp. (N. apis e N. ceranae) e virus mediante PCR;
miele in barattolo per analisi residuali, sensoriali e melissopalinologiche.

Risultati ottenuti dall’analisi dei questionari

Vengono di seguito presentati i risultati ottenuti dall’elaborazione dei questionari:

1. Ubicazione degli apiari
La maggioranza degli apiari coinvolti era ubicata nella provincia di Roma (50%), seguita dalla provincia di Rieti (23,4%), dalle province di Viterbo e Frosinone (9,4%), mentre la provincia meno rappresentata è stata quella di Latina (7,8%) (Tabella 2).

2. Numero di apiari posseduti per apicoltore
La metà circa (53%) degli apicoltori possedeva un solo apiario; il 15,6% possedeva 2 apiari, il 12,5% possedeva 3 apiari, il 6,3%possedeva 4 apiari ed un ulteriore 6,3% ne possedeva 5. Solo il 1,5% degli apicoltori gestisce 7 apiari ed un altro 1,5% ne possiede 12 (Grafico 1).

3. Numero di alveari posseduti per apicoltore
Il 59,4% degli apicoltori possedeva fino a 30 alveari (nello specifico il 6,2% apicoltori possedeva fino a 5 alveari; il 12,5% possedeva da 6 a 10 alveari; mentre il 40,6% gestiva da 11 a 30 alveari), un valore leggermente inferiore rispetto al risultato del 68% ottenuto in un precedente progetto di assistenza tecnica laziale, risalente al 2003.
Il 25% degli apicoltori deteneva tra 31 e 100 alveari ed il 12,5% degli apicoltori possedeva più di 101 colonie (Grafico 2), dato nettamente superiore rispetto al precedente monitoraggio ottenuto con lo studio del 2003, in cui si evinceva che tale valore era pari al 10%.

4. Pratica il nomadismo
La pratica del nomadismo non è molto diffusa tra gli apicoltori laziali (9,4%). Come si può vedere dal Grafico 3 gli apicoltori nomadi seguono principalmente le fioriture dell’eucalipto (35%) e del castagno (20%); una certa rilevanza è registrata anche per l’acacia (10%), mentre le altre fioriture (kiwi, fiori spontanei delle zone montane, ciliegio, arancia, lavanda, trifoglio e girasole) rappresentano ciascuna il 5%. (Grafico 3).

5. Conduzione aziendale
Un’alta percentuale delle aziende apistiche, pari al 95,3%, è a conduzione familiare, mentre il lavoro dipendente e le comunità rappresentano ciascuna l’1,6% del totale (Grafico 4).

6. Commercializzazione dei prodotti apistici
Il 29,7% degli apicoltori pratica l’apicoltura per il solo autoconsumo (Grafico 5) e questo dimostra come l’attività apistica sia in grado di fornire un reddito integrativo al budget familiare regionale.

7. Attività di smielatura
L’87,5% degli apicoltori del Lazio smiela in proprio, mentre il 9,4% si avvale di laboratori appartenenti a terzi. Per quanto concerne invece il numero di laboratori di smielatura provvisti di regolare autorizzazione sanitaria, confrontando i dati ottenuti nel 2010 con quelli ottenuti nel 2003, è notevolmente aumentata la quantità di laboratori di smielatura provvisti di regolare autorizzazione: dal 15% del 2003 si è passati al 42% del 2010.

8. Indirizzo produttivo
Come è possibile vedere dal Grafico 6, il miele rappresenta il principale indirizzo produttivo degli apicoltori laziali (100%). Al tempo stesso, però, il 73,4% degli apicoltori sono dediti anche ad altre produzioni apistiche, soprattutto propoli (23,4%), cera (18,8%), polline (12,5%) e sciami (12,5%).
Rispetto all’ultimo sondaggio del 2003 si è assistito ad un notevole ampliamento delle potenzialità fornite da questo settore zootecnico, soprattutto per quanto concerne la produzione di sciami, polline e propoli.

9.Tipi di mieli prodotti per apicoltore
Il 49,2 % degli apicoltori produce un solo tipo di miele, il 16,4% produce due diversi tipi di miele, il 21,3% produce tre diversi tipi di miele ed il 13,1% produce più di tre tipi di miele.

10. Tipi di mieli prodotti nel Lazio
Anche se nel territorio laziale (Grafico 8) il miele millefiori viene prodotto dal 93,8% delle aziende apistiche intervistate, il 23,4% degli apicoltori sceglie di produrre, quali mieli monoflora, soprattutto il castagno (23,4%) e l’acacia (23,4%); leggermente inferiore (20,3%) il miele di eucalipto e di melata (14,1%).

11. Attività di impollinazione
Dai questionari somministrati agli apicoltori si evince come l’attività di impollinazione sia poco praticata nel territorio regionale (12,5% degli apicoltori intervistati), sebbene tale valore sia praticamente raddoppiato rispetto al 2003 (6%).

12. Adozione delle buone pratiche apistiche (BPA)
In Tabella 3 è riportata in maniera sintetica la situazione nel Lazio per quanto concerne l’applicazione delle buone pratiche apistiche (BPA).
Il 12,5% degli apicoltori continua ad allevare famiglie di api con arnie a fondo fisso. Maggiore attenzione viene prestata alla manutenzione delle arnie, attività realizzata dal 92,2% degli apicoltori, mentre il 34,4% degli apicoltori non sostituisce i favi del nido con la dovuta regolarità. Inoltre il 46,9% degli apicoltori non rinnova mai le proprie regine e solo il 31,3% lo realizza ogni 2 anni. Il 57,8% degli apicoltori preferisce non impiegare l’apiscampo per allontanare i melari dalle famiglie mentre l’85,9% utilizza l’escludiregina. Per quanto concerne la marcatura delle regine, la maggior parte degli apicoltori (67,2%) non marca la regina.
La pratica di allevare api regine proprie, senza acquistarle da altri apicoltori, è piuttosto diffusa (65,6%) nella Regione Lazio (Grafico 9) e questo tutela in parte il patrimonio genetico autoctono regionale.
Il 34,4% degli apicoltori intervistati nutre le famiglie con miele rischiando così di trasferire malattie infettive (es. peste americana) alle api ed il 16,7% degli apicoltori somministra ai propri alveari miele di terzi. Solo il 56,3% degli apicoltori gestisce la sciamatura ricorrendo alla preventiva divisione delle famiglie; questo comporta non pochi problemi connessi al recupero degli sciami. Negli ultimi anni è cresciuta rispetto al 2003 la percentuale di allevatori che si rivolgono a laboratori specializzati per la diagnosi delle patologie apistiche (20,3%) o per la ricerca di residui chimici (32,8%), valori nettamente superiori al valore rilevato nel 2003 (3% in tutto) (Tabella 3).

13. Adempimenti normativi
La legge N.313/2004 regola le distanze che devono essere rispettate tra un apiario e le strade ed i confini di proprietà. Per quanto riguarda il rispetto delle distanze degli apiari dalle strade di pubblico transito è emerso che il 76,7% è ubicato correttamente, mentre il 23,4% si trova ancora a distanze insufficienti. Per quanto riguarda invece i confini di proprietà, l’81,2% degli allevamenti è situato a più di 5 metri dalla proprietà confinante. Nel Lazio il rispetto delle norme di legge in materia di apicoltura risulta ancora carente soprattutto per quanto concerne le operazioni di registrazione.
Tra gli obblighi normativi previsti, a prescindere dall’ammontare del patrimonio apistico posseduto, il registro di consistenza dell’apiario viene in realtà detenuto dal 43,7% degli apicoltori. Poco più della metà degli apicoltori intervistati (56,2%) detiene il registro dei trattamenti; dobbiamo però tener presente che, avendo il 30% di essi dichiarato di allevare per esclusivo autoconsumo e non essendo tale regime produttivo soggetto alla tenuta del succitato registro, la condizione di non conformità è limitata al 13,8% degli apicoltori esaminati.
Proseguendo con il questionario, si osserva che il registro delle analisi è detenuto dal 32,8% degli apicoltori, quello degli alimenti somministrati alle famiglie di api solamente dal 25% di essi e che una bassa percentuale (pari al 15,6%) utilizza regolarmente il modello 4 previsto nel Lazio per il trasferimento delle famiglie (Grafico 10).
Solo il 46,9% degli operatori identifica i propri alveari con il codice aziendale sulle arnie (Grafico 11), come invece sarebbe previsto dalla normativa regionale. Una percentuale ancora minore di apicoltori (43,8%) procede con la numerazione progressiva delle arnie possedute (Grafico 12), sempre come previsto dalla normativa regionale.

Considerazioni e conclusioni

In conclusione è possibile affermare che si sta assistendo ad una maturazione dell’apicoltura laziale rispetto al 2003, a partire da una maggiore attenzione degli allevatori ad una produzione più varia e mirata per ottenere mieli monoflora di qualità che soddisfino precise richieste del consumatore.
Ciononostante, sono ancora auspicabili ulteriori progressi riguardo una maggior applicazione delle buone pratiche apistiche (BPA).
L’impollinazione nel Lazio rappresenta una attività ancora limitata a determinate aree caratterizzate da agricoltura intensiva e l’indirizzo produttivo relativo alla pappa reale, al polline ed alla produzione di sciami dimostra ancora potenzialità inespresse.
Infine, sforzi devono ancora essere attuati per favorire una maggiore aderenza degli apicoltori alle normative sanitarie in genere ed in particolare a quelle relative alla registrazione ed alla regolarizzazione delle attività di smielatura. Tale obiettivo può essere attuato attraverso una crescente sensibilizzazione degli apicoltori e dei Servizi Veterinari delle Aziende ASL e degli Istituti Zooprofilattici in una collaborazione sempre più stretta e proficua.

Ringraziamenti

Si ringrazia l’Assessorato all’Agricoltura per il co-finanziamento del progetto, tutte le Associazioni di apicoltori della Regione Lazio per la collaborazione attiva al progetto ed il Comitato Veterinario Apistico del Lazio (COVAL) per la messa a punto dei questionari somministrati agli apicoltori.
 
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 15 tot.
Figura 1
Pubblicazioni realizzate ad hoc per la formazione degli apicoltori laziali.
Tabella 1
Tabella 2
Grafici 1 (a sinistra) e 2 (a destra)
Grafico 1. Numero di apiari posseduti per apicoltore. Grafico 2. Numero di alveari posseduti da ogni apicoltore (%).

Grafico 3. Fioriture seguite con il nomadismo.

Grafico 4. Tipologia di conduzione delle aziende apistiche.

Grafico 5. Numero di apicoltori dediti alla commercializzazione dei prodotti apistici (%).

Grafico 6. Indirizzo produttivo delle aziende apistiche aderenti al piano (%). Per la corretta interpretazione del grafico, è necessario considerare che uno stesso apicoltore può contemporaneamente produrre diversi prodotti dell’alveare.
Tabella 3

Grafico 7. Tipologie di mieli prodotti per apicoltore

Grafico 8. Tipologia di conduzione delle aziende apistiche.

Grafico 9. Rimonta interna di regine.

Grafico 10. Adeguamento degli apicoltori alle registrazioni previste dalla normativa.

Grafico 11. Identificazione degli alveari con codice aziendale.

Grafico 12. Identificazione degli alveari con codice aziendale.
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 27/04/2011 da Alessandra Giacomelli*, Marcella Milito*, Marco Pietropaoli*, Antonella Comini*, Giusy Cardeti*, Antonella Cersini*, Valeria Antognetti*, Silvia Puccica*, Maria Eleonora Reitano**, Francesco Scholl*, Giovanni Formato*
*Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana **Azienda USL RM/H
 
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