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 Prevenzione
Pericolo obesità
 
di Loredana Marinaccio
 
Nel nostro Paese più di un milione di bambini tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso o obeso. Non c’è da stare allegri per un comportamento che accade nel Paese della “Dieta Mediterranea”. E’ giunto il momento di riscoprire le 5 porzioni al dì di frutta e verdura, cereali, legumi, poca carne e zuccheri. E tanto miele
 
Merendine, snack golosi, succhi di frutta, ma anche hambuger e patatine fritte. E poi bevande gassate e dolciumi, in gran quantità. In più c’è la vita sedentaria: tutto il giorno davanti alla tv, al computer o alla play station.
Risultato: oggi sono più di un milione i bimbi italiani tra i 6 e gli 11 anni con i chili di troppo. In particolare ogni 100 alunni di terza elementare, 24 sono in sovrappeso e 12 obesi: un problema che coinvolge oltre un piccolo su tre.
La fotografia è stata scattata grazie al progetto «Okkio alla salute», un’indagine condotta in 2.610 classi di 18 regioni italiane dal ministero del Welfare. Un lavoro coordinato dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Miur e con la partecipazione dell’Istituto nazionale di ricerca e nutrizione.
L’indagine rappresenta la prima mappa nazionale di sovrappeso e obesità nei bambini italiani. Uno studio che ha coinvolto circa 46 mila studenti in 2.610 scuole elementari. Tante le differenze tra nord e sud d’Italia. A stabilire un tasso di obesita record, pari al 21% contro la media nazionale del 12% è la Campania, mentre il primato in positivo spetta al Friuli Venezia Giulia, con un 4%.
Ad allarmare di più gli specialisti anche il fatto che le mamme italiane sembrano vedere di buon occhio guance floride e girovita allargato dei loro figli. Ben quattro madri su dieci con bimbi in sovrappeso infatti, non ritengono che il piccolo di casa abbia un problema di questo tipo.
Eppure i danni fisici derivanti dai chili di troppo sono evidenti. Il 25% dei bimbi obesi è già a rischio di malattie cardiovascolari e può sviluppare malattie come il diabete, problemi cardiaci e tumori. Tanto è vero che i ragazzi di questa generazione, per la prima volta nella storia, rischiano di avere una vita più breve dei propri genitori.
La colpa è anche dei modelli sociali e comportamentali che la nostra società trasmette.
Perchè le abitudini alimentari scorrette sono indotte, molto spesso dalla pubblicità, proprio quella più accattivante.
E allora contro l’obesità infantile si mobilita anche Altronconsumo, l’associazione indipendente di consumatori, sostenendo la proposta di Consumers International - l’organizzazione mondiale dei consumatori di cui è membro - perché si adotti in sede di Organizzazione mondiale della sanità un Codice internazionale di autoregolamentazione sulla pubblicità di alimenti e bevande destinate ai più piccoli.
La finalità del Codice è quella di prevenire i danni alla salute e le conseguenze economiche e sociali legate al consumo di cibi ipercalorici e allo stesso tempo di promuovere il concetto di marketing responsabile. In particolare viene chiesto al governo di difendere i bambini: sostenendo, nelle sedi opportune, l’adozione del Codice e impegnandosi ad applicarlo nel nostro Paese; incrementando l’educazione alimentare tra le materie di insegnamento dalle scuole; promuovendo il consumo di frutta e verdura con campagne pubblicitarie animate da cartoni e personaggi famosi.
Tanti i no contenuti nella petizione, consultabile sul sito www.altroconsumo.it.
Il primo no è contro il bombardamento pubblicitario di cibi non salutari - troppo ricchi di grassi, zucchero o sale- in radio o tv tra le 6 e le 21.
Un altro diniego va al marketing e alla pubblicità di prodotti non salutari attraverso i nuovi media: internet e sms. Un terzo no è alla promozione del cibo non salutare nelle scuole; un altro stop va al ricorso a regali gratuiti, giocattoli, collezionabili, per la pubblicità di alimenti non salutari che attirino l’attenzione dei bambini. Infine un ulteriore pollice verso, contro l’uso di personaggi famosi, cartoni animati e celebrità per incentivare la vendita dei prodotti non salutari.
Un esempio su tutti? I cereali della prima colazione dei ragazzi: contengono zuccheri per il 33%, grassi sino al 14% e sale in percentuali molto alte. Troppo per essere presentati come l’alimento sano per iniziare la giornata.
Eppure è così su tutti i mercati del mondo: dall’Australia alla Danimarca, dal Perù alle isole Fiji, passando per Russia e Corea del Sud.
Lo dimostra un test comparativo in 32 paesi realizzato dalle associazioni indipendenti dei consumatori: per l’Italia, proprio da Altronconsumo che ha preso in esame 20 cereali dei prodotti di marca (Kellogg’s e Nestlè) e quelli con marchi della catena di distribuzione (da Auchan a Carrefour, da Coop a Esselunga).
 
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 24/11/2008 da Loredana Marinaccio
 
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