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 L'opinione
Le api a rischio estinzione
 
di Massimo Ilari e Alessandro Tarquinio
 
Le Api scompaiono. Ora, massicciamente, negli Usa. Ma in Italia non c’è proprio da stare allegri. La colpa? Di un insieme di fattori tra i quali si segnalano numerosi principi attivi di origine chimica utilizzati a piene mani in agricoltura convenzionale. Pubblichiamo dopo la nostra Campagna per la Salvaguardia dell’ape un servizio del Velino, Agenzia Nazionale Quotidiana di Politica Interna ed Estera con sede a Roma.
 
In alcune aree degli Stati Uniti come Apitalia ha già ampiamente documentato, vedi la rubrica Attualià, www.apitalia.net, e gli editoriali di Apitalia di marzo e aprile 2007, n.565 e 566, sta sparendo il 90% del patrimonio apistico. L’improvvisa quanto misteriosa scomparsa delle api pone in piena luce il ruolo cruciale che le api svolgono nella lunga catena che porta la frutta e la verdura sulle nostre tavole. Un lavoro incalcolabile quello che portano avanti le Api e gli Apicoltori, due figure bistrattate dalle Istitutizioni e dalle Associazioni apistiche. I ricercatori statunitensi per caratterizzare questa nuova sindrome parlano di “Disturbo da dissolvimento della colonia”, CCD. Affermano che le api muiono per la stanchezza o perché disorientate e finiscono per l’esporsi al freddo fino a morire. Ma può essere che muoiano, siamo più inclini a credere a ciò che stiamo per affermare, perché stressate e indebolite dall’impiego eccessivo di pesticidi che si fa nell’agricoltura convenzionale. Da ottobre 2006 a febbraio 2007 negli Stati Uniti si è dissolto circa il 60% del patrimonio apistico e in alcune aree si è arrivati addirittura al 90%. Il rischio non è solo per il miele, per quanti lo amano e per il reddito degli apicoltori, potremmo non vedere più meli, peri, susini, ciliegi, albicocchi, cavoli, rape, ravanelli, asparagi, cipolle, erba medica, trifoglio, veccia, fava, lupinella, solo per portare qualche esempio. Anche la Varroa ha inferto un duto colpo al loro apparato immunitario, duro colpo che è stato rafforzato dall’uso scriteriato di sostanze chimiche per combattere il temibile acaro. Qualcuno in giro va strombazzando di cambiamenti climatici: considerazioni che non fanno fare un passo avanti al problema. Dunque, si può dire che anche in casa nostra la situazione in cui versano gli alveari è disastrosa. Come che sia, siate certi, al di là delle banalità che qualcuno continua a portare avanti, ci impegneremo sempre più a contrastare un fenomeno così pericoloso e che rischia di far scomparire l’Apicoltura e l’Ambiente. Chi vuole essere della partita troverà ampio spazio su Apitalia e sarà nostro compagno di viaggio per la Campagna a tutela delle Api che abbiamo avviato di recente.
Cari Apicoltori non si tratta di aver garantito un telaino con grosso dissolvimento di fondi pubblici, si tratta di diventare protagonisti, in prima persona e senza intermediari, del mestiere di Apicoltore. Autorità è il momento che vi informiate di più in campo apistico, parlando direttamente agli apicoltori e dribblando quei filtri associativi che sono fuori tempo. E’ giunto il momento delle scelte, per avere un raccolto domani.
«E’ finito il momento delle strategie politiche e di bandiera. Il pericolo è estremamente serio e se non si trovano subito le contromisure diverrà ampiamente vera la celebre frase di Albert Einstein: “se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra all’uomo non rimarrebbero che 4 anni di vita”. Proprio per questo l’Anai, sta attuando un piano di monitoraggio ambientale sull’intero territorio nazionale da presentare alle Istituzioni. Ai servizi veterinari vorrei ricordare che non è proprio il caso di utilizzare gli apicoltori come capro espiatorio di una situazione che come vediamo ha altre e pericolose origini. Per fare il punto sulla situazione l’appuntamento per gli apicoltori del Centro – Sud è a Corato, in Puglia, il 28-29 aprile 2007, dove si farà il punto sulla situazione in una due giorni dal tema: Difendere l’Ape per Difendere l’Ambiente e il Consumatore. Il Convegno è organizzato dall’Apai, la nostra Associazione locale» afferma con forza Sergio D’Agostino, Presidente dell’ANAI, Associazione Nazionale Apicoltori Italiani.

Moria delle api: i ministeri competenti non potevano non sapere
Dal Velino. “A noi non risulta alcuna domanda di sospensione cautelativa dell’imidacloprid e nessuna ricerca è in corso sulla moria di api”. Questo è quanto dichiara al Velino Sivio Borrello, Direttore Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione del ministero della Salute. Numerose università e istituti specializzati hanno dichiarato, nei giorni scorsi, di aver avviato ricerche di laboratorio e di campo sulla crescente moria di api che ha ridotto del 50 per cento gli alveari italiani. Studi di laboratorio hanno verificato l’alta tossicità nei confronti delle api dell’imidacloprid, sostanza attiva di pesticidi e concianti per le sementi come il Gaucho della Bayer. Sono ancora in corso invece studi di campo su tutto il territorio nazionale per determinare la responsabilità di questa sostanza attraverso un approccio multifattoriale. La rapida degradazione però dell’imidacloprid rende molto difficile un riscontro tecnico chiaro. “Sostanze come l’imidacloprid, il fipronil o il tiametoxan – ha dichiarato giorni fa al Velino Franco Mutinelli, Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie (Izsv) – hanno una velocissima degradazione che non permette a noi ricercatori di rilevarne la presenza sulle api. Spesso riceviamo una segnalazione dagli apicoltori, ci viene mandato un campione da analizzare ma i residui della sostanza sono già scomparsi”. La sostanza in questione agisce, anche in piccolo dosaggio, sul sistema nervoso dei preziosi insetti non permettendo loro di trovare la strada di ritorno per l’alveare.
Claudio Porrini, ricercatore alla facoltà di Agraria dell’università di Bologna ha dichiarato sempre al VELINO il 23 marzo: “Dopo una serie di ricerche finanziate dalle regioni, dai ministeri e dagli enti locali abbiamo realizzato, qualche anno fa, un questionario da sottoporre agli apicoltori per meglio capire sul campo la dinamica di questa moria sempre più preoccupante. Dai dati ottenuti emerse che lo spopolamento coincideva con le zone a coltivazione di mais nelle quali era usato il Gaucho della Bayer, un conciante per le sementi il cui principio attivo è l’imidacloprid. In collaborazione con l’università di Udine avviammo una ricerca dalla quale risultò che le macchine seminatrici pneumatiche disperdevano in aria parte della sostanza attiva del Gaucho che ricadeva sulle piante e sui fiori diventando così una trappola mortale per le api”.

Borrello dal ministero della Salute, da parte sua, spiega al Velino quanto segue: “Nel caso in cui ci sia una moria di api gli istituti referenti hanno il dovere di segnalarlo al ministero della Salute. Noi non abbiamo mai ricevuto alcuno studio pubblico e privato al riguardo. Siamo a disposizione per valutare ogni informazione che ci viene comunicata e porteremo l’imidacloprid alla prossima riunione del comitato dei fitofarmaci a maggio. Se gli istituti di ricerca hanno sbagliato indirizzo - aggiunge Borrello - non è colpa del ministero della Salute”. Porrini aveva affermato giorni fa: “In seguito alle sperimentazioni effettuate in laboratorio che evidenziarono gravi problemi alle api in dosaggi minimi, ritenuti dalla Bayer superiori a quelli effettivamente presenti nelle aree dedicate all’agricoltura, inviammo a novembre del 2003 congiuntamente all’Istituto nazionale di apicoltura, una richiesta di sospensione cautelativa del Gaucho al servizio fitosanitario dell’Emilia Romagna e per conoscenza alla divisione fitosanitaria, fertilizzanti e delle sementi del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali”.
Non c’è che dire un quadro a tinte fosche e che conferma le numerose segnalazioni che Apitalia riceve ogni giorno da tutta Italia. Ad esempio, nell’ultimo mese dalla zona di Maccarese (zona agricola sul litorale di Roma) numerose apicoltori sono venuti a trovarci con le mani fra i capelli, segnalando lo sterminio dei loro alveari. Sotto accusa sempre pericolose sostanze di sintesi chimica utilizzate in agricoltura convenzionale.
Ma vediamo quanto Franco Mutinelli aveva dichiarato qualche settimana fa al Velino: "Come Istituto zooprofilattico delle Venezie abbiamo inviato nel 2003 una richiesta di sospensione di questi prodotti alla divisione fitosanitaria, fertilizzanti e delle sementi del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) ma non abbiamo mai avuto risposta. Anche altre associazioni attive a livello nazionale sulla questione delle api hanno inviato richiesta di sospensione al ministero ma anche in quei casi non vi è stata risposta alcuna. A livello regionale c’è stata un’attivazione in seguito a numerose richieste e segnalazioni ma nella pratica non vi stato alcun seguito". Maurizio Desantis, dirigente dell’ufficio qualità prodotti agroalimentari divisione fitosanitaria, fertilizzanti e delle sementi del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), peraltro al Velino spiega di non aver fino ad oggi mai visionato tali documentazioni. Anche se è vero che Desantis è al ministero solo da dicembre dello scorso anno. Ad ogni modo, afferma, non rientra nelle competenze del dicastero delle Politiche agricole e forestali la sospensione di sostanze tossiche presenti nei farmaci: “In quasi tutti gli stati membri dell’Ue è il ministero dell’Agricoltura ad avere la competenza istituzionale delle sostanze attive contenute nei fitofarmaci. In Italia non è così. Il Mipaaf non può prendere decisioni sulla tossicità dei prodotti. Noi possiamo solo, quando interpellati, stabilire l’impatto tecnico di un prodotto sul settore agricolo. Non abbiamo voce in capitolo ed è sbagliato chiedere a noi la verifica della sostanza”.
A scandalizzarsi invece del fatto che i ministeri competenti siano all’oscuro della questione è Francesco Panella, presidente dell’Unione nazionale apicoltori (UNAAPI): “Se consideriamo - dice al Velino - che l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie è l’Istituto referente del ministero della Salute, è curioso che quest’ultimo non sia a conoscenza di alcuna ricerca sulla moria di api. Questa è la dimostrazione della sconnessione che c’è tra i servizi sanitari italiani e l’attuale stato degli allevamenti apistici italiani. A tutto questo va aggiunta una normativa vetusta e assolutamente inadeguata e fondata su presupposti totalmente infondati e superati”. E non meno scandalizzato per le parole rilasciate da Borrello (ministero della Sanità) è Franco Mutinelli: “Se uno vuole le cose le vede. Se non le vuole vedere è un’altra cosa. Evidentemente quello dell’apicoltura è un settore al quale il ministero della Salute non è interessato anche se è di sua competenza. Borrello – ha concluso Mutinelli – non è ben informato”.
(esp)

il Velino - Agenzia nazionale quotidiana di politica interna ed estera, cronaca, cultura, economia e finanza. Via del Tritone, 169 - 00187 Roma.
www.ilvelino.it
 
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 05/04/2007 da Massimo Ilari e Alessandro Tarquinio
 
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