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 Varroa
BioLetalVarroa® un’efficace arma nella lotta all’acaro
 
di Franco Mutinelli*, Alessandra Baggio*, Angelo Cattapan**
 
Da oltre vent’anni la varroa minaccia il patrimonio apistico del nostro Paese. Ad oggi sono sul mercato diversi farmaci e principi attivi capaci di assicurare il controllo dell’infestazione, senza, però, centrare l’eliminazione completa del parassita. Ecco l’esperienza condotta con il BioLetalVarroa® da Angelo Cattapan dell’Associazione Produttori Miele del Veneto in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie che apre interessanti scenari
 
INTRODUZIONE

Il controllo della infestazione da Varroa destructor Anderson & Trueman 2000 costituisce, a tutt’oggi, una incombenza inevitabile per l’apicoltore, indipendentemente dal numero di alveari gestiti, dalla produzione e dal livello di professionalità. Infatti, solo con l’esecuzione di due trattamenti antivarroa all’anno, secondo le indicazioni tecniche attualmente disponibili (un trattamento in presenza di covata dopo la smielatura principale ed uno in assenza di covata) è effettivamente possibile proteggere il patrimonio apistico da questo parassita.
E’ evidente quindi che, rispetto al passato, i trattamenti contro la varroasi delle api sono diventati parte integrante della tecnica apistica e della gestione sanitaria degli alveari. Non è pensabile fare apicoltura senza adeguati interventi per il controllo della varroasi. Infatti, nell’arco di una sola stagione attiva, le colonie non trattate sono destinate ad indebolirsi e a morire.
Si è reso necessario quindi, fin dalla prima comparsa dell’acaro Varroa sul territorio nazionale nel 1981, lo sviluppo e la messa a punto di tecniche di intervento contro questo parassita. Ad oggi, sono disponibili alcuni farmaci e principi attivi in grado di assicurare il controllo dell’infestazione, senza tuttavia poter ottenere l‘eliminazione completa del parassita dall’alveare. Proprio questa presenza continua dell’acaro rappresenta una costante minaccia per l’apicoltura e determina la necessità di un’attenzione particolare da parte degli addetti al settore.
Numerosi sono gli studi condotti su questo argomento nel corso degli anni che hanno portato alla messa a punto di trattamenti compatibili con la sopravvivenza degli alveari da un lato e con la salubrità delle produzioni dall’altro. Non va infatti dimenticato che le api sono a tutti gli effetti classificate fra le specie animali che producono alimenti destinati all’uomo. Di conseguenza l’applicazione di trattamenti farmacologici può avvenire solo nel rispetto della normativa specifica riguardante sia il farmaco veterinario sia i possibili residui derivanti dal suo utilizzo (Reg. CE 2377/90 e s.m.i., D. Lgs. 158/06, D. Lgs 193/06).
Particolare attenzione è stata da sempre rivolta a principi attivi cosiddetti “naturali” o più propriamente a basso impatto inquinante sull’alveare (api e produzioni). Fra questi, gli oli essenziali (timolo)e gli acidi organici (acido formico, acido lattico, acido ossalico) sono stati studiati in modo particolare per l’efficacia nei confronti dell’acaro Varroa, la tollerabilità da parte delle api ed i limitati o assenti effetti inquinanti sulle produzioni.
Fra gli acidi organici, l’uso dell’acido ossalico è stato introdotto in Germania già nel 1994 (Radetzky et al., 1994) e si è rapidamente esteso, con diverse metodiche di applicazione (spruzzato, gocciolato, sublimato), sia in Italia sia in altri stati (Mutinelli et al., 1997; Nanetti et al., 2003; Marinelli et al., 2004; Rademacher e Harz, 2006), costituendo ad oggi il principio attivo più diffuso per il trattamento invernale (in assenza di covata).
Nella presente sperimentazione ci si è proposti di verificare l’efficacia nei confronti di Varroa destructor di un trattamento con acido ossalico somministrato mediante un apposito apparecchio per la sublimazione denominato BioLetalVarroa®.
Questo apparecchio è provvisto di un ventilatore che determina la diffusione attiva dei microcristalli prodotti dalla sublimazione all’interno dell’alveare. Inoltre, la somministrazione dell’acido ossalico avviene preferibilmente attraverso una apertura posta sul lato posteriore dell’arnia. Questi due aspetti caratterizzano in modo particolare questo nuovo strumento in quanto
secondo la procedura standard di applicazione dell’acido ossalico mediante sublimazione basata sull’utilizzo dell’apparecchio denominato Varrox, la diffusione dei fumi prodotti dalla sublimazione all’interno dell’alveare avviene in modo passivo inserendo l’apparecchio attraverso la porticina dell’alveare, posta sul lato anteriore dello stesso.
Nonostante l’uso dell’acido ossalico sia raccomandato per il controllo della varroasi nel periodo di assenza di covata, come sopra specificato, l’elevata efficacia e la praticità della somministrazione hanno spinto per un suo utilizzo anche in stagione attiva, compensando, per quanto possibile la presenza della covata, con una ripetizione delle somministrazioni (una volta ogni 5,5 - 6 giorni, per tre volte).
Si è deciso quindi di valutare l’applicazione dell’acido ossalico sublimato mediante l’apparecchio BioLetalVarroa® in presenza di covata, secondo il protocollo di seguito indicato.
Detto protocollo è basato sulle indicazioni del Gruppo europeo per la lotta integrata alla varroasi.

RISULTATI

In Tabella 1 è riportato il numero di acari caduti in seguito ai trattamenti con acido ossalico sublimato e al trattamento di controllo. Nell’ultima colonna è presentata la percentuale di efficacia ottenuta nel controllo della varroasi impiegando il metodo testato.
Nel Grafico 1 si evidenzia ulteriormente il contributo dato da ogni singolo trattamento nel controllo della varroasi che mediamente si è attestato attorno al 28,7%.
Sul piano della forza le famiglie trattate erano omogenee fra loro e composte da 7 favi coperti da api. Al momento dell’applicazione dei trattamenti, la temperatura esterna era pari a 35°C durante la prima somministrazione, mentre risultava pari a 23°C nelle due prove successive. A causa dell’elevata temperatura, durante il 1° trattamento il predellino di volo è stato lasciato aperto. In Tabella 2 sono presentati i dati meteorologici essenziali (temperatura ed umidità relativa minima e massima) relativi ai mesi in cui si è svolta la sperimentazione.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Premesso che la somministrazione di acido ossalico per sublimazione è un metodo sviluppato per una singola applicazione su colonie prive di covata e che la somministrazione di acido ossalico gocciolato in stagione attiva (su colonie con covata) è risultata poco tollerata da parte delle api, dai risultati ottenuti con questa sperimentazione che è stata eseguita in stagione attiva, si può concludere che:
l’efficacia acaricida ottenuta è stata soddisfacente ed associata ad una bassa variabilità dei risultati (media = 91,4; min 84,2 - max 96,6), tenuto conto che le applicazioni sono state effettuate in alveari con covata all’interno della quale gli acari sono protetti e non sono in alcun modo danneggiati dal trattamento;
i dati ottenuti sono incoraggianti rispetto a quelli ottenuti in precedenti sperimentazioni in cui l’efficacia acaricida di una soluzione zuccherina di acido ossalico gocciolato applicata in condizioni molto simili alla presente prova, era risultata essere pari al 63% ed al 56% nel 1997 e nel 2002, rispettivamente;
i trattamenti sono stati ben tollerati da parte delle api a differenza delle somministrazioni di acido ossalico gocciolato applicato nelle stesse condizioni. Infatti, in nessun alveare sotto trattamento si sono registrati fenomeni di intolleranza, come fuoriuscita delle api dall’alveare, abbandono dell’alveare, morte di api regine e più in generale di api;
gli alveari utilizzati nella presente sperimentazione sono ad oggi ancora presenti ed oggetto di ulteriori osservazioni.
A fronte delle prestazioni positive di questo metodo si devono però considerare, oltre alla necessità di disporre dello specifico apparecchio BioLetalVarroa®:
la manualità ed i tempi di somministrazione connessi al suo utilizzo possono costituire dei limiti pratici alla diffusione del metodo “per sublimazione”;
se da un lato la somministrazione di acido ossalico sia per gocciolamento sia per sublimazione non determina una residualità nel miele, una limitazione a questo tipo di applicazione potrebbe derivare dalla presenza all’interno dell’alveare di microcristalli di acido ossalico che si depositano nelle varie parti dell’arnia e che in seguito a manipolazione, possono diffondersi nell’aria e così essere inalati dall’apicoltore nei successivi 10-12 giorni.
A tale proposito, si ricorda che la somministrazione di qualsiasi prodotto per il controllo della varroasi richiede l’adozione delle necessarie misure di sicurezza da parte dell’operatore attraverso l’utilizzo di idonei dispositivi individuali di protezione. Nello specifico dell’acido ossalico somministrato mediante sublimatore è infatti raccomandato l’uso di guanti e di idonea maschera protettiva.
 
MANUTENZIONE DEL “BioLetalVarroa®”
• Tenere pulito lo scodellino da impurità e pulire il bassorilievo al centro dello stesso.
• Controllare che la batteria sia ben carica; se si devono trattare più di 50 famiglie, essa non deve avere meno di 400 A di accumulo.
• Non raffreddare mai l’apparecchio in acqua.
• Controllare l’uscita del diffusore (deve essere 3 mm) e l’allineamento orizzontale scodellino-base dell’apparecchio.
• Se si deve pulire lo scodellino durante i trattamenti spegnere l’apparecchio.
• Soffiare attraverso i 5 fori sul retro (con pressione minima 0,5-1 atm) per la pulizia interna, ogni 300-400 famiglie trattate.

VERIFICA DELLE TEMPERATURE DI FUNZIONAMENTO DEL “BioLetalVarroa®”
• La batteria è sempre stata sotto controllo di tensione, 12-12,5 V.
• Partendo dalla 2a sublimazione l’apparecchio è a 170-175°C prima di mettere la dose di acido ossalico, dopo scende bruscamente a 95-100°C, iniziando a sublimare.
• Durante la sublimazione la temperatura sale e alla fine, tempo 1 min e 20-30 sec., raggiunge la temperatura di inizio prova (170-175°C).
• L’apparecchio non è stato mai spento come da istruzioni.
• La sublimazione è sempre avvenuta totalmente.
• I rilievi sono stati fatti con 3 cicli di 15 prove consecutive.
• Le temperature sono state rilevate sotto lo scodellino, con un termometro digitale a rilevamento, risposta 1 sec.
 
 IMMAGINI ALLEGATE A QUESTO ARTICOLO: 9 tot.

Per lavorare in sicurezza con l’acido ossalico è indispensabile operare con adeguate protezioni

Protocollo sperimentale

Ispezione del respiratore

Grafico 1
Percentuale di efficacia acaricida distinta per singolo trattamento con acido ossalico somministrato mediante sublimazione con apparecchio BioLetalVarroa®
Tabella 1

Al centro - Controllo del comportamento durante il trattamento. In basso - Diffusione omogenea dei vapori.
Tabella 2
Dati meteorologici essenziali relativi ai mesi in cui è avvenuta la sperimentazione.

Modalità di esecuzione dei trattamenti
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 18/01/2007 da Franco Mutinelli*, Alessandra Baggio*, Angelo Cattapan**
*Centro ref. naz. apicoltura, Ist. Zoopr. Sper. Legnaro (PD), **Ass. Prod. Miele Veneto
 
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