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 Reportage
Eurbee 2012
 
di Gianluigi Bressan* Salvatore Barone**
 
Eurbee, il più grande incontro internazionale sulla biologia delle api, si è tenuto in Germania, alla Martin-Luther University Halle-Wittenberg di Halle an der Saale (nelle vicinanze di Lipsia), tra il 3 e il 7 settembre 2012. Durante l’incontro si sono riunite anche le reti di scienziati Beedoc, Step e Coloss, cui hanno preso parte i ricercatori del CRA. Presentiamo ai nostri lettori le più rilevanti novità presentate
 
Dal 3 al 7 settembre 2012, si è svolta a Halle an der Saale (a 44 km da Lipsia, Germania) la 5a conferenza europea di Apidologia Eurbee. La sede universitaria della Città ha fatto da centro di aggregazione nelle aule destinate alle molte relazioni previste.
La prima giornata, organizzata in tre sessioni mattiniere (comportamento e funzioni nelle colonie, ecologia chimica e neurobiologia) e altrettante pomeridiane (in cui la sessione neurobiologia è stata sostituita da patologia), è iniziata con una “plenary lecture” di Lars Chittka (UK) dal titolo: Grandi società e piccoli cervelli: gli insetti quali piccoli modelli di cognizione sociale. L’analisi di animali sociali quali vespe, api, formiche ha confermato che la specificità delle attività dei singoli componenti la colonia  non richiede un numero alto di neuroni (100 o 1000), se  si fa il confronto con i bilioni presenti nel cervello di alcuni vertebrati.
Nella sessione: “Comportamento e funzioni nella colonia” sono state analizzate le complessità degli insetti sociali, utilizzando anche modelli matematici e informatici per confermare ipotesi antiche e formularne di nuove, per arrivare ad applicazioni ingegneristiche.
Nella sessione “Ecologia chimica” sono stati presentati alcuni esempi di comunicazione chimica inter ed intra specifica in differenti gruppi di api solitarie e sociali.
Nella sessione “Neurobiologia” sono state presentate le più recenti scoperte nel campo della neurobiologia delle api che dimostrano come questa non debba essere considerata una scienza fine a se stessa, ma un metodo per aiutare a rispondere a molte domande inerenti la neuroscienza del comportamento.
Dopo la Plenary Lecture pomeridiana di Klein A.m., inerente la possibile sostituzione da parte delle api degli impollinatori selvatici nell’impollinazione del mandorlo in California, ci siamo concentrati sulla sessione “Patologia”, dove è stato presentato un lavoro sui batteri lattici nelle api, simbionti importanti per il contrasto alle principali patologie batteriche, seguito dalla presentazione di un “Apenet” sudamericano.
Il danese Francis ha analizzato la prevalenza del virus delle api deformi (DWV) nelle Api regine ( circa 10%) e l’organo dove si concentra principalmente (spermateca).
Elke Genersch, una grande esperta di Peste Americana, ha presentato una ricerca sulla patogenesi molecolare dell’infezione da Paenibacillus Larvae, analizzando i processi patogenetici dei due ceppi Eric 1 e 2 (tossine, metaboliti, proteasi, proteine adesive) nell’evoluzione della patologia.
Mihai CM ha analizzato l’inibizione della crescita di Paenibacillus Larvae, dovuta all’interazione di due gruppi di flavonoidi presenti nel propoli.
A conclusione della giornata è stato presentato un lavoro dell’università di Milano nel quale Marzorati  e altri autori hanno descritto l’utilizzo di probiotici per limitare la diffusione di Paenibacillus larvae.
Le tre aule principali dell’Università di Halle hanno ospitato le sessioni mattiniere di Mercoledì 5. Dopo la plenary lecture: “Non uno ma molti: i complessi sistemi ospite-parassita nelle api”, sono iniziate le relazioni inerenti Patologia, Fisiologia e Genomica.
Nonostante l’interesse delle diverse sessioni, ci siamo soffermati ad ascoltare i lavori della prima (patologia) che è iniziata con un lavoro degli spagnoli Hernandez e Higes nel quale veniva presentato un piano di controllo effettuato nel 2006-2007, per scoprire le cause del collasso delle colonie nella penisola iberica.
Nosema ceranae si è dimostrato essere un grave fattore di mortalità sia per attività patogena propria che per amplificazione degli effetti degli insetticidi che per diminuzione dell’efficacia dei trattamenti antivarroa. Nell’81% degli alveari morti è stata individuata la presenza di N. Ceranae. Inoltre, il 16% degli alveari controllati manifestava la presenza di Acarapis Woodi (patologia denunciabile in Italia).
Successivamente, Wolf et al. hanno presentato una ricerca sulle alterazioni comportamentali delle api in seguito a infezione da Nosema ceranae, utilizzando la tecnologia “harmonic radar”.
Come già anticipato da precedenti ricerche, Peng Y. ha confermato la capacità del liquido seminale dei fuchi di inattivare Nosema C, e Muller ha osservato che le spore di Nosema resistono al di fuori dell’ospite anche più di un mese e sono in grado di riprodursi attivamente se penetrate nell’ospite.
Aufauvre et al. hanno esaminato le interazioni Nosema-Fipronil dimostrando la stretta connessione tra i due in grado di portare a morte le api anche a dosi sub letali o a basse concentrazioni se entrambi presenti.
Il dottor Antonio Nanetti, del Cra Api di Bologna, ha presentato una sperimentazione dalla quale si è potuto confermare il fatto che il trattamento con acido ossalico effettuato in concomitanza al blocco di covata in estate, per contrastare Varroa Destructor, è in grado di abbassare seriamente la concentrazione di Nosema ceranae.
A integrare la lista dei parassiti delle api ci ha poi pensato Dainat che, in una ricerca svizzera, ha ipotizzato la patogenicità di un protozoo Chritidia mellificae isolato in Francia nell’intestino e nelle feci delle api nel 72% delle colonie controllate.
Quindi, per concludere la mattinata, Murray ha presentato una analisi dei rischi sanitari per i bombi selvatici collegati all’import di soggetti dall’estero.
Giovedì è iniziato con la plenary lecture di Jay Evans. La sezione relativa alla patologia ha visto il dottor Francesco Nazzi relazionare sul rapporto tra immunità e collasso delle colonie. In particolare la varroa è in grado di destabilizzare l’equilibrio tra il virus delle ali deformi (DWV) e l’ospite. Il virus sarebbe in grado di ridurre la trascrizione del fattore NF-kB.
Diverse relazioni hanno preso in considerazione alcuni patogeni dei bombi e le ripercussioni di queste patologie sul loro comportamento sociale.
Molto interessante è stata la relazione di Thomson sullo stato sanitario delle api “ferali”, api che non usufruiscono delle cure dell’uomo, in Inghilterra. Gli autori hanno monitorato diverse colonie di api libere e apiari gestiti dall’uomo, valutando il loro stato sanitario nei confronti di diverse patologie virali, batteriche, parassitarie. Il virus delle api deformi (DWV) è stato il virus maggiormente presente nelle api.
Gli autori concludono che le api ferali non rappresentano una fonte di infestazione e di  infezione per le colonie di api allevate dall’uomo.
Autori norvegesi hanno effettuato un rilevamento sul grado di infestazione e di infezione virale di 80 apiari distribuiti in Norvegia. I virus più presenti sono quello delle api deformi (DWV) e quello della regina nera (BQCV); le perdite delle colonie non sono correlate alle patologie (varroa e virus).
Otto Boecking e altri hanno presentato, invece, una ricerca sulla terapia nei confronti della varroa basata sul trattamento dei nuclei con acido lattico, eliminazione della covata maschile, uso di acido formico all’ 85%, a fine estate, e acido ossalico nel periodo pre-invernale. Secondo gli autori, tale “innovativo”concetto di trattamento modulare sarebbe in grado di ridurre di un terzo le perdite invernali.
Nel pomeriggio Marco Lodesani e altri hanno presentato i dati relativi al trattamento contro la varroa basati sulla comparazione tra l’interruzione della deposizione della regina ed eliminazione della covata e l’utilizzazione di Api Life Var e di 2 diverse formulazioni di acido formico in 180 alveari facenti parte del piano di monitoraggio APENET, relativi alle regioni Toscana, Veneto, Piemonte e Lazio. I risultati dell’indagine mostrano una maggior efficacia del primo metodo (interruzione della deposizione) rispetto agli altri.
Rademacher, poi, ha presentato la sperimentazione fatta con HopGuard, formulato a base di luppolo in striscie di provenienza statunitense. Il prodotto viene raccomandato come trattamento invernale nell’ambito della lotta integrata alla varroa.
Ziegelmann e Rosenkranz hanno presentato un lavoro sulle prospettive per un possibile controllo biologico della varroa, usando ferormoni sessuali femminili. Il comportamento maschile d’accoppiamento viene evocato da un ferormone volatile prodotto dalla femmina di varroa, subito dopo il raggiungimento della maturità sessuale. Gli autori sono riusciti a isolare in laboratorio 6 componenti in grado di evocare il comportamento sessuale maschile e hanno testato la capacità di queste sostanze nel disturbare l’accoppiamento. Questi risultati sono incoraggianti per stimolare ulteriori ricerche su future tecniche di disorientamento sessuale.
Paldi e Hayes hanno presentato il prodotto Remebee, prodotto della Beeologics, un farmaco antivirale che utilizza la tecnica della terapia genica basata sul meccanismo di interferenza RNA che protegge le api da infezioni del virus della paralisi israeliano (IAPV).
Marie Pierre Chauzat, ha illustrato il progetto di monitoraggio europeo della moria delle api che è stato avviato in autunno 2012 da diversi Stati europei.
Ulteriori informazioni sono consultabili sul sito:
ec.europa.eu/food/animal/liveanimals/bees/bee-health-en.htm.
In particolare, in Italia sono previsti 3 controlli, uno in autunno, uno in primavera e uno in estate, un prelievo di api per la determinazione dell’infestazione da varroa e infezioni virali su un numero statisticamente significativo di colonie facenti parte di diversi apiari distribuiti sul territorio.
Wallner e altri hanno presentato un lavoro sulla distribuzione di pesticidi usati in agricoltura per le colture di colza con macchinari in grado di spruzzare tali sostanze ad un livello inferiore rispetto ai fiori. Tale metodica riduce il grado di contaminazione del nettare e del polline raccolto dalle api, rispetto a quello raccolto dalle api su campi trattati con macchinari tradizionali.
Piotr Medrzcki, del CRA, ha presentato una ricerca sulla tossicità dei neonicotinoidi usati nella concia dei semi di mais svolta nell’ambito del progetto Apenet. I risultati indicano che le sostanze attive presenti nella concia delle sementi di mais sono dannose per le api. Effetti del genotipo e dei fattori ambientali sulla sopravvivenza degli alveari europei, presentato da Alessandra Costa, è un lavoro svolto nell’ambito del gruppo di lavoro europeo denominato Coloss. Sono stati monitorate 621 colonie di 18 genotipi diversi di api presenti in 18 apiari distribuiti in Europa registrando per ogni genotipo la quantità di miele prodotto, la docilità e la tendenza a sciamare. Le colonie sono state mantenute senza effettuare alcun trattamento contro la varroa o altre malattie. Le prime indicazioni mostrano una rilevante interazione tra tipo genetico e ambiente e come l’adattamento all’ambiente sia importante per la dinamica della popolazione, lo stato sanitario e la produttività.  Secondo gli autori, andrebbe incoraggiata la conservazione della diversità dei genotipi europei e la loro riproduzione.  

E veniamo alla sessione BEE DOC. Doublet ha presentato un lavoro sull’interazione tra Nosema, infezioni virali e sopravvivenza delle api.
In particolare, l’interazione tra Nosema ceranae e il virus BQCV determina un aumento della mortalità delle api con effetto sinergico; nessun effetto sinergico è stato evidenziato facendo interagire Nosema con thiacloprid o il virus BQCV con thiacloprid.
Rosenkranz ha esposto gli effetti sinergici dei patogeni sulla longevità e sul comportamento delle api. Anche in questo caso sono stati valutati in laboratorio i vari effetti ed in particolare le associazioni con il virus BCQV riducono la longevità; non risulta sinergismo tra acloridria e virus BCQV e tra Nosema e acloridria. L’attività di volo è influenzata dall’azione sinergica del acloridria e del Nosema, rispetto al solo  thiacloprid. L’autore conclude affermando che non è stato trovato un effetto del Nosema sulla longevità delle api, in contrasto con i risultati spagnoli.
Bankowa e altri hanno presentato un interessante lavoro sulla relazione tra la composizione chimica della propoli e la salute delle colonie. La composizione chimica della propoli è molto variabile e dipende dalla localizzazione geografica e quindi dalla specifica flora presente. Gli autori hanno valutato e comparato la composizione chimica della propoli di colonie di api dotate di un buon livello di tolleranza alla varroa rispetto a colonie non tolleranti presenti in Francia e Svezia. I risultati preliminari indicano una differenza significativa per alcune componenti (esteri dell’acido cafeico) presenti nella propoli di colonie tolleranti.
Venerdì 7, ormai stanchi, abbiamo ascoltato con interesse la brillante esposizione di Ingemar Fries che ha ricordato 50 anni di convivenza con la varroa e in particolare le diverse strategie per combatterla. Rifacendosi al noto film di Sergio Leone il buono, il brutto e il cattivo l’autore indica la strategia per il futuro basata su trattamenti contro la varroa associata alla eliminazione delle regine di colonie in cui la varroa si sviluppa eccessivamente. Applicando una formula matematica sarebbe possibile ricavare un valore al di sopra del quale bisognerebbe eliminare la regina. Problema irrisolto rimane, però, la determinazione accurata del grado di infestazione iniziale.
Koeniger ha presentato i risultati del trattamento contro la varroa per evitare la reinfestazione utilizzando il varroa-gate, una sorta di trappola, un passaggio obbligato che l’ape deve percorrere per arrivare all’interno dell’alveare. Durante questo percorso le api vengono in contatto con coumaphos e flumethrin che impedirebbero alle varroe di penetrare all’interno dell’alveare. I risultati sono chiaramente molto promettenti.
La stanchezza e la voglia di ritornare in Italia fu tale che abbandonammo i lavori al loro termine rinunciando alla grigliata al castello medievale; in compenso il professor Antonio Felicoli, nostro compagno di viaggio, ci “istrullò”, come solo lui sa fare, sulle nuove linee della ricerca… ma questa è un’altra storia
 
 
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Il Lecture hall centre Audimax, dove si è svolta la manifestazione.
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 01/02/2013 da Gianluigi Bressan* Salvatore Barone**
*Servizio Veterinario Asl 22, Bussolengo (VR) **Servizio Veterinario, Azienda sanitaria, Bolzano
 
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