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 Biologia
Anche le colonie di api hanno una personalità
 
di David Baracchi
 
Il concetto di personalità collettiva è stato applicato principalmente per i gruppi sociali umani, ma questa idea è rilevante e valida anche per molti gruppi di animali, specialmente per i gruppi formati da individui cooperanti e geneticamente imparentati, in cui spesso anche gli interessi “genetici” sono allineati. In una colonia insetti sociali, come è il caso di Ape mellifera, le azioni delle operaie sono così ben coordinate che la colonia si comporta come un unico “superorganismo” e quasi ogni attività avviene a livello di colonia
 
Le differenze di personalità (cioè differenze comportamentali individuali consistenti nel tempo e attraverso varie situazioni) svolgono un ruolo importante nella vita degli esseri umani e anche in quella degli altri animali, influenzando sia le loro attività giornaliere sia il loro successo riproduttivo a lungo termine.
Gli psicologi hanno riconosciuto, da tempo, che le persone differiscono in modo consistente nelle risposte alle diverse situazioni che si presentano loro quotidianamente e che la personalità può influenzare enormemente il loro successo nella società e probabilmente, biologicamente parlando, anche il loro successo riproduttivo. Più recentemente diversi studi hanno dimostrato che anche gli animali mostrano delle differenze ereditabili e consistenti attraverso il tempo e le situazioni di tratti comportamentali come l’aggressività, l’inclinazione alla socialità, la timidezza, la tendenza a esplorare ambienti nuovi (Gosling, 2001; Bell et al., 2009) e hanno dimostrato che questi tratti comportamentali (tratti della personalità) possono influenzare la loro sopravvivenza e il loro successo riproduttivo (e quindi essere sottoposta a selezione naturale) (Dingemanse e Réale, 2005; Smith e Blumstein, 2008). La parola personalità è tipicamente utilizzata nel riferirsi a differenze comportamentali costanti tra gli organismi (generalmente umani). Tuttavia, nella misura in cui gruppi cooperativi si differenziano nei loro comportamenti collettivi, questi gruppi possono anche essere pensati come aventi una “personalità collettiva” (Stewart, 2003). Negli esseri umani, ad esempio, gli studi di personalità collettiva hanno dimostrato che alcuni gruppi tendono ad essere più comunicativi e più aggressivi di altri (Hofmann e Jones, 2005), così come alcuni individui sono più estroversi o meno gradevoli di altri. Queste differenze di personalità collettiva possono avere effetti importanti sulla capacità di un gruppo di sopravvivere e funzionare. Nelle organizzazioni umane e nelle squadre, per esempio, la personalità collettiva può influire le prestazioni di un gruppo (Stewart, 2003) e la sua capacità di attrarre altri membri (Anderson et al., 2010).
Il concetto di personalità collettiva è stato applicato principalmente per i gruppi sociali umani, ma questa idea è rilevante e valida anche per molti gruppi di animali, specialmente per i gruppi formati da individui cooperanti e geneticamente imparentati, in cui spesso anche gli interessi “genetici” sono allineati.
In una colonia insetti sociali, come è il caso di Ape mellifera, per esempio, le azioni delle operaie sono così ben coordinate che la colonia si comporta come un unico “superorganismo” (Hölldobler e Wilson, 2008) e quasi ogni attività avviene a livello di colonia. In questi insetti la personalità potrebbe, dunque, emergere anche a livello di gruppo. In tali gruppi, le conseguenze in termini di fitness della personalità collettiva dovrebbero essere particolarmente evidenti perché la selezione naturale opera principalmente sulle differenze tra le colonie (selezione tra i gruppi), piuttosto che tra gli individui all’interno di una colonia - selezione all’interno del gruppo - (Korb e Heinze, 2004). Già i primi studi pionieristici suggerivano che le colonie di insetti sociali, come le api, spesso differiscono nei loro comportamenti collettivi. Del resto, non è un novità che gli apicoltori per primi sostengono che “ogni colonia di api ha un carattere individuale”, e essi stessi riportano marcate differenze nella produttività e il temperamento delle loro colonie. Numerosi studi hanno dimostrato che le colonie di api si differenziano per tratti come la risposta difensiva (Collins et al.,1982; Guzmán-Novoa et al., 2002, Baracchi et al., 2010), il comportamento igienico (Arathi e Spivak, 2001) e l’accumulo di polline (es. Hellmich et al., 1985: Pesante et al., 1987). Molte di queste differenze comportamentali a livello di colonia sono, inoltre, coerenti in vari cicli di test (dunque consistenti nel tempo, e alcuni studi hanno trovato correlazioni tra uno o più di questi comportamenti) (Giray et al., 2000; Guzmán-Novoa et al., 2002).
Nel loro insieme, questi risultati suggeriscono che il concetto di personalità collettiva è molto importante per lo studio del comportamento a livello coloniale degli insetti sociali e in particolare dell’ape. Tuttavia ne sappiamo ancora poco e molto meno circa il rapporto tra questi tratti comportamentali collettivi e la fitness a livello coloniale. Un recente lavoro di Wray e collaboratori (Wray et al., 2011), da cui ho tratto in parte questo articolo, applica il concetto di personalità collettiva alle colonie di api (Apis mellifera) ed esplora il legame tra la personalità coloniale e la fitness (peso della colonia, la quantità di telaietti costruiti e numero di api allevate a fine stagione). Gli studiosi hanno allevato numerose famiglie di api e hanno valutato la consistenza e il livello delle loro risposte di fronte a numerosi test comportamentali; hanno, quindi, monitorato la loro crescita e determinato il loro tasso di sopravvivenza per poi capire se uno o più tratti comportamentali fossero legati alla fitness coloniale. Nei climi temperati, solo il 24% delle colonie di nuova fondazione riesce a sopravvivere al loro primo inverno (Seeley, 1978), e questo forza le colonie a fondare un alto numero di nuove unità (sciami), incoraggiando alti livelli di produttività e selezionando le colonie per le loro differenze di prestazione nei diversi contesti ecologici. I ricercatori hanno trovato che le colonie di api si differenziano per il loro comportamento collettivo in tutta una vasta gamma di tratti comportamentali, che queste differenze comportamentali sono coerenti nel tempo (sono quindi definibili a tutti gli effetti personalità) e che alcuni di questi tratti comportamentali sono legati alla forza fisica della colonia. Queste differenze non possono essere causate da differenze nelle dimensioni della popolazione, l’ambiente e le risorse disponibili per le colonie dato che lo studio è partito utilizzando sciami con percentuali analoghe di api in alveari vuoti installati nello stesso apiario.
Le regine erano tutte non imparentate e accoppiate naturalmente, in modo da essere sicuri che le differenze comportamentali tra le colonie fossero dovuto solamente a differenze genetiche o/e interazioni gene-ambiente e dalla concorrenza con le colonie vicine per la stessa nicchia ecologica (Dingemanse et al., 2010; Bergmüller e Taborsky, 2010). Il primo gruppo di comportamenti trovati fortemente correlati tra di loro era composto dalla risposta difensiva, dall’attività delle colonia (movimento delle api sui favi) e attitudine a riparare i favi rotti e ciò potrebbe riflettere differenze tra le colonie nella loro sensibilità ai disturbi, dove colonie più sensibili sono più propense a rispondere alle minacce in modo aggressivo, più nervose e eccitabili quando gli apicoltori o i predatori li disturbano, e meno disposte a riparare i favi danneggiati.
Il secondo gruppo trovato di comportamenti correlati era composto dalla risposta difensiva, dall’attività di foraggiamento e dall’attività igienista (undertaking: rimozione di animali morti). Ciò potrebbe riflettere differenze tra le colonie nella loro capacità di rispondere in modo flessibile ai cambiamenti nel loro ambiente, con colonie più flessibili in grado di mobilitare maggiormente la propria forza lavoro in risposta alle nuove sfide (un predatore attacca la colonia, o di una malattia che sta uccidendo numerose operaie) o un gran numero di bottinatrici (in presenza di fioriture disponibili). La produttività coloniale era più fortemente correlata con l’attività di foraggiamento, mentre la risposta difensiva era un fattore predittivo di sopravvivenza invernale. Il rapporto tra attività di foraggiamento e la produttività delle colonie non è molto sorprendente in quanto le colonie che sono bottinatrici più attive tendono a portare maggiori risorse, facilitando la costruzione dei favi, l’allevamento di covata e lo stoccaggio degli alimenti, e di conseguenza diminuire la probabilità di morire di fame durante l’inverno. Tuttavia, le ragioni per cui la risposta difensiva è stata trovata correlata alla sopravvivenza delle colonie e alla produttività sono meno chiare.
E’ interessante notare la mancanza di differenze consistenti tra le colonie nella diversità di polline che hanno raccolto. La diversità del polline raccolto dalle colonie di api è spesso usato per valutare la diversità delle fonti di polline nella zona circostante (Barth e Da Luz, 1998) e gli studi precedenti non segnalano differenze tra colonie nel numero di fonti di polline che visitano (Dimou et al., 2006), e nessun effetto della diversità genetica sulla diversità di polline raccolti (Woyciechowski e Warakomska, 1994). In combinazione con questi risultati, i dati di Wray e collaboratori suggeriscono che la varietà di fonti di polline raccolti dalle api bottinatrici di una colonia è un riflesso della disponibilità di polline nell’ambiente, piuttosto che una caratteristica intrinseca del comportamento della colonia. Proprio come gli studi della personalità nei singoli organismi hanno aumentato la nostra comprensione delle differenze comportamentali interindividuali tra gli animali in una popolazione così come nell’uomo nella società, studi futuri della personalità collettiva potrebbero permetterci di comprendere le differenze comportamentali coerenti osservabili tra i gruppi di animali sociali. Studi futuri sulla personalità collettiva miglioreranno la nostra comprensione del ruolo che le differenze comportamentali coerenti, sia tra individui sia tra gruppi, giocano nella evoluzione del comportamento per selezione naturale.
Dunque, per concludere, anche le colonie di api hanno una loro personalità e forse, mia personale opinione, faremmo bene a rispettarle perché spesso, come ci insegnano tanto la neuro-psicoimmunologia quanto l’ecologia la personalità è correlata non solo alla forza fisica, ma anche alla fisiologia degli individui (ai loro aspetti metabolici, ormonali e soprattutto immunitari), e modificare l’una potrebbe nuocere all’altra. Forzare una colonia con un certo ritmo di produttività a produrre di più (per esempio come spesso viene fatto nell’equilibratura delle colonie mediante il trasferimento di telaietti di api e covata da famiglie “forti” a quelle “deboli”) potrebbe essere addirittura controproducente a lungo termine e portare la famiglia a ritmi di produzione che non possono essere sostenuti dal proprio sistema immunitario individuale e sociale.
 
Tratto da:
Margaret K. Wray, Heather R. Mattila, Thomas D. Seeley (2011). Collective personalities in honeybee colonies are linked to colony fitness. Animal behaviour, 81, 559-568.
 
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© Apitalia - Tutti i diritti riservati
Scritto in data 01/02/2013 da David Baracchi
Università degli studi di Firenze
 
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