Speciale Apicoltori - n. 617, dicembre 2011
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Sergio Gallato
Le api del nonno
di Giacomo Perretta
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Sergio
 cognome  Gallato
 età  58
 regione  Veneto
 provincia  PD
 comune  Borgoricco
 nome azienda  Az. Agr. Gallato Sergio e Andrea s.s.
inizio attività  1980
arnie  500
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
Apis Mellifera Carnica
 tipo di miele  Millefiori
Acacia
Castagno
Agrumi
Ciliegio
Girasole
Tarassaco
Eucalipto
Erba medica
 miele prodotto  75 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Quando ha iniziato l'attività di apicoltore?
Nel 1980, in un modo assai singolare. Avevo una zia alla quale piaceva moltissimo il miele, me ne parlava spesso esaltandone le qualità salutari; io, che le ero molto affezionato le feci una promessa: dal prossimo anno farò il miele per te. In quel periodo, lavoravo presso una grande industria come fresatore di macchina a controllo numerico, quindi non avevo nessuna nozione d’apicoltura, di api, di fiori, di miele e di tutti i prodotti dell’alveare, ma ormai la sfida era lanciata.
 
Come?
Comprai due nuclei e cominciai con questi primi due alveari ad allevare le api; ma, come facilmente si può supporre, da quanto ho detto prima, non avendo alcuna formazione, il primo anno non produssi neppure un chilo di miele, così anche il secondo. In compenso, quell’anno, feci tantissimi sciami. Il terzo, poi, cominciai con mia soddisfazione a produrre sufficiente miele per tutta la famiglia, ovviamente con apprezzamenti ed elogi.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Come ho detto prima, produrre miele per mia zia e la mia famiglia. Lo so che può apparire come una motivazione un po’ semplice, però come sottacere che tutto ha preso il via da ciò. In una seconda fase c’è stata la curiosità di approfondire il meraviglioso mondo delle api e in seguito, con il continuo contatto, è nata la passione.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Più si conosce la società della api più nasce la passione. Si cerca di capire le motivazioni che spingono l’ape alla coesione, in un rapporto sociale preciso e con ruoli ben definiti. E’ fantastico. Vedere questo piccolo insetto dedicarsi completamente allo sviluppo della famiglia; la sua dedizione alla covata; l’istintivo senso dell’appartenere e dei suoi compiti che la spingono a impensabili e incredibili fatiche, è un grande insegnamento. È difficile spiegare le emozioni che emergono ogniqualvolta si visita l’alveare. Non mi stancherei mai di guardare il loro movimento sul favo, e spesso mi domando: quale forza gestisce questo piccolo insetto?
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Il rapporto con gli agricoltori è molto difficile, a volte penso che non abbiano la consapevolezza dell’utilità dell’ape per la produzione delle colture. Le migliaia di api trovate avvelenate davanti agli alveari mi creano sconforto, le regole per salvare questi insetti importantissimi ci sono, ma pochissimi agricoltori le mettono in pratica. I trattamenti sono, periodicamente, sempre più vicini, i prodotti usati spesso sono tossici o addirittura velenosi. Inoltre, le grandi aziende chimiche mettono in commercio sempre nuovi formulati che risultano particolarmente pericolosi per le api e gli insetti pronubi. Sembra che da qualche tempo le cose stiano migliorando, grazie anche a interventi legislativi contro alcuni prodotti sicuramente tossici per le api in agricoltura, ma la vera svolta, però, potrà avvenire solo attraverso una maggiore sensibilizzazione da parte degli agricoltori.
 
Quali sono le zone e quali i mieli che produce?
Le zone di produzione dei mieli monoflora, sono situate in diverse Regioni. Ad esempio i mieli di eucalipto, principalmente nel Lazio; il castagno e l’acacia nel Veneto e in Trentino; agrumi in Calabria; il girasole in Toscana e l’erba medica in Emilia-Romagna.
 
Un apicoltore deve essere anche un esperto botanico, soprattutto se fa nomadismo?
Non è necessario essere esperti botanici per fare il nomadismo, però è d’obbligo conoscere i periodi di fioriture nelle varie zone di produzione: c’è il rischio di girare a vuoto. E’, poi, importante conoscere la flora delle zone dove si produce un determinato monofora. La ragione è semplice: durante una fioritura fondamentale per avere il miele monoflora che si desidera produrre, occorre che non vi siano altre fioriture d’interesse, ciò per avere una migliore qualità del miele.
 
Si avvale di collaboratori?
In genere, per lo spostamento degli alveari, uno dei compiti più pesanti, mi aiutano mio figlio e mio fratello. Ciò premesso, devo dire che molto devo alla preziosa collaborazione di mia moglie che è determinante per la buona conduzione dell’attività commerciale e non solo. La prova? Si occupa, interamente, della sala smielatura, del confezionamento e dell’etichettatura. In più, mi aiuta con le api e, entrando nel dettaglio, ed è fondamentale nella produzione della pappa reale.
 
Utilizza molti attrezzi: macchine, tornio, fresatrice, e altre altre macchine meccaniche?
Ho l’hobby della lavorazione del legno e del ferro, costruisco le mie arnie, i telaini, i melari, e tutto quanto necessita all’alveare, ma la parte più interessante è l’elaborazione e la costruzione di particolari macchine. Ho ideato, modificando l’invasettatrice, una singolare macchina per applicare le etichette; ora sto preparando un sistema per applicare il sigillo di garanzia. Per costruire i telaini in modo più veloce ho realizzato una macchina che taglia contemporaneamente dieci telaini alla volta. Inoltre, un sistema di sollevamento fusti. Insomma, una serie di macchine che mi facilitano il lavoro, dando sfogo alla mia fantasia.
 
Ricorrete a particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Le tecniche sono quelle generalmente conosciute: sollevatori, gru e molte piccole macchine autocostruite. Per la conservazione dei telaini dei melari ho trovato una tecnica che facilita e velocizza il lavoro. Utilizzare l’anidride solforosa su migliaia di telaini era una pratica molto impegnativa: l’ho risolta usando un cassone frigorifero dentro il quale mantengo la temperatura inferiore ai 13 °C e, allora, non ho più nessun problema per le tarme. Devo solo mettere i telaini all’interno del cassone, chiudere e accendere il termostato.
 
Secondo la sua esperienza, che cosa modificherebbe nel Sistema apicoltura?
É difficile rispondere. Come che sia, di una cosa sono certo: maggiore formazione per gli apicoltori, esigere più preparazione, più approfondita conoscenza: tutti aspetti che rappresentano una garanzia per l’apicoltura futura.
 
Qual è la sua produzione?
Varia molto, secondo le annate. In genere, ogni alveare portato a produzione assicura circa 45 kg di miele. Ciò premesso, ci tengo a precisare che è la qualità l’aspetto cui tengo molto. Non a caso ho partecipato a numerosi concorsi dai quali ho ricevuto importanti riconoscimenti.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Diversi anni fa praticavo, soprattutto, apicoltura stanziale o limitata alla mia zona. Un anno decisi di spostare gli alveari, seguendo una fioritura di acacia. Come? Inserii sugli alveari due melari, più per motivi scaramantici che per convinzione di produzione. Quando ritornai dopo solo una settimana i melari non solo erano pieni tutti e due, ma le api avevano costruito e riempito di miele ogni spazio possibile tantè che i due melari erano diventati un tutt’uno. Da quella volta comincia con il nomadismo.
 
Aspettative future della sua attività?
Il mio piacere e il mio orgoglio? Ricordo la celebre frase di Martin Luther King “I have a dream” (ho fatto un sogno). Ebbene il mio sogno è quello di veder progredire l’azienda, fino a farla diventare un punto di riferimento. Per questo sogno - spero si realizzi - pongo molte speranze su mio figlio Andrea; ma anche, e soprattutto, sul mio nipotino Mattia: ha due anni e già dimostra grande interesse per “le api del nonno”.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Sergio Gallato
 
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