Speciale Apicoltori - n. 616, novembre 2011
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Emanuele Marchesan
Le api? Un amore a prima vista
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Emanuele
 cognome  Marchesan
 età  47
 regione  Veneto
 provincia  n.d.
 comune  Caorle
 nome azienda  Apicoltura Marchesan
inizio attività  1990
arnie  200
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Colza
Tarassaco
Millefiori
Acacia
Girasole
Tiglio
Castagno
Melata di abete
 miele prodotto  80 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Avevo uno zio, in Lombardia, appassionato di apicoltura. Galeotto fu lo zio e ne spiego subito la ragione. Un giorno mi invitò a visitare il suo apiario. E’ chiaro era tutto entusiasta, come sono sempre, ora posso dire siamo, gli apicoltori rispetto al loro mestiere. Incominciò col farmi tenere in mano un telaino pieno di api; poi, mi fece vedere la regina; illustrò il perché le api danzavano sopra al telaino e tante altre cose. Insomma, i primi rudimenti di apicoltura. Ma le sue spiegazioni e la sua passione furono così convincenti che proprio a partire da quel momento iniziò a incuriosirmi il mondo dell’apicoltura. E non fu una passioncella passaggera, visto che l’anno successivo capitò un fatto che mi spinse verso l’apicoltura. Parlando con un mio amico elettricista, a un certo punto mi disse che non poteva riparare un cancello per uno sciame entrato nel tombino dove era posizionata la centralina. Io gli risposi subito che non c’erano problemi «vengo io a toglierlo». Così andai a comperare un’arnia. Fortunatamente in quei giorni era presente anche il “famoso” zio che mi diede una mano a prendere lo sciame (lo fece lui). Da lì, però, prese il via la mia avventura di apicoltore hobbista.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Prima di fare l’apicoltore ero pescatore ma non di fosso e neppure di fiume. Andavo in mare. Mi alzavo alle 2, salivo sul peschereccio e tornavo al porto alle 18. Certo tante ore di lavoro ma gratificate sia dal reddito che dalla passione di lavorare in mezzo alla natura: non riuscirei mai a svolgere qualsiasi attività in mezzo a quattro mura. Nel 1989 capitò un fatto grave in mare, arrivò l’anno delle alghe e non si riusciva più a far reddito con la pesca. Io allora presi la palla al balzo, lasciai i miei fratelli con il peschereccio e mi dedicai all’apicoltura, come attività prevalente.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Semplice, almeno per come la vedo io. Vuol dire lavorare, lavorare, lavorare tanto senza rendersi conto di tutto quello che si fa durante il giorno per poi rincominciare la sera e per finire la mattina successiva. Sembra un ciclo incredibile, ma se si è lavorato bene poi si è gratificati dal prodotto che si ottiene, dalla bellezza della regina allevata e da tante altre soddisfazioni.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Io abito vicino al mare. E ciò vuol dire che non ci sono fioriture disponibili per le api e così devo movimentarle per produrre miele di acacia, tiglio, castagno, melata. Ma come ho già detto non mi pesa: i risultati positivi e la qualità del miele riempiono il cuore di gioia.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Vivendo in una zona balneare riesco a vendere quasi il 60/70% del prodotto ai turisti, soprattutto tedeschi che ne sono grandi estimatori e consumatori. Certo non viaggiano alla media di 350 g pro-capite l’anno di noi italiani. Il guaio è che il miele si deve produrre e vendere nello stesso momento. Un altro problema è il prezzo. Non riesco a comprendere perché certi apicoltori, in particolare gli hobbisti, disprezzino il prodotto dalle loro api svendendo il miele. Invece, occorre essere consapevoli del fatto che abbiamo in mano un miele di assoluta eccellenza, considerando anche il lavoro profuso, noi e le api, per ottenere quel chilo di miele. Svenderlo? Non mi sembra proprio il caso.
 
Pratica il nomadismo?
Sì nella provincia di Como, dove produco acacia, tiglio, castagno e melata.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Indubbiamente, è d’obbligo sapere, prima di spostare le api, quale piante fioriranno per preparare le api sulle fioriture che ci saranno nella zona in cui posizioneremo gli alveari. Cattive conoscenze, cattivi raccolti.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
L’apicoltura tradizionale e non credo ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni per i miei colleghi apicoltori.
 
Che cosa direbbe agli apicoltori che usano antibiotici?
Che non servono a niente. Anzi, con il ricorso agli antibiotici si danneggia tutto il settore. Ricordate, tanti anni fa, lo scandalo del vino al metanolo? Danneggia ancora il settore della vinificazione, visto che c’è ancora gente che ne parla.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Praticando il nomadismo, ho dovuto attrezzarmi con un camion su cui ho montato una gru per caricare e scaricare le api sulle diverse fioriture.
 
Come lotta contro la varroa?
La varroa è il problema più grosso di un apicoltore. E’ una malattia endemica e devastante per le api. E allora? Allora dovrebbe essere l’asl a darci una mano. Se si ammala un vitello in una stalla si chiama l’asl che viene e lo cura. Gli apicoltori, invece, vengono abbandonati a se stessi. Io già in primavera penso a come salvarmi in autunno. Sono due anni che uso la gabbia Gb e i risultati sono stati buoni. Tanti mi dicono che c’è troppo lavoro. Non sono d’accordo, quando usavo ApiLifeVar® andavo in apiario ogni 4 giorni. Dunque, 4 visite alle api e poi, alla fine, un altro controllo per vedere se tutto era andato a buon fine. Invece, con questo metodo ingabbo la regina, intorno al 10 di luglio, aspetto la fine del mese dopodiché libero la regina, tolgo il telaino da nido che va a finire nel solito bidone con il fuoco pieno di varroa, ed effettuo 2 trattameni di Api-Bioxal®.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Manca il sostegno a chi produce reddito con le api e manca la ricerca. Eppoi, i soldi stanziati per l’apicoltura passano attraverso le associazioni, mentre un apicoltore professionista, o che vorrebbe diventare professionista, deve contare sulle proprie forze. I soldi che vanno alla ricerca non si riesce a capire che fine facciano. Calcolate che io, ogni anno, ho minimo 2 controlli da parte dell’asl. Uno lo eseguo direttamente sul miele. C’è, però, disparità di comportamento con le altre categorie. Qualche esempio illuminante. Prendiamo i panettieri, non ne anno neppure uno; i fruttivendoli, con tutti i veleni che si usano in agricoltura, neppure uno ma la gente in Italia consuma più miele, o pane o verdura?
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Le api, per fortuna ci danno sempre belle soddisfazioni.
 
Cosa rappresentano per lei le api?
Modello di vita. Se tutti noi lavorassimo come le api, uniti per una sola passione, si riuscirebbe a risolvere tanti problemi. Un po’ di ironia: basti pensare al feeling che c’è tra le associazioni di apicoltori, dato che si scornano per quattro soldi.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Di episodi ce ne sono tanti ma essendo un ex pescatore vorrei parlare di qualcosa che ha attinenza con la pesca. I pescatori dicono sempre che non prendono mai niente, anche se hanno la barca piena di pesce. Io, invece, sono contentissimo di essere riuscito a diventare apicoltore in questi anni difficili e con dei buoni risultati. Guardate le foto.
 
Aspettative future dell’attivita?
Spero che la ricerca trovi le giuste contromisure contro le patologie che colpiscono le api, per il bene delle api e, naturalmente, per noi. Pensate quanto veleno abbiamo ingerito prima della sospensione del “gaucho” che “faceva morire” noi e le api ( la cosa è stata scoperta e denunciata da noi apicoltori). Un’altra questione. Siamo nella Comunità europea e va bene. Un neo. Sono diversi anni che gli altri Stati europei usano l’acido ossalico (da noi solo da poco c’è stato semaforo verde per l’Api-Bioxal®) o l’acido formico ma nel belpaese non si può. E’ giunto il momento di unire le forze con gli altri Stati europei per vedere di riuscire a sconfiggere la varroa. Per finire, a quando più coordinamento tra associazioni, asl e apicoltori che fanno apicoltura per lavoro?
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Emanuele Marchesan
 
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