Speciale Apicoltori - n. 607, gennaio 2011
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Ardelio Martellini
Le api non tradiscono mai
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Ardelio
 cognome  Martellini
 età  70
 regione  Lombardia
 provincia  BG
 comune  Scanzorosciate
 nome azienda  Apicoltura Martellini
inizio attività  1948
arnie  600
 apicoltura  Nomade
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Acacia
Castagno
Millefiori
Melata di abete
Tarassaco
Tiglio
Rododendro
 miele prodotto  280 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Mi sono avvicinato al mondo delle api sin da piccolo dal momento che mio padre, Settimio Martellini, possedeva già alcuni bugni villici nella sua azienda agricola a Magliano, in provincia di Grosseto. Poi, ho seguito per un periodo un apicoltore professionista che mi ha ulteriormente introdotto in questo mondo e dopo molta esperienza e dedizione al lavoro sono arrivato ad essere uno dei soci fondatori dall’Associazione Apicoltori Professionisti Italiani.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Posso semplicemente dire che l’ho fatto per passione, che tradurrei in inclinazione naturale. Per me, senza tanti fronzoli, è stato, in tutto e per tutto, spontaneo intraprendere una strada che era inevitabile da percorrere, quasi un destino.
 
Cosa significa avere una passione per l’ape?
Vuol dire essere suoi attenti osservatori, scoprendo così, di volta in volta, il suo complesso e affascinante mondo. Gli amici apicoltori mi capiscono: quando si apre un alveare si penetra di più nei segreti della terra che abitiamo e che tanto bistrattiamo. Non a caso, amore per le api vuol dire avere anche un grande rispetto per la natura. Io considero l’apicoltore e le api due sentinella ambientali dalle quali non si può prescindere, altrimenti non c’è futuro.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Dal momento che l’ape vola - alcuni se ne dimenticano - è soggetta a molteplici fattori di inquinamento quali la concia delle semenze di alcune colture. Nonostante sia, per ora, sospesa il problema non è risolto. Anche l’eccessiva chimicizzazione della agricoltura e l’inquinamento ambientale non fanno certo bene alle api.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Ritengo, in merito alla commercializzazione del miele, che sia opportuno e auspicabile aprire un tavolo di confronto, intorno al quale produttori e confezionatori possano parlarsi e valutare quantità e qualità della produzione annua italiana, inserendola nel panorama mondiale, per avere una visione di più ampio respiro sulla produzione e sui prezzi del miele. Solo attuando un confronto così serrato si può prendere consapevolezza del ruolo che riveste il Miele Italiano, in relazione a quello estero. E riconosco ad Apitalia di combattere una battaglia “senza se e senza ma” per la sua affermazione tra i consumatori
 
Pratica il nomadismo?
Come azienda pratichiamo da sempre il nomadismo a medio - lungo raggio. Entrando nel dettaglio, siamo partiti nel 1987 con la movimentazione degli alveari con una gru montata sull’autocarro, utilizzando una tecnica di pallettizzazione semplice, successivamente adottata da molti apicoltori. Questa scelta ci ha permesso di ridurre le fatiche in campo e di migliorare gli spostamenti, visto che la nostra zona è caratterizzata da pianura, collina e alta montagna.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
L’ape nel suo raggio d’azione coinvolge numerose specie di fiori e di piante e allora è necessario avere una certa padronanza della flora, anche per individuare nuove e favorevoli postazioni.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
L’apicoltura tradizionale. E ne spiego la ragione. Prima di tutto c’è da dire che lavorando correttamente non si crea differenza sulla qualità finale del prodotto; poi, le api non volano sotto una campana di vetro: sfido chiunque a dimostrare il contrario.
 
Che cosa direbbe agli apicoltori che usano antibiotici?
Utilizzare gli antibiotici è un comportamento sostanzialmente errato dal momento che non sono mirati per il settore apistico e hanno un’efficacia limitata nel tempo. Tutto ciò non risolve, realmente, il problema ma, anzi, lo ripropone. Una tecnica che noi adottiamo per ridurre problemi sanitari è il riprodurre le famiglie partendo da pacchi d’api su materiale nuovo o sterilizzato ai raggi gamma, questa è la nostra scelta.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Cerco di adottare impostazioni di lavoro il più sistematiche possibile. Sicuramente ognuno di noi, nel corso della sua esperienza, ha sviluppato e ha introdotto in apiario tecniche a lui più congeniali.
 
Come lotta contro la varroa?
Usiamo i prodotti consentiti, abbinandoli ad un’alimentazione integrata con Eubior Plus Api, mangime complementare fitoderivato, coadiuvante nell’aumento delle difese immunitarie e nella prevenzione delle malattie con la tecnica a depressione.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Il primo punto che ci terrei a sottolineare è il fatto che gli apicoltori spesso non sono uniti, nonostante le api insegnino, in modo assolutamente esemplare e indiscutibile, come l’unione faccia la forza. E’ chiaro che ci saranno sempre divergenze di opinioni ma bisogna puntare alla cooperazione a al dialogo per il bene del settore. In secondo luogo, vorrei evidenziare la necessità di leggi uniformi a livello nazionale ma soprattutto a livello europeo (vedi parametri dei residui) e l’adeguamento di leggi del passato che mal si adattano alla realtà odierna, così come è strettamente necessario avere punti di riferimento che siano davvero competenti e che diano un’assistenza tecnica reale, non limitandosi a una mera esecuzione burocratica. Infatti il poco, o addirittura assente, dialogo con i veterinari fa sì che gli apicoltori non espongano i loro problemi e provino a risolverli da sé. Quindi, è opportuno creare un’efficace sinergia di lavoro dove le competenza di apicoltori e veterinari si incontrino e dialoghino per il bene delle api e del settore che ha una sua valenza economica nazionale. Inoltre, ritengo che sia inaccettabile che l’apicoltore debba rispondere al 100% di quello che si trova nell’alveare. Non è banale affermare che la api volano e che non possono essere considerate alla pari delle mucche che stazionano nella stalla o degli animali da cortile. In conclusione, queste problematiche non danno stimolo all’investimento e non incitano i giovani a intraprendere quest’attività.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
La certezza che l’ape non tradisce mai.
 
Cosa rappresentano per lei le api?
Le api sono la mia passione e la mia scelta di vita, anche se non sempre il ricavo compensa le fatiche lavorative e la resa. Non da ultimo, per me, le api rappresentano una piccola farmacia naturale e i prodotti dell’alveare sono una preziosissima risorsa, spesso sottovalutata.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Un episodio curioso? E’ quando ho prelevato uno sciame che si era comodamente appostato su un lampadario in una grande sala da pranzo, all’interno di una villa. Vi lascio immaginare il trambusto per i proprietari. Ne venne fuori una scena un po’ surreale: spostamento di tavoli, sedie, soprammobili e io, l’apicoltore, che mettevo in agitazione proprio i propietari che avevano paura che qualche soprammobile andasse in pezzi e che qualche ape restasse nelle stanze e li pungesse, magari mentre dormivano. Il lieto fine? I miei gesti sicuri, alla fine, li tranquillizzarono e il recupero dello sciame andò a buon fine, senza problemi.
 
Aspettative future della sua attività?
Sicuramente si deve prendere maggiore consapevolezza che bisogna salvaguardare la sopravvivenza delle api, visto che, tra l’altro, sono fondamentali per la produttività in agricoltura e che sono una spia validissima della salubrità ambientale. Come? E’ semplice, investendo in fondi per la ricerca e proteggendo l’ambiente. Infine, sarebbe doveroso prevedere investimenti per l’informazione su miele e company. Non è certo difficile capirne le motivazioni. Valorizzando il miele e gli altri prodotti aumenterebbero i loro consumi e, dunque, ne beneficerebbero sia i produttori sia i confezionatori, con un ritorno economico e di immagine che farebbe bene a tutti.
 
 
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Ardelio Martellini
 
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