Speciale Apicoltori - n. 606, dicembre 2010
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
 • Nunzio Pagliaro
Le api? La passione di una vita
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Nunzio
 cognome  Pagliaro
 età  60
 regione  Sicilia
 provincia  SR
 comune  Sortino
 nome azienda  Paglairo
inizio attività  1976
arnie  500
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
Apis Mellifera Sicula
 tipo di miele  Agrumi
Millefiori
Timo
Eucalipto
 miele prodotto  200 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Sono figlio d’arte, sin da bambino ho “frequentato” le api. E ne spiego la ragione. In quel periodo, quando terminava l’anno scolastico, tutti i bambini andavano ad aiutare il padre, secondo il mestiere che praticava e il mio, appunto, faceva l’apicoltore. Ergo… Oggi non è più così e, per quanto mi riguarda, penso sia profondamente sbagliato: si stanno perdendo tanti mestieri e artigianalità. Ma andiamo avanti. Terminata la 3a media, ho lavorato sempre con mio padre, con le api, ed è andata avanti così sino alla chiamata di Leva. Allora il servizio militare non era volontario. Durante il Servizio Militare, non appena mi concedevano qualsiasi tipo di licenza, tornavo a casa e aiutavo mio padre nel lavoro delle api.
 
E dopo il Servizio Militare?
Finita la ferma, fui costretto a fare delle scelte dolorose: nel mondo apistico le cose non erano proprio rosee. La ragione? Il prezzo del miele era stracciato (miele torchiato prezzo 110 lire; quello smielato 120 lire). Per queste motivazioni, parenti e amici, miei coetanei, ci vedemmo obbligati a lasciare la nobile arte dell’apicoltura per trovare altri sbocchi più redditizi e per avere una busta paga sicura, a fine mese. Tra noi ci fu chi decise di fare l’autista, chi il camionista, chi emigrò in Germania, chi in Svizzera, chi prestò servizio nell’Arma dei Carabinieri. Io scelsi l’Industria: trascorsi ben otto anni, come metalmeccanico, in una ditta della provincia Aretusea. Ciononostante, vista la mia passione apistica, quando avevo a disposizione giorni liberi dal lavoro: i sabati, le domeniche e i festivi, comprese le ferie, li trascorrevo sempre con mio padre, nella conduzione de fascetri (arnie tradizionali).
 
Per quali motivi ha scelto, poi, definitivamente, l’apicoltura?
Nel 1976, papà si ammalò di “Angina Pectoris”. Mi chiamò e disse: da solo, non posso più lavorare. O rientri a tempo pieno con le api, o vendo tutto, non vedo altre, possibili, alternative! Nonostante nel mio lavoro mi stessi facendo strada e fossi aumentato di grado, avevo sempre le api nel cuore e la proposta di papà fece scattare la molla che senza tante riflessioni mi spinse a tornare a tempo pieno all’apicoltura: lavorando, fin da bambino, con le api le avevo nel cuore. E pensare che in quel tempo il mio lavoro era ben retribuito.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Come è ben noto, chi ama la natura, ama i fiori, ama la musica e così non può fare a meno di non amare il meraviglioso mondo delle api. E’ un gioco di connessioni cui è difficile sottrarsi.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Come in tutti i mestieri, anche nel nostro settore, purtroppo, succede che gli hobbisti, o quanto meno quelli che hanno altre fonti di reddito, anziché tenere il prezzo del miele - giusti livelli - per fare concorrenza, svendono il prodotto, creando imbarazzo a quelli che producono miele e ci vivono. In più, si regolamentano, tenendo conto di quanto stabiliscono gli obblighi di Legge.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Non mi stancherò mai di dirlo, lavorando con serietà e osservando alla lettera le norme deontologiche si riesce a produrre miele di ottima qualità. Con la qualità non s’incontrano tanti problemi. Per quanto mi riguarda, il 70% del miele che produco lo commercializzo all’ingrosso. Il rimanente lo conferisco a qualche supermercato o a qualche azienda della mia zona.
 
Pratica il nomadismo?
Visto che l’apicoltura è la mia prima fonte di reddito è chiaro che vado sempre “a caccia” di ottime fioriture, solo così si possono ottenere diversi tipi di miele. E’ altrettanto evidente che crescano i carichi di lavoro ma di riflesso cresce anche il guadagno.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Certo che sì. Deve conoscere a perfezione le zone di pascolo delle api e le rispettive fioriture. Non sono ammessi margini di errore, altrimenti sarebbe meglio cambiare mestiere.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
Quella a conduzione familiare. Al momento del “raccolto”, o quando si devono movimentare gli alveari, mi danno una mano figli e amici.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
Che sbagliano e di grosso. Con questa pratica non risolvono i loro problemi, anzi li peggiorano. Eppoi, il ricorso agli antibiotici va a cozzare con quanto stabilisce la legge, sia nazionale che europea: è assolutamente proibito utilizzare in alveare queste molecole. Chi se ne “infischia”, dovrebbe almeno pensare che in caso di controlli sui campioni di miele sarebbero veramente guai per la sua azienda. E non basta. Vorrei ricordare loro che sarebbe anche un vero guaio per tutta la categoria: si distrugge la nostra immagine a livello nazionale e i consumi di miele, non sono poi così elevati e a voler essere ottimisti ammontano a circa 400 g pro-capite l’anno, crollerebbero ulteriormente.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Livellare le famiglie. Mi spiego meglio: aggiungendo o sottraendo telaini di covata prima della grande fioritura e, contemporaneamente, avere sempre a disposizione regine ottime, di annata. Se trovo famiglie ammalate di peste americana, invece, le distruggo totalmente con il fuoco.
 
Come lotta contro la varroa?
Al termine dell’ultimo raccolto, e cioè a fine luglio, tratto, sistematicamente e nello stesso periodo di tempo, tutti gli alveari con strisce di Apistan. Nel periodo autunnale - invernale impiego acido ossalico gocciolato e ApiLife Var. In primavera, riccorro alla lotta biomeccanica (favo trappola).
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Innanzitutto, l’egocentrismo umano che distrugge tutti, anche gli apicoltori. Che fare? Occorrerebbe da parte di tutti fare un passo indietro e cooperare per il bene comune, come ci insegnano le nostre amiche api. E noi come rispondiamo? Procediamo in senso opposto. Poi, non c’è più ricambio generazionale, come avveniva ai miei tempi. I giovani rifiutano una vita piena di sacrifici in cambio di un impiego fisso e con la busta paga sicura, a fine mese. La stragrande maggioranza di loro esercita il mestiere come seconda o addirittura terza attività. Si possono contare sulle punte delle dita quelli che dedicano la propria vita alle api e che quindi svolgono in modo professionale l’attività apistica. Certo c’è anche da dire che mancano input istituzionali per far abbracciare ai ragazzi una professione che è tanto utile anche al nostro Pianeta.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Le api che lavorano una per tutte e tutte per una. Insomma, il vecchio motto “l’unione fa la forza” rimane sempre valido. E come potrebbe essere diversamente?
 
Cosa rappresentano per lei le api?
Oltre all’amore che ho per loro sono anche una fonte di reddito e un posto fisso di lavoro che lascerò come eredità spirituale ai miei figli.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Un giorno, era un febbraio di cinque anni fa, stavo andando a controllare una postazione di 55 alveari che avevo trasportato in quella zona qualche tempo prima, in occasione della fioritura del mandorlo; mentre mi avvicinavo alla postazione mi sembrava che tutti i coperchi fossero caduti in terra. La prima idea? Pensai che responsabile dell’accaduto fosse qualche forte raffica di vento. Giunto sul posto, però, rimasi di stucco. Infatti, vidi che della postazione erano rimasti soltanto i piedistalli e i relativi coperchi, degli alveari nemmeno l’ombra. Denunziai l’accaduto alle autorità, ma fino ad oggi non ho avuto alcuna notizia e credo che mai ne avrò.
 
Aspettative future della sua attività?
Avere sempre delle belle annate ricche di miele e la speranza che i ricercatori dei diversi Istituti di ricerca, riuniti in seduta plenaria, riescano, una volta per tutte, a debellare la fantomatica varroasi e le relative malattie connesse, un tempo sconosciute.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Nunzio Pagliaro
 
© by Apitalia - Tutti i diritti riservati
 
[Torna all'indice generale]