Speciale Apicoltori - n. 593, ottobre 2009
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Mario Ambrosino
Le Api? La dolce svolta della mia vita
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Mario
 cognome  Ambrosino
 età  46
 regione  Campania
 provincia  NA
 comune  Palma Campania
 nome azienda  Apicoltura Ambrosino
inizio attività  1980
arnie  150
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Acacia
Agrumi
Melata di abete
Castagno
Millefiori
Eucalipto
Ciliegio
 miele prodotto  45 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Sono state le api a contribuire a dare una dolce svolta alla mia vita, ovviamente in positivo. Nonostante non fossi ancora maggiorenne conducevo una vita alquanto movimentata, per citare una canzone abbastanza spericolata. Così decisi di dare una svolta alla mia vita, smisi di fumare, diventai vegetariano, simpatizzante di filosofie orientali, cominciai a praticare yoga e quindi naturalmente a ricercare cibi sani e genuini. Tra questi non poteva mancare il miele, dolcificante-alimento tra i più salutari e naturali. Mi rivolsi ad un apicoltore locale, dal quale acquistai il primo vasetto di miele e da lì a poco, affascinato dai racconti e dalla vista di queste casette di legno piene di insetti operosi, fino ad allora da me ignorati, gli chiesi di vendermene qualcuna per procurarmi il miele necessario al consumo personale.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Qualche anno dopo l’apicoltore che mi aveva venduto le prime arnie mi chiamò e mi propose di comprare tutto l’apiario poiché lui non poteva più allevare gli alveari perché il terreno dove erano posizionate le cassette doveva essere edificato. Fu così che tutto quell’esercito di api sfrattate cominciò a popolare la mia campagna.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Significa alzarsi presto la mattina e fare una vita sana; ciò per me è naturale e piacevole visto che abito in una zona pedemontana e sono immerso nella natura. Avere una passione per l’ape significa respirare il profumo del bosco, ascoltare il cinguettio degli uccelli e ammirare i fiori che con il loro colori e profumi fanno a gara per attirare le api. Era inevitale l’incontro fra me e le api: ci accumuna la passione e il rispetto per la natura.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Per fortuna abito in una zona dove le api hanno solo l’imbarazzo della scelta... dopo il raccolto nelle montagne vicine, svernano in postazioni di collina dove in autunno ci sono molte piante pollinifere, come l’edera, il nespolo, il nocciolo, solo per citare le più comuni. In primavera è un continuo fiorire. Prima i fiori di campo, poi albicocche, prugne, pesche e ancora cachi, arance. E non è tutto. Nelle immediate vicinanze, a circa 500m, inizia il bosco, prima con l’acacia e poi a salire con rovi, castagno… origano. Ne consegue che sia in fase di preinvernamento che in primavera devo prelevare diversi favi da nido stracolmi di miele, pena l’intasamento del nido. E’ chiaro, quindi che non ho mai avuto bisogno di alimentare artificialmente le “mie” api. Un unico neo. Con tutto questo ben di Dio e con un clima molto mite le regine non vanno mai in ferie.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Per la commercializzazione non ci sono problemi visto che attuo la filiera corta; circa l’80% della produzione è in vendita direttamente nel mio negozio o in mercatini e sagre, l’altro 20% lo conferisco ad erboristerie o negozi specializzati. L’intera produzione molte volte si esaurisce velocemente e proprio per questo ho diversificato la produzione con altri prodotti dell’alveare come il polline che vendo fresco ed essiccato. Il polline è un ottimo prodotto ed ha un grosso potenziale; è piu facile da produrre della pappa reale e riesce a spuntare anche un prezzo interessante sul mercato. Produco anche molta propoli utilizzando reti di vario tipo, avvalendomi di postazioni dove se ne produce tanta e di qualità. Infine, con tutta la cera prodotta e ricorrendo ad un fusore e ad un centinaio di stampi invito le scuole per fare dei laboratori invernali trasformando la cera in candele e animaletti profumati che poi i ragazzi compreranno.
 
Pratica il nomadismo?
Pratico un nomadismo comodo. I terreni dove opero distano da un minimo di 10 km ad un massimo di 40 km. A 10 km c’e il Parco Nazionale del Vesuvio, alle mie spalle, ad appena tre km iniziano le montagne di Avellino, e a 5 km, le alture della provincia di Salerno. In effetti, ho solo l’imbarazzo della scelta, tanto da riuscire a fare anche, condizioni meteorologiche permettendo, un’apicoltura di salto, sia sull'acacia che sul castagno.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Non credo sia indispensabile, ma comunque necessario e utile. Io sono figlio di contadini e conosco quasi tutte le piante della mia zona. Per mia abitudine segno l’inizio e la fine di ogni fioritura importante e infine cerco di informarmi consultando libri e riviste specializzate. Sovente, inoltre, osservo le api al lavoro nei campi per vedere quali specie prediligono per il nettare e quali per il polline.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
Pratico in primis un’apicoltura biologica che, ovviamente, si traduce nel non somministrare assolutamente antibiotici o “schifezze” varie alle api. La filosofia? Tutto al naturale, o per meglio dire, secondo natura. Ma attuare l’apicoltura biologica significa anche portare le api lontano da qualsiasi coltivazione o fonte di inquinamento. Anche se questo tipo di apicoltura comporta costi maggiori e grandi sacrifici sia in termini di lavoro che di produzione, in compenso c’è la soddisfazione e la consapevolezza di realizzare un’apicoltura che rispetta la natura, che rispetta le api e che rispetta i consumatori che possono comprare un prodotto sicuro.
 
Cosa direbbe agli apicoltori che usano antibiotici?
Che danneggiano se stessi, che danneggiano la natura, ma soprattutto rovinano l’immagine di tutto il settore apistico. E infine non devono dimenticare che vanno contro la legge, poiché l'uso di antibiotici è vietato. Se fosse vero che sono indispensabili, io che non ho mai usato antibiotici non dovrei, dopo tanti anni, nemmeno avere una famiglia di api in vita… basta questo per far riflettere. Per farla breve, non credo negli antibiotici o nei prodotti “fai da te” anche perché se funzionassero quelli che i usano dovrebbero essere un oasi felice, invece sono proprio loro a lamentarsi di più.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Uso l’apiscampo quando posso, l’escludiregina sempre e l’alzamelari che mi permette di inserire l’apiscampo o il melario vuoto sopra il nido, senza spostare i melari pieni e che mi preserva anche un po’ la schiena visto che dove opero non c’è possibilita di impiegare mezzi piu tecnologici. Le ragioni? Sono soprattutto due. Innanzitutto sono legato al tipo di territorio in cui opero, poi perché per scelta colloco le postazioni in posti dove posso arrivarci solo con un pick up, questo serve a scoraggiare anche i molti ladruncoli di api che quando rubano, come è gia successo, non possono caricare tutto. Inoltre, uso fare postazioni piccole che posso gestire anche da solo e realizzare produzioni mirate e diversificate.
 
Come lotta contro la varroa?
Adottando per le mie “collaboratrici” lo stesso stile di vita che ho per me: “mens sana in corpore sano”. Sembra un’utopia, ormai, ma secondo me tutto sta ad incominciare. Da quando conducevo la prima arnia ad oggi pochissime cose sono cambiate; e oggi come allora non ho mai introdotto nell’arnia prodotti nocivi anche perché io e i miei figli siamo i primi consumatori del miele che le nostre api producono. Ritornando alla varroa, per combatterla ricorro a sostanze naturali, a base di timolo e in assenza o con poca covata uso l’acido ossalico.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Non funziona la comunicazione tra apicoltori. Uno guarda l’altro come potenziale nemico o concorrente e quindi manca uno scambio sincero e chiusura totale su problematiche comuni in cui la cooperazione sarebbe fondamentale. Purtroppo, non funzionano le ASL, c’è carenza di controlli e i sanitari li vedi solo se c’è qualche balzello da pagare. Poi, non funziona la pubblicità su un prodotto che presenta notevoli potenzialità commerciali, in più ben poche associazioni o enti lo promuovono. La prova? Basta accendere la tv e assistere a convegni, sagre, degustazione di vini, formaggi, cipolle ecc… ma mai di miele…
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Nonostante tutto sono sempre le api. Stesso discorso per le associazioni di categoria: io sono un associato dell’A.p.a.s, Associazione apicoltori campani. A loro va un ringraziamento per il lavoro che stanno svolgendo in Campania a favore delle api e di tutto il settore. Un sentito grazie al presidente Alberto Martino e ai suoi collaboratori di cui non cito i nomi non per dimenticanza ma solo perché sono tanti.
 
Cosa rappresentano per lei le api?
Per me e la mia famiglia rappresentano l’unica fonte di reddito. Una considerazione. Anche se quello di apicoltore non è un lavoro facile, per quanto mi riguarda è fonte di grande soddisfazione visto che mi permette di stare a stretto contatto con la natura.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Avevo da poco comprato le api, ma mi mancava l’esperienza in campo. Allora per superare la difficoltà andavo, gratuitamente, ad aiutare un noto e bravo apicoltore della zona, uno dei più grossi. Da lui cercarvo di imparare i trucchi del mestiere. Un giorno, tramite un amico, riuscii ad ottenere un postazione di api sulla litoranea che da Pontecagnano va a Paestum, un’area in cui si produceva dell’ottimo miele di eucalipto. La fioritura era iniziata e già avevo inserito il secondo melario (la varroa non era ancora sbarcata in Italia). Le api, però, erano troppo vicine ad una abitazione di bagnanti che, infastiditi e impauriti, mi intimarono di spostarle. Non sapendo come fare mi recai dall’apicoltore che aiutavo e lui, subito, mi propose di spostarle nella sua postazione che era poco distante. Alla mia titubanza motivata dalla distanza fra gli alveari che mi sembrava minima mi rassicurò, dicendomi che non sussistevano problemi di sorta allo spostamento. Non avevo la sua esperienza mi fidai e la mattina presto ci recammo sul posto facendo lo spostamento. Tutto bene, dunque? Macché, neppure il tempo di tornare a casa che mi arrivò una telefonata del proprietario del terreno dove erano posizionate le api prima. Disperato mi chiedeva di correre sul posto perché c’era uno sciame immenso sulla sua casa. E non mentiva. La prova? Appena arrivato constatai che la casa e la sua auto erano invasi dalle mie bottinatrici, tornate alla loro postazione iniziale. Faticai tutta la giornata, fino a sera, cercando di liberare l’abitazione del povero malcapitato. Alla fine persi tutto: bottinatrici, miele e l’amico apicoltore.
 
Aspettative future della sua attività?
Ho quattro figli di cui uno maggiorenne. Già ora mi aiutano e insieme a mia moglie ci dividiamo i compiti. Naturalmente ognuno si occupa del settore che più gli piace. Spero che qualcuno di loro continui il lavoro da me intrapeso. Le aspettative future sono che qualcuno di loro oltre che farlo diventare un lavoro da reddito trasmetta, quando io non potrò più farlo, la stessa passione che mi anima ai propri figli.
 
 
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Mario Ambrosino
 
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