Speciale Apicoltori - n. 586, febbraio 2009
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
 • Giuseppe Coniglio
In viaggio con l'Ape
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Giuseppe
 cognome  Coniglio
 età  53
 regione  Sicilia
 provincia  PA
 comune  Valle del Torto
 nome azienda  Apicoltura Giuseppe Coniglio
inizio attività  1983
arnie  200
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Sicula
 tipo di miele  Agrumi
Sulla
Castagno
Acacia
Eucalipto
Millefiori
Timo
 miele prodotto  250 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Ho cominciato aiutando un apicoltore semi-professionista e macrobiotico di Palermo cui avevo chiesto di vedere il suo allevamento di api, dopo avergli manifestato la mia curiosità e il mio interesse verso questa specie di piccoli insetti sociali capaci di produrre alcuni degli alimenti più importanti, nutrienti e prelibati che la natura potesse offrire. Avevo 26 anni, provenivo da una famiglia di agricoltori e allevatori e, dopo aver interrotto gli studi universitari in filosofia, la militanza politica e i viaggi per il mondo, non avevo ancora trovato un’attività che mi potesse offrire un reddito senza rinunciare alla mia indipendenza. Da quel momento ha preso il via il mio ritorno alla campagna e alla natura, in controtendenza rispetto ai tempi e ai miei ultimi 10 anni di vita cittadina.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Non so se è stata solo una scelta o un regalo in un periodo della mia vita molto intenso e profondo in cui magicamente è cambiato l’approccio che avevo con me stesso, l’ambiente e la vita.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Conoscerla, amarla e rispettarla. Ed anche provare riconoscenza per tutto quello che le api possono insegnarci e trasmetterci.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Nella nostra zona, come dice Benigni, le difficoltà sono piaghe come il traffico, il vulcano e può succedere che ti sparano se rubi una banana.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Oggi è meno difficile trovare mercato per il miele. Rispetto a prima, c’è nei consumatori maggiore consapevolezza e sensi- bilità verso i prodotti naturali di qualità, è aumentata la domanda e contemporaneamente sono diminuite le produzioni a causa di malattie, cambiamento del clima, inquinamento. Ciò sarebbe ancora gestibile, se non fossero aumentate a dismisura le formalità e gli adempimenti burocratici non solo per produrre confezionare e distribuire a norma di legge (HCCP - Sicurezza sul lavoro se si hanno dipendenti, tracciabilità, ecc.), ma specialmente per avvalersi di certificazioni di qualità richieste dai distributori come nel caso dei prodotti biologici, DOP, IGP; le varie ISO, ecc. Questo ha cambiato, nel mio caso, le funzioni dei miei collaboratori. Mentre prima avevo 4 dipendenti e un consulente, adesso ho due dipendenti e due consulenti, oltre al dover fare da segretario insieme al mio giovane figliolo.
 
Pratica il nomadismo?
Sempre meno e per diversi motivi: la schiena e il resto oltre all’età, ma soprattutto perché credo sia uno stress non sempre necessario, se si dispone di posti per il pascolo delle api con almeno due fioriture. Inoltre, nel tempo ho consolidato rapporti con apicoltori di fiducia a cui compro parte delle loro produzioni.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Se non lo è, impara presto. E’ fondamentale se vuole migliorare le dinamiche riguardanti la quantità e qualità dei prodotti che le api, essendo vegetariane, raccolgono dalle piante. E anche di come il clima influisce sulla durata e abbondanza delle fioriture. Penso che questo mestiere richieda una lunga serie di competenze, tale da risultare uno dei più interessanti che si possano fare se si possiede spirito di osservazione, fantasia, curiosità e naturalmente tanta buona volontà.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
Pratico l’apicoltura col metodo dell’agricoltura biologica e in un territorio dove vive ancora una razza autoctona che si chiama “ape sicula” che nonostante abbia corso il rischio di essere soppiantata dalla razza italiana nei decenni passati, oggi sta dimostrando una maggiore capacità di sopravvivenza e resistenza a parassiti e malattie, almeno nel nostro territorio. Per cui oggi comincia ad essere rivalutata, almeno nella provincia di Palermo, e con diversi apicoltori stiamo cercando di preservare il più possibile la sua purezza in territori isolati e appartati.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
Direi loro di smettere, per diversi motivi: gli stessi che valgono per tutti gli esseri viventi. Abbiamo ricevuto una non disinteressata educazione che facendo leva sulla paura della morte e delle malattie ci ha indotti a “consumare”quantità sproporzionate di farmaci anche solo per prevenire le malattie. Oggi siamo sempre più numerosi quelli che ci affidiamo a rimedi naturali e che ci siamo accorti che spesso le malattie derivano da squilibri di vario tipo che si possono prevenire con una sana alimentazione e uno stile di vita rispettoso di se stessi e di tutto l’ambiente.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Preferisco usare l’apiscampo per liberare i favi di miele dalle api, anche se occorre più tempo non ho mai ritenuto carino soffiare violentemente le api sbattendole fuori di casa invece di ringraziarle per il raccolto ottenuto. Così come non ritengo piacevole per nessuno lavorare ermeticamente sigillati e in preda alla perenne premura poiché il tempo non è mai abbastanza e alla fine si corre sempre più per abitudine che per necessità, ma forse sono troppo romantico anche se Slow Food mi darebbe ragione.
 
Come lotta contro la varroa?
Uso solo sostanze naturali, ammesse dal regolamento per il biologico come il timolo, soprattutto. Credo, però, che siano fondamentali il blocco della covata e il favo trappola oltre che la selezione delle famiglie maggiormente resistenti a questo parassita.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
In generale quello che non funziona dappertutto è l’induvidualismo, la scarsa capacità di cooperazione che dimostra il non aver compreso che soltanto l’agire per il bene comune consente a tutti di beneficiare dei sorprendenti risultati della cooperazione,cosa che invece le api sanno e sanno fare benissimo.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Secondo quello che ho detto prima funzionano di sicuro le api e anche quelli che riescono a imitarle.
 
Cosa rappresentano per lei le api?
Degli ottimi compagni di viaggio e un grande esmpio di società organizzativamente perfetta.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Una volta mi è entrata un’ape in un orecchio e ho dovuto aspettare qualche minuto fino a quando non è riuscita a trovare la retromarcia e uscire da sola. E’ stata una sensazione terribile me la sentivo nel cervello e temevo di non poter resistere, ma la migliore cosa da fare era aspettare.
 
Aspettative future della sua attività?
Che non mi rientri un’ape nell’orecchio.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Giuseppe Coniglio
 
© by Apitalia - Tutti i diritti riservati
 
[Torna all'indice generale]