Speciale Apicoltori - n. 585, gennaio 2009
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Damiano Tripodi
Fra le api con semplicità
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Damiano
 cognome  Tripodi
 età  54
 regione  Trentino-Alto Adige
 provincia  TN
 comune  Ortisè, Val di Sole
 nome azienda  Apicoltura Tripodi
inizio attività  1988
arnie  200
 apicoltura  Nomade
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
Apis Mellifera Carnica
 tipo di miele  Acacia
Millefiori
Castagno
Rododendro
Tarassaco
Melata di abete
Tiglio
Melo
 miele prodotto  40 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Ho cominciato nel 1988 quasi per gioco e curiosità, comprando un’arnia e posizionandola in un prato. Dopo circa una settimana, sono andato a controllare come proseguiva la vita lì dentro e per mettere il mio primo melario. In un attimo ho preso una ventina di punture, tante da pensare di abbandonare l’idea di fare l’apicoltore. A fine estate, invece, mi hanno regalato 5 kg di ottimo miele: poco, ma per me era come vedere oro. Da quel momento ho aggiunto altre 12 arnie così, via via, sono arrivato ad averne 200, ricavando 35-40 quintali di miele. Quest’anno il mio miele “millefiori” ha vinto una goccia d’oro al concorso di Castel S. Pietro Terme di Bologna. Spero la prima di tante altre. Un ottimo successo per me! E’ proprio per questo che vorrei dire ai giovani che si avvicinano all’apicoltura di non demordere alle prime difficoltà. Il mestiere di apicoltore è meraviglioso e avvicina alla natura, è un antistress eccezionale. E’ indispensabile mettercela tutta.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Ero incuriosito dalla affascinante vita delle api. Dal loro mondo ricco di insegnamenti. La parola d’ordine è di mettersi in ascolto delle nostre amiche api, di prendere esempio dal loro comportamento. Sono veicolo di un modo di essere che noi umani dovremmo riscoprire nei nostri rapporti giornalieri. Eppoi, che gioia, che emozione ogniqualvolta si apre un alveare.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
Vuol dire riuscire ad essere in sintonia con il loro mondo così perfetto, trattandole con il massimo rispetto. Parlerei di “ascolto profondo”.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Le nostre difficoltà sono la neve, e la poca produzione. E ne spiego subito le ragioni. La prima neve arriva ad ottobre e va via ad aprile. In pratica, le api iniziano a svegliarsi ai primi di aprile e sono pronte per il melario verso il 20 di maggio.
 
Quali i problemi di commercializzazione?
Il nodo principale è che il mercato offre un prezzo molto basso, ma con il lavoro che serve per fare il miele bisogna tenere un prezzo giusto. Tanta attività andrebbe ripagata con un maggiore introito per l’apicoltore. Non c’è da mettere in conto solo il lavoro manuale ma tutte le spese che arrivano dai farmaci per far fronte alle patologie dell’alveare, al nutrimento e tanto altro ancora.
 
Pratica il nomadismo?
Si, spostiamo le api nella zona di Cremona, Lago di Garda, e in varie parti del Trentino.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
E’ difficile conoscere tutte le piante e la loro caratteristiche, ma sicuramente un apicoltore deve avere nozioni generali sulle fioriture per permettere la bottinatura delle api. Per farla breve, non fa girare a vuoto e permette di praticare un nomadismo ad hoc. Pensate quanti viaggi persi se si portassero le api in posti dove non si conoscono le fioriture. L’apicoltore svolge un lavoro ecologico per antonomasia, un lavoro che gli permette anche la conoscenza del territorio.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
La mia è un’apicoltura molto semplice, con arnie immerse nella natura lontane da fonti di inquinamento. Un’apicoltura all’insegna della qualità, capace di fornire al consumatore un miele pulito.
 
Cosa direbbe agli apicoltori che usano antibiotici?
Gia antibiotici non servono, occorre visitare le api e cambiare spesso i telaini in modo da prevenire la malattie. Un duro lavoro, certo, ma del resto la legge proibisce l’impiego degli antibiotici e non c’è un prodotto riconosciuto da utilizzare sulle api. Le scorciatoie, spesso, denotano pure uno scarso rispetto delle api. Direi che per centrare l’obiettivo occorrerebbe maggiore formazione e un aiuto più consistente da parte delle autorità preposte.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Cerco sempre di ottimizzare il mio lavoro: in base ai problemi che mi capitano cerco di studiare la migliore soluzione. Ma attenzione a volte questa è giusta, a volte sbagliata. Credo che sia fondamentale saper coniugare tradizione apistica e innovazione, senza scantonare in pratiche che nuocciono alle api e al miele.
 
Come lotta contro la varroa?
La combatto con acido formico, acido ossalico e provo con diverse sperimentazioni, ricorrendo a prodotti a base di timolo.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Manca l’alleanza tra apicoltori per far capire alle persone l’importanza delle api. Il comparto apistico va sostenuto come tutti gli altri settori. Difettano anche delle adeguate campagne di informazione verso i consumatori per far comprendere il valore nutrizionale del miele. E che manchi consapevolezza sulle sue proprietà lo dimostra il fatto che, per quanto riguarda i consumi, siamo il fanalino di coda nei consumi a livello europeo con appena 350 g pro-capite l’anno. Se si continua a prendere il miele e gli altri prodotti dell’alveare come se fossero solo dei farmaci non cambierà un bel nulla. E’ giunto il momento di veicolare una nuova cultura del miele. Il magico prodotto delle api è un alimento a tutti gli effetti e va bene per bambini, adulti e anziani; un alimento che non dovrebbe mai mancare sulle tavole.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
E’ molto importante vedere che molti consumatori ora pongono attenzione nell’acquistare miele italiano. Mi capita spesso di osservare persone che controllano attentamente l’etichetta posta sul vasetto e che preferiscono il miele di casa nostra. Credo, poi, che proprio l’etichettatura negli ultimi anni sia notevolmente migliorata e ciò ha portato maggiore trasparenza a tutto il settore. Infine, è assai positivo che siano stati messi in moratoria i neonicotinoidi, veleni che uccidono le api, aiutando i moltissimi apicoltori colpiti dalla forte moria di questi ultimi anni. E’ chiaro che non abbiamo nessuna intenzione di ritrovarceli, a breve, fra i piedi. L’ape, l’ambiente e l’uomo vanno rispettati e per questo è indispensabile continuare a battagliare anche contro le altre molecole chimiche che assediano l’agricoltura e l’apicoltura. Ci pensate quale sarebbe il destino del Pianeta in cui viviamo se le api scomparissero per le migliaia di veleni che avvelenano l’ambiente? Sarebbe uno scenario devastante.
 
Cosa rappresentano per lei le api?
Le api rappresentano la continuità della vita umana. E allora come non avere una maggiore considerazione per loro?
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Un giorno controllando degli alveari ho trovato nella stessa arnia tre regine; in un arnia vivevano tre nuclei senza nessuna divisoria, e sono stati così per circa 2 mesi poi li ho divisi… un po strano vero?
 
Aspettative future dell’attivita?
Per il momento, mi auguro di proseguire con questa attività. Mio figlio è costruttore di attrezzatura apistica (Casa dell’Ape). Per quanto mi riguarda gli sto trasmettendo l’amore per le api e spero che una volta che sarò in pensione possa lui essere il mio successore, con la mia stessa passione. Ripeto quanto ho affermato nell’incipit dell’intervista: l’Apicoltura ha bisogno dei giovani, non può fare a meno della loro presenza. Ad una condizione, che i giovani siano aiutati e non lasciati a se stessi.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Damiano Tripodi
 
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