Speciale Apicoltori - n. 581, settembre 2008
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Pierfrancesco Ammendola
Di api si può vivere
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Pierfrancesco
 cognome  Ammendola
 età  30
 regione  Campania
 provincia  NA
 comune  San Giuseppe Vesuviano
 nome azienda  Antichi sapori vesuviani
inizio attività  2004
arnie  140
 apicoltura  Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Millefiori
Acacia
Melata di abete
Castagno
Agrumi
 miele prodotto  35 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
C’è da dire che sono stato sempre un amante della natura, a partire da bambino. Ho avuto sempre dellle sensazioni di profondità e infinito nell’osservare un bosco, i fiori in “fiore”, un fiume che scorre e gli animali che abitano il nostro vivere. Le api le ho viste sempre tuffarsi con i loro aggrazziati voli dentro i fiori. Che spettacolo! Ma l’attività di apicoltore l’ho intapresa quasi per gioco. “Galeotto” non fu un libro, tanto per citare Dante: più semplicemente un amico mi chiese la cortesia di depositare delle arnie nel mio terreno situato nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio. Spinto dalla curiosità verso le api ho seguito il processo produttivo e mi sono accorto che il loro mondo era ed è molto affascinante. A questo punto, ho voluto provare anche io e ho comprato 1 arnia per poi arrivare ad averne circa 140.
 
Per quali motivi ha scelto questa strada?
Al di là delle motivazioni che ho appena illustrato, terminato il percorso scolastico di operatore dei beni culturali e avendo a disposizione un grande podere ho impiantato un’azienda agricola. Inizialmente tale attività era incentrata solo sulla produzione di marmellate e successivamente è stata integrata con la produzione di miele tanto da diventarne primaria. In pratica mi sono accorto che si può vivere anche di api. Eppoi, è proprio un lavoro che fornisce contenuti assai più entusiasmanti rispetto ad altre professioni o mestieri. Una attività che occorre far conoscere ai giovani: potrebbe essere un modo per dare un’occupazione e far crescere l’indotto apistico.
 
Cosa significa avere una passione per l’ape?
L’ape costituisce il centro dei miei interessi tanto che ho scelto di farla conoscere a tutti i bambini sin dall’inizio della scuola attraverso l’istituzione di una fattoria didattica. Qui i bambini, anche i più piccini, e conoscono una realtà che altrimenti sarebbe loro estranea. Purtroppo, con l’avvento della cosiddetta modernità i ragazzi non sanno neppure come è fatto un animale ed hanno esperienza di loro solo a partire dai cartoni animati. Tanti non sanno neppure che a fare l’uovo è la gallina. Figurarsi le api. Invece, occorre recuperare il messaggio di San Francesco che era dentro la natura e la rispettava educando alla sua conoscenza, ce la faceva sentire vicina. Se conosci la natura la conservi e da grande non la distruggi. Sai che un ambiente inquinato non ci concederà un futuro apprezzabile. Poi, sto curando progetti del Parco Nazionale del Vesuvio, collaboro con Legambiente e porto avanti progetti P.O.N. (Programma Operativo Nazionale - La scuola per lo Sviluppo).
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Qui non ho incontrato grosse difficoltà, tranne quelle legate all’utilizzo, nelle aree circostanti, di prodotti nocivi per le api e per le piante (diserbanti). Ma adesso è tutto risolto: i contadini hanno capito e ne utilizzano pochi e in orari serali. Del resto, anche nel settore agricolo c’è bisogno di maggiore informazione. Occorre dire che per troppa chimica nociva ci si ammala e si può morire: la questione non riguarda solo le api. Per troppo tempo è passato il messaggio che sulle piante si può cospargere di tutto, senza tener conto dell’impatto su ambiente, uomo, animali. Metto al primo posto l’Ambiente, soprattutto per combattere quella logica, ideologica e di sviluppo, si è affermata negli ultimi 600 anni, che vede nella natura un dominio da piegare ai nostri interessi. Proprio per questo ho salutato favorevolmente e condiviso le due battaglie lanciate ultimamente in campo apistico: Liberi dai Veleni che avete avviato voi di Apitalia e quella contro i neonicotinoidi dell’Unaapi.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Il problema è stato quello di far capire alle persone che il miele prodotto da noi apicoltori della zona non subisce alterazioni rispetto ai mieli che arrivano da altre aree del paese. Ci sto riuscendo attraverso la comunicazione e la pubblicità e soprattutto per la qualità dei mieli che noi apicoltori campani produciamo. Ora visto che in Italia c’è una incredibile varietà botanica c’è, di riflesso, un’incredibile varietà di miele. E’ chiaro che è fondamentale far capire agli acquirenti che è indispensabile apprezzare innanzitutto quello della propria regione, ma ciò non toglie che tutti i mieli italiani debbono entrare nella nostra dispensa. Proprio per far decollare i consumi, come ho già accennato, è fondamentale aumentare l’informazione. Spiegare a bambini, adulti, anziani che il miele è un alimento eccezionale e buono per tutte le età. Ma attenzione, è indispensabile produrre e fornire un miele di qualità. Una domanda. Vi sembra normale che in Italia siamo sempre attestati su un consumo annuo di 350-400 g procapite l’anno? Io che attuo molto il mercato corto e che quindi ho un diretto rapporto con il consumatore non mi stanco mai di illustrare le vere proprietà del miele, senza indulgere in esagerazioni di cui, tra l’altro, il miele non ha proprio bisogno.
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Sicuramente, anche se è impossibile conoscere tutte le varietà di fiori. E’, però, chiaro che conoscendo da vicino le fioriture su cui si basa l’apicoltura non si gira a vuoto, si produce più miele dando il pascolo giusto alle nostre amiche api. L’apicoltura ha bisogno di ottimizzazione e professionalità. Comunque, sono convinto che gli apicoltori, quelli che conoscono il mestiere, sono dei veri appassionati di piante e fiori.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
Come ho già detto sono un apicoltore stanziale e mi avvalgo molto degli spazi che ho a disposizione grazie al podere agricolo. Ognuno fa le scelte che sono più consone al suo modo di vivere e agli obiettivi produttivi che si pone.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
Rimanderei tale utilizzo alla coscienza personale, anche se è bene ricordare che il nostro dispositivo legislativo e quello europeo ne vieta l’impiego visto che non c’è un antibiotico riconosciuto e registrato per l’impiego sulle api.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
In questo millenario mestiere c’è sempre da imparare. Per quanto mi riguarda, mi considero ancora all’inizio dell’attività perché sulle api ogni giorno si apprende qualcosa di nuovo. Una doverosa considerazione. Mi reputo fortunato anche perché posso contare sull’appoggio e sul sostegno di un mio grande amico apicoltore, Filippo Nocerino, che mi ha infuso grande forza nei momenti di difficoltà e mi ha incoraggiato e insegnato tutto il suo sapere e le sue esperienze.
 
Come lotta contro la varroa?
Acido Ossalico e Apilife Var.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Io credo nell’associazionismo. Noi apicoltori dovremmo essere un’unica famiglia che come quella delle api che si aiutano tra di loro. Mi accorgo però che le cose non stanno così: perché ci sono alcuni apicoltori che sono legati al loro sapere e difficilmente lo fanno trapelare, e spesso capita che danno informazioni sbagliate.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Anche se sembra scontato a funzionare è l’ape, nonostante gli attacchi che subisce ogni giorno. Occorre porre un freno alle morie non solo per continuare a produrre miele ma per continuare a mangiare frutta, verdura e assicurare un futuro al Pianeta.
 
Cosa rappresentano le Api per lei?
In primis una fonte di guadagno e di lavoro, poi una palestra di vita perché osservandole c’è tanto da imparare. Smettiamola di fare i finti tonti e accettiamole come educatrici.
 
Un episodio particolare legato alla sua attività?
Episodi particolari non ne ricordo, ma posso manifestare lo stupore che provai quando la prima volta che mi accinsi a levare i melari rimasi sbalordito dopo aver alzato il coperchio e trovai i telaini tutti pieni di miele. A prima vista può sembrare una banalità, ma avete mai pensato a che lavoro meraviglioso c’è dietro? E non vi stupisca la cosa. Un altro ricordo che motiva ancor più il mio stupore. Stavo conducendo un corso di apicoltura, quando ricevetti una domanda: “ma le api il miele non lo fanno per noi? Mi vuole forse far credere che lo fanno per loro?”. Non c’è che dire occorre aumentare l’informazione sul mondo delle api.
 
Aspettative future della sua attività?
Io sto lavorando per coronare il mio sogno nel cassetto che è quello di far rivivere la mia tenuta e di creare una grande fattoria didattica incentrata sulle api.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Pierfrancesco Ammendola
 
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