Speciale Apicoltori - n. 575, febbraio 2008
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Roberto Mazzotti
Un alveare nella testa
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Roberto
 cognome  Mazzotti
 età  48
 regione  Lazio
 provincia  RM
 comune  Ardea
 nome azienda  Apicoltura Mazzotti
inizio attività  1985
arnie  300
 apicoltura  Nomade e Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Acacia
Millefiori
Eucalipto
Castagno
Erica
 miele prodotto  100 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Ho cominciato intorno ai 20 anni stando dietro a mio zio. Una precisazione, lo zio allevava api ancora alla vecchia maniera. Come? Si chiederanno i lettori di Apitalia. Praticamente alla fine della stagione distruggeva le famiglie, praticava il cosiddetto apicidio. Se poi ripenso al primo approccio con l’apicoltura devo riconoscere che è stato disastroso. Riandando indietro nel tempo, ricordo che avevo appunto venti anni e mio zio mi portò in apiario con lui: tutti e due eravamo in pantaloncini corti io ero a sette metri dagli alveari e prendevo le punture, mentre mio zio che era lavoro con le api non veniva neppure sfiorato dalle api. Vista la situazione veniva naturale chiedersi le ragioni di quanto stesse succedendo. E’ del tutto naturale chiedersi perché io fossi punto e lui no. Mio zio, allora, vedendo l’andazzo che stavano prendendo le cose mi disse che le api ce l’avevano con me perché percepivano la mia paura. Insomma, a suo dire ero un fifone. Ogniqualvolta cerco di riandare indietro nel tempo e richiamo alla mente l’episodio in oggetto continuo a dirmi che per me questo non era possibile, non potevo avere paura. Non accusatemi di faciloneria: non vi è mai successo di avere dei flash su quanto vi è capitato nel passato? Come che sia, quel giorno presi ben sette punture. La cosa avrebbe allontanato i più ma io animato da una buona dose di caparbietà continuai a seguire quello che faceva mio zio. Andando più avanti nel tempo sono diventato hobbista. Il passo professionistico l’ho fatto nel 1998. Per essere chiari ho sempre avuto tante cassette, ma nel ‘98 grazie alla legge sul prestito d’onore sono riuscito ad ottenere un buon finanziamento che mi ha permesso di fare il salto.
 
Per quali motivi ha iniziato?
Le mie motivazioni nascono da bambino. E ne illustro la ragione. Quando andavo a raccogliere le ciliegie dall’albero di mio zio e da lì vedevo le api che andavano e venivano dentro mi è scoccata la scintilla. Voglio dire che se le api ti metti ad osservarle attentamente non puoi non esserne attratto. Hanno tanto da insegnarci, siamo noi un po’ testoni che non vogliamo tener conto dei loro insegnamenti. Sento già qualcuno pronto ad obiettare: ma non sei un po’ presuntuoso a farti interprete del linguaggio delle api? Senza narcisismo ribadisco di no all’accusa e confermo che il vero apicoltore sa perfettamente di cosa sto parlando. Le api sono delle formidabili maestre, se poi vogliamo chiudere gli occhi e tapparci le orecchie è un altro discorso.
 
Cosa significa avere una passione per l’ape?
Conoscerla ed ammirarla nei suoi molteplici aspetti. L’aspetto che mi ha sempre impressionato positivamente è il suo innato altruismo, qualità che l’uomo non ha. Per dare gambe al mio “sentire” spesso faccio un esempio. Se una persona vede 50 euro in terra in genere si affretta a prenderle e a metterle in tasca, guardandosi furtivamente attorno per verificare se qualcuno ha osservato la manovra. E le api? Presto detto, se trovano un campo in cui c’è un’esplosione di fioriture avvisano tutte le colleghe, invitandole ad andare anche loro ad usufruire di tanto cibo. Il messaggio è di stare uniti e di mettere tutto in comune. Le api rimandano al messaggio Evangelico e di San Francesco. Non c’è nulla di esagerato in ciò che dico, più semplicemente vogliamo far finta di nulla. Se prendessimo esempio dalle api l’apicoltura e il rapporto fra gli apicoltori sarebbe certamente su un piano assai elevato. Mutuo soccorso, solidarietà e unione dovrebbero essere le parole d’ordine di un settore che preferisce, sovente, individualismo e assenza di scambio. Siamo cattivi allievi di maestra ape.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Non vorrei passare per uno che vede nero ma leggendo i fatti credo che nella mia zona l’apicoltura è in via di estinzione. Non a caso sto portando le mie api in altre aree, questo perché nella mia zona abbiamo dei grandi problemi di inquinamento ambientale dovuto alle molte industrie presenti sul territorio. Poi gli altri problemi sono, come in tutta Italia, la varroa e il nosema che vedo ultimamente stanno alzando il loro livello di pericolosità. Per quanto riguarda il nosema ho potuto verificare che se il sito in cui si trovano gli alveari è solare tutto l’anno la patologia è minore. Di contro, se gli alveari si trovano in zone più umide il nosema si presenta in modo più virulento.
 
Che problemi pone la commercializzazione?
Credo di aver risolto la questione. Io vendo quasi tutti il mio miele avvalendomi della cosiddetta filiera corta: cerco di fare tutti i mercatini possibili e di raggiungere i supermercati più vicini. Da non trascurare, parlando di filiera corta, il fatto che ho un diretto rapporto con il consumatore che ha fiducia in me, mi conosce e accorda la preferenza ad un miele che cerco di produrre in tutti i modi tenendo conto della qualità. Cari amici apicoltori per vincere la crisi bisogna puntare sulla qualità che non deve avere contenuti generici ma deve attenersi ai ben precisi parametri che stabilisce la legislazione in vigore. Il consumatore ha bisogno di sicurezze e quando compra il miele non deve avere patemi d’animo e la complicazione di scansare eventuali trabocchetti. Solo così si potrà vincere la sfida che ci pone il mercato e l’importazione di miele da altri paesi. C’è da aggiunge che produrre miele di qualità permette di spuntare prezzi più adeguati che consentano di vivere di questo importantissimo mestiere. E’ la strada obbligata, questa, per aprire la porta anche ai giovani.
 
Lei fa nomadismo?
Faccio un nomadismo parziale. In parole povere, non mi allontano più di tanto. Qualche esempio? Vado a fare l’eucalipto al Circeo (zona costiera a sud di Roma), o l’acacia nella zona di Genazzano (zona dell’entroterra a sud di Roma).
 
Un Apicoltore deve essere anche un esperto botanico?
Sicuramente. E ne spiego la ragione. Se si pratica il nomadismo senza capire in che zona si sta andando si rischia di fare un “bel casino”. Io per trovare i siti spesso metto degli annunci sui giornali dove scrivo che cerco postazioni per le api. A chi mi concede il fondo lo pago con il miele. E se a prima vista può sembrare troppo poco, debbo in realtà dire che l’approccio funziona molto. Ci sono tantissime persone che hanno un terreno e gradiscono assai lo scambio proposto. Non pochi, poi, si innamorano delle api e vengono ad osservarle mentre lavorano. E’ un modo per vincere la diffidenza. A questo riguardo voglio citare l’esperienza di David Graves che è l’iniziatore e il custode degli alveari sui tetti di New York, dove si prende cura di 15 arnie. Una scelta che ha avvicinato i cittadini alle api.
 
Cosa occorrerebbe fare per far conoscere meglio le api al pubblico?
Innanzitutto tenere delle lezioni di apicoltura nelle scuole, di ogni ordine e grado. Io porto avanti questa iniziativa da tempo e ho avuto modo di appurare che da parte dei ragazzi c’è molta ignoranza sul mondo delle api. Ma attenzione, dopo una decina di minuti di lezione vedo che sono molto incuriositi e dopo un paio di ore non c’è modo di fermare le domande sul mondo delle api. Sono convinto che sia giunto il momento di fare dell’apicoltura una materia di insegnamento scolastico. Un progetto che farebbe anche bene al pianeta Terra.
 
Che tipo di apicoltura pratica?
Un’apicoltura convenzionale. Ho delle riserve per quanto riguarda il biologico, soprattutto in relazione ai posti in cui si portano le api. Secondo me la situazione ambientale oggi non permette di fare apicoltura biologica, si salvano soltanto alcune zone di montagna.
 
Cosa significa fare apicoltura convenzionale?
Vuol dire rispettare i parametri dei trattamenti, non somministrare più antibiotici alle api e fare una selezione naturale mantenendo le famiglie più forti. Io stesso sto integrando le mie famiglie con alcune esterne per evitare la consanguineità.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
La parola d’ordine deve essere quella di pagare pegno una volta per tutte e cominciare a smetterla con la pratica degli antibiotici, perché prima o poi se ne pagheranno le conseguenze. Io ricordo sempre ai colleghi apicoltori che smettendo con questa pratica si può creare un ceppo forte di api capaci di rispondere più reattivamente a quelle patologie che “necessitano” (?) degli antibiotici, come la peste americana. Io ho scelto di non usarli in nome di questa filosofia e per praticare un’apicoltura di maggiore qualità. Vai a spiegare al consumatore che il miele non è più come le api lo fanno ma che ci può trovare pure un cocktail di antibiotici e altre sostanze di sintesi.
 
Si può fare un’apicoltura senza antibiotici?
La parola d’ordine deve essere quella di pagare pegno una volta per tutte e cominciare a smetterla con la pratica degli antibiotici, perché prima o poi se ne pagheranno le conseguenze. Io ricordo sempre ai colleghi apicoltori che smettendo con questa pratica si può creare un ceppo forte di api capaci di rispondere più reattivamente a quelle patologie che “necessitano” (?) degli antibiotici, come la peste americana. Io ho scelto di non usarli in nome di questa filosofia e per praticare un’apicoltura di maggiore qualità. Vai a spiegare al consumatore che il miele non è più come le api lo fanno ma che ci può trovare pure un cocktail di antibiotici e altre sostanze di sintesi.
 
Come lotta contro la varroa?
Con la varroa lotto nel modo più tradizionale possibile. Utilizzo le strisce di Apistan®, funzionali verso settembre. Ora impiego l’ossalico e mi sono trovato molto bene anche con il timolo in gel, l’Apiguard®. Le temperature erano giuste e ha funzionato molto bene.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Non c’è accordo tra le varie associazioni, si dispiega una politica nazionale contraddistinta da giochi di potere che spaccano le gambe soltanto agli apicoltori.
 
Cosa funziona in apicoltura?
Sicuramente si sta creando più cultura nel mondo apistico, si vanno selezionando veri apicoltori. In apicoltura è in itinere una spaccatura: ci sono meno apicoltori hobbisti e gli apicoltori professionisti hanno le idee più chiare su ciò che devono fare. Ora gli hobbisti sono necessari e sono depositari di una cultura non indifferente, ma troppi di loro preferiscono vivere nel sommerso, praticano il doppio lavoro e così c’è concorrenza sleale nei confronti di chi con il mestiere ci vive. La 313 non ha certo aiutato per fare chiarezza.
 
Che dire del prezzo del miele?
Per avere dei prezzi adeguati è d’obbligo puntare sulla qualità. Senza questo indispensabile parametro è impossibile contrastare i grandi confezionatori che vendono il miele ad un prezzo assai basso.
 
Cosa ne pensa dalla legge 313 e di questa unificazione tra hobbisti e professionisti?
Si è fatta sicuramente una legge che agevola gli apicoltori hobbisti. Io ad esempio sono andato alla ASL di riferimento per mettere in regola la mia attività e lì ho trovato un apicoltore hobbista con 50 cassette che può fare un laboratorio di smielatura anche all’interno della casa, in ambienti come la cucina. Questo è sicuramente un vantaggio per lui ma non per il futuro dell’apicoltura perché così si hanno persone che vendono miele con norme igienico sanitarie poco affidabili e che non sono quelle che si richiedono al professionista. Io il mio laboratorio di smielatura l’ho dovuto dividere in sette ambienti, una stanza di 60 metri quadri, per essere in regola con le normative vigenti; un hobbista fa concorrenza non partendo dalle stesse condizioni lavorative. Sarebbe stato meglio lasciare in piedi le due figure, permettendo all’hobbista di continuare a chiamarsi hobbista, è dignitoso essere hobbista, e mantenendo cosi le due figure perché comunque l’apicoltura ha bisogno che ci siano tutte e due.
 
Cosa rappresentano le Api per lei?
Un sostentamento per la famiglia, che sto cercando di coinvolgere .
 
Dovremmo fare qualcosa per avvicinare i giovani all’apicoltura?
Certamente io credo, senza presunzione, di fare già molto, proponendomi nelle scuole per fare didattica ai bambini e ai ragazzi. Il segreto è insegnargli l’apicoltura. Durante le ore d’insegnamento porto con me una 24 ore composta da teca, manifesti e attrezzatura apistica. Mostro come si fa la smielatura, spiego con dei giochi cosa fanno durante il giorno le api, accendo l’affumicatore e utilizzo tanti altri piccoli espedienti per far crescere la consapevolezza dei nostri giovani al mondo dell’apicoltura e al rispetto dell’ambiente.
 
Un episodio particolare legato alla sua attività?
Ne cito uno che considero emblematico. Una volta mi reco dalle api troppo presto, di mattina. Non avevo la tuta, ero vestito soltanto con dei pantaloni e una felpa, Quella mattina ho sbagliato i tempi di lavoro: ho apero una cassetta troppo di fretta, spesso le api lanciano dei segnali e delle volte ti dicono di smettere di lavorare e di tornare un altro giorno. Non ne ho tenuto conto: ero troppo preso e preoccupato dal fatto che dovevo lavorare su altre 100 casse. In pratica, ho continuato insistentemente il mio lavoro e la scelta mi è costata almeno 50 punture. L’episodio mi ha insegnato una cosa da non dimenticare mai quando si lavora in apiario: con le api bisogna rispettare i loro tempi altrimenti sono guai.
 
Aspettative future della sua attività?
Al momento punto a fare un discorso di selezione e a coinvolgere la famiglia all’interno della mia azienda.
 
Un messaggio da lanciare agli apicoltori?
Cerchiamo di salvaguardare il Miele Italiano puntando sulla qualità perché se ci mettiamo sui livelli dei mieli che provengono dall’estero siamo bruciati.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Roberto Mazzotti
Marinella e Roberto Mazzotti con Gianfranco Agus che li ha intervistati per una nota trasmissione RAI.
 
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