Speciale Apicoltori - n. 560, ottobre 2006
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
[Condizioni di accesso ai contenuti di Apitalia Online]
 
 • Miriam Manfredini
Passione e rispetto per la Regina delle Api
di Massimo Ilari, Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Miriam
 cognome  Manfredini
 età  31
 regione  Lazio
 provincia  VT
 comune  Viterbo
 nome azienda  Manfredini & Stella
inizio attività  2003
arnie  1000
 apicoltura  Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele 
 miele prodotto  0 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Fin da piccola, con mio padre. Mi portava con lui dalle api, durante l’estate. Il risultato è che mi ha trasmesso questa passione. Un’altra grossa spinta è arrivata da mia zia Clementina, un’autentica conoscitrice dell’allevamento delle regine. Poi crescendo, come accade sempre, cambiano gli orizzonti e come molti dei miei coetanei, per avere prospettive diverse, scelsi di frequentare l’università. Un unico neo. Quando stavo sui libri, se volevo dare esami dovevo studiare, vedevo passare mio padre con il camion che andava in campagna e di sera quando lui rientrava io ero ancora lì a studiare, “a fare la muffa sui libri”. A questo punto era inevitabile che mi chiedessi se quello che stavo facendo corrispondesse a ciò che volevo dalla vita. La decisione finale? Ho mollato tutto e ho iniziato a lavorare con papà, correva l’anno1996, nell’azienda di famiglia. C’è da dire che mi sentivo assai soddisfatta, perché mio padre mi metteva alla pari di tutti gli altri operai. Da parte mia, portavo a termine tutto quello che c’era da fare, l’unica cosa che non mi riusciva era quella di caricare i melari, erano troppo pesanti per me. Passata questa fase ho cominciato ad allevare api regine per mio padre, che da sempre ha segnato le cassette migliori, così tutto ha preso il via dedicandomi a innesti e traslarvi. Dopo qualche anno mi sono messa in proprio. L’occasione mi è stata fornita da zia Clementina, vive a Modena, che era produttrice di Api Regine e voleva cedere la sua attività. Zia Clementina all’inizio veniva molto spesso qui da me a Viterbo, oggi meno di frequente, e ha potuto trasmettermi tutti i trucchi. Grazie a lei ho appreso il mestiere e mi sono inserita nel settore. Il bilancio? Positivo, anche se fa una certa differenza lavorare per il proprio padre piuttosto che selezionare regine per venderle in proprio.
 
Cosa le ha insegnato esattamente la zia?
Mi ha trasmesso il suo metodo di allevamento che, nello specifico, utilizza un portasciame che quando inizia la stagione è diviso in 4 parti con 4 porticine, una per ogni lato. In questo modo rispetto a molti allevatori che usano i baby, la regina ha molto più spazio per deporre. Mia zia ha sempre puntato su questa tecnica la cui validità, poi, ci è stata anche confermata dall’Istituto Nazionale di Apicoltura. La ragione? La regina ha più tempo, noi la lasciamo 18 giorni nella cassetta, sia per deporre che per essere massaggiata dalle api, così è accettata anche meglio dalla famiglia che compone l’alveare.
 
Cosa altro l’ha spinta verso l’apicoltura?
Sicuramente l’idea della vita in campagna, all’aperto e a contatto con la natura.
 
Che cosa vuol dire avere una passione per l’Ape?
E’ una creatura del creato meravigliosa dalla quale c’è tanto da imparare. Se la osservi bene non ti stacchi più dal suo mondo. Certo ho imparato a conoscerla grazie a mio padre e a mia zia, io sto facendo la stessa cosa con i miei tre figli. Hanno la loro piccola maschera e già a partire dal compimento del primo anno di età li ho portati in apiario per far loro osservare, da vicino, il mondo delle api. E’ anche molto eccitante stare tutti i giorni in piena stagione a pensare cosa si può escogitare, cosa si può inventare per migliorare il proprio lavoro e la vita delle api.
 
Il suo mondo, per me, è molto intrigante, hanno tessuto una società cosi complessa ed efficiente che non si riesce mai a capirla fino in fondo. Sono una continua sorpresa.
Il suo mondo, per me, è molto intrigante, hanno tessuto una società cosi complessa ed efficiente che non si riesce mai a capirla fino in fondo. Sono una continua sorpresa.
 
Quali sono le difficoltà che si incontrano nell’allevamento delle regine?
In questa zona lo scoglio più duro è rappresentato dei gruccioni. Se non ci fossero andrebbe tutto meglio. I gruccioni arrivano a giugno e vanno via a settembre. La loro presenza nella zona distrugge la metà del raccolto di api regine.
 
Come combattete contro i gruccioni?
Non si può, è questa la triste realtà. Le ho tentate tutte, ho telefonato addirittura alla Lipu (Lega italiana protezione uccelli). Ho comprato anche il cannoncino (ndr, caricato ad aria compressa o con gas, spara dei colpi che fanno rumore) per tenerli alla larga ma non funziona. Ho provato anche a sentire per i falchi finti ma le cose non sono cambiate. L’unica soluzione sarebbe quella di comprare un falco vero ma bisogna diventare falconieri, scelta assai complicata. In presenza del falco i gruccioni non si vedono, non appena il falco migra i gruccioni ritornano. Tanto per fare un esempio, quest’anno ci hanno dato fastidio soltanto da fine luglio, però in appena 15-20 giorni ci hanno fatto smettere l’allevamento, a metà agosto non avevamo più niente. I nuclei erano spopolati le regine non c’erano più e non è stato possibile continuare.
 
Ci sono problemi nella commercializzazione delle api regine?
Per fortuna no, soprattutto in Italia, Isole comprese. Le cose si complicano se s’intende spedirle all’estero. E ne spiego la ragione. Tutto parte dal fatto che sono trattate come animali vivi, ma non capiamo dove sia l’intralcio visto che le api, nella gabbietta, con la regina sono in grado di sopravvivere benissimo da sole, e i tempi di consegna che assicurano i corrieri non arrecano loro il minimo danno. Eppure non ce le accettano, o le bloccano direttamente alla dogana. Bisognerebbe spedirle in scatola chiusa e dichiarare il falso, per quanto riguarda il contenuto della scatola. La soluzione? Ci vorrebbe una maggiore informazione verso legislatori e doganieri.
 
La vostra produzione annua?
Si va dalle 2 mila alle 4 mila regine, dipende tutto dai gruccioni. C’è da dire che quando i gruccioni trovano altri insetti non cercano di mangiare le api ma se gli altri insetti scarseggiano si buttano sulle api.
 
Come lotta contro la varroa?
Utilizzando i prodotti autorizzati. In ogni caso, è una battaglia molto dura. E’ giunto il momento che i ricercatori facciano degli studi accurati su questo acaro, poi occorre convincere le case farmaceutiche ad investire in apicoltura e a produrre formulati in linea con l’ambiente. La ricerca dovrebbe fare di più per l’apicoltura, gli apicoltori sono lasciati a se stessi e gli si chiede di usare molecole pulite senza dare un supporto tecnico scientifico per poter operare in maniera adeguata in alveare. Sarebbe, quindi, più giusto stanziare meno soldi per l’acquisto di arnie o altre stupidaggini e devolvere più fondi per mettere in condizione gli apicoltori di lavorare in maniera adeguata. E ora di finirla di porre sul banco degli imputati tutta una categoria, consegnandola in pasto ai media e criminalizzandola.
 
Cosa direbbe agli Apicoltori che usano antibiotici?
Abbiamo una grossa emergenza, e tutti noi apicoltori ci dobbiamo unire per combattere usando tutte le nostre forze, per riuscire ad essere ascoltati come hanno fatto le altre categorie. Degli antibiotici penso che stiamo, tutti, cercando di farne a meno e di lavorare in modo pulito. Mi ripeto, per centrare l’obiettivo abbiamo bisogno che si facciano ricerche e sperimentazioni in questo campo, per aiutarci.
 
La ricerca parla di buone pratiche apistiche per risolvere le patologie. E’ sufficiente?
C’è da dire che aiutano senz’altro ma non risolvono. Come che sia, c’è da dire che quando si parla di buone pratiche apistiche è indispensabile fare una distinzione fra apicoltore hobbista a professionista. Purtroppo tra le due categorie c’è molta differenza. Un hobbista ha più tempo a disposizione e così può guardare e ispezionare meglio l’alveare, mentre il professionista pur se cerca di fare il suo lavoro nel migliore dei modi ha meno tempo a disposizione.
 
Vi rendete conto che se il consumatore non considererà più il miele come un prodotto sano e genuino, non ci sarà più mercato per nessuno?
Il mercato del miele del Belpaese è già in crisi, basti pensare che due vasetti su tre in commercio in Italia arrivano dall’estero. Guardando al futuro stiamo cercando di risolvere il problema antibiotici selezionando l’ape igienica. La cosa sta andando avanti da una quindicina di anni grazie a mio padre che ha avuto questa idea. Ha preso un apiario lo ha abbandonato a se stesso senza curarlo con nessun prodotto. Via via con le api che rimanevano anno dopo anno faceva sciami. Dopo quindici anni è chiaro che questa linea genetica non è mai stata trattata contro la varroa, e quindi si tratta di selezione naturale. Ora ha passato la sperimentazione a me e io sto seguendola insieme all’Istituto Nazionale di Apicoltura di Bologna per verificare se esiste una base scientifica a tutto ciò. Qualche anno fa abbiamo anche cominciato a fare selezione delle famiglie che non si ammalavano di peste americana, e anche in questo caso stiamo seguendo un’altra strada. Per il momento non abbiamo ancora risultati perché abbiamo iniziato da poco tempo.
 
Utilizza particolari tecniche per migliorare il lavoro in apiario?
Una tecnica che mi ha trasmesso la zia: l’impiego di vetrini per far scendere le api dentro la gabbietta. Quando arrivava in laboratorio doveva far scorrere il vetrino e inserire la gabbietta, mentre io ho trovato una retina rigida che mi fa da vetrino e quindi quando metto le api nella gabbietta si fa molto prima. Mia zia usa ancora i cupolini di cera mentre io preferisco quelli di plastica che rendono il lavoro molto più veloce.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
La passione per l’ape che continua imperterrita nonostante tutte le difficoltà che incontriamo a fare apicoltura.
 
Questa passione per l’ape non è mascherata da semplice interesse per il reddito?
No, assolutamente. E’ comunque logico che ci debba essere un guadagno perché altrimenti finirebbe tutto. Il fatto che al giorno d’oggi si continui a fare apicoltura nonostante tutti i problemi che ci sono è in ogni caso estremamente positivo e denota passione coniugata al rispetto per le api.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Le Associazioni apistiche perché pensano soltanto alla loro immagine e prestano scarsa attenzione ai bisogni di noi apicoltori. Anche noi apicoltori non funzioniamo perché non sappiamo mettere in piedi Associazioni adeguate. Le Associazioni dovrebbero schierarsi a favore dei bisogni effettivi di tutto il comparto.
 
Cosa rappresentano le Api per lei?
Rappresentano il modo giusto per poter intrecciare il lavoro con i figli. Io ho sempre avuto l’idea di famiglia numerosa e la scelta di praticare questo mestiere mi ha permesso di coniugare le due cose. Perché? Semplice, conduco le api vicino casa e i figli con me, così con mio marito riusciamo a fare tutto in modo equilibrato senza distruggere la nostra esistenza in inutili e faticosi spostamenti in mezzo al traffico. Penso proprio che nonostante il duro lavoro siamo dei privilegiati.
 
Ci racconti un episodio particolare legato alla sua attività.
Da piccola ero allergica alle api e, di riflesso, essendo figlia di un padre che vive di apicoltura finivo di frequente all’ospedale per le loro punture. Una volta ho rischiato grosso, ho avuto uno shock anafilattico e per fortuna abitavo vicino all’ospedale, altrimenti sarebbe andata a finire male. A questo punto in famiglia hanno preso dei provvedimenti e mi hanno vaccinato. Ora le cose vanno molto bene. Mio padre, da parte sua, ha continuato a farmi pungere da un’ape una volta al mese per vedere se si ripresentava l’allergia, ma l’allergia non si è ripresentata. E’ chiaro che sconsiglio l’esperienza ad altri. Di punture ne ho prese molte, per sbadatezza una marea, e così posso dire a chi è allergico che si può guarire, seguendo i consigli dei centri antiallergia.
 
Aspettative future della sua attività?
Punteremo sulla selezione e sulla genetica, abbiamo i nostri ceppi da portare avanti e giocheremo la nostra partita apistica su questo tavolo. E’ chiaro che siamo intenzionati a vincere.
 
 
 • Le immagini di questa intervista (click per visualizzare)
Miriam Manfredini
Il logo dell'azienda Manfredini & Stella
 
© by Apitalia - Tutti i diritti riservati
 
[Torna all'indice generale]