Speciale Apicoltori - n. 548, settembre 2005
Gli uomini dell'Apicoltura in Italia
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 • Pierluigi Pierantoni
La mia vita per l'Apicoltura
di Massimo Ilari & Alessandro Tarquinio
 
 CARTA DI IDENTITÁ
 nome  Pierluigi
 cognome  Pierantoni
 età  50
 regione  Marche
 provincia  MC
 comune  Matelica
 nome azienda  Naturalmente
inizio attività  1968
arnie  200
 apicoltura  Stanziale
tipo di api  Apis Mellifera Ligustica
 tipo di miele  Millefiori
 miele prodotto  70 quintali/anno
 
 • L'Intervista
 
Come ha iniziato l'attività di apicoltore?
Per tradizione di famiglia. Ho imparato il difficile mestiere dell’apicoltore a partire dall’età di dodici anni aiutando prima mio nonno e poi mio padre. Non scorderò mai quelle belle giornate trascorse all’aria aperta ad imparare un’attività che ti avvicina al cuore di terra, piante e animali. Inizialmente l’ha fatta da padrone la curiosità, dopo con il passare degli anni mi sono letteralmente innamorato dell’ape, un insetto perfetto che mi ha trasmesso ineguagliabili emozioni e dal quale ho appreso tantissimo, in primis il rispetto della natura.
 
Quando parla di tradizione famigliare a cosa si riferisce?
Voglio semplicemente dire che l'attività apistica della mia famiglia risale a molto indietro nel tempo. Tutto prende le mosse a partire dal fratello di mia nonna, siamo a Matelica intorno al 1907, per poi proseguire con mio nonno e mio padre fino al 1970. Proprio nel 1970 comincio ad occuparmi di api anche io. Tutti insieme ingrandiamo gli apiari e portiamo la produzione da famigliare a professionale, arrivando, nel 1985, a gestire circa 450 alveari.
 
Che tipo di Apicoltura conduce?
Di una cosa vado molto fiero quella di aver dato vita, nel 2002, alla Cooperativa Apicoltori Montani di Matelica, di cui sono presidente. La cooperativa in questi ultimi anni si è molto sviluppata anche perché abbiamo trovato un insospettabile sponsor nel Comune di Matelica che ne è divenuto socio e sostenitore. La parola d’ordine della cooperativa è la qualità al di sopra di tutto. Del resto il futuro dell’apicoltura è tutto incentrato sulla qualità che rappresenta il magico “apriti sesamo” per avvicinare sempre più consumatori al miele. E non basta. Puntare sulla qualità vuol dire anche migliorare il rapporto tra l’ape e l’uomo offrendo all’ape una vita più naturale ed un nuovo modello produttivo per l’intero comparto alimentare.
 
Quali sono gli scopi della cooperativa?
Sarebbe lunghissimo enumerarli tutti. Vediamo i più importanti. Incentivare l’attività apistica cercando di creare un ricambio generazionale. Seguire sul territorio gli associati permettendo un armonico sviluppo dei singoli apiari e nello stesso tempo il massimo contenimento delle patologie dell’alveare. Promuovere un’apicoltura rivolta soprattutto alla qualità del prodotto, incentivando l’uso di prodotti antivarroa naturali e il ricorso al nomadismo in aree dove le produzioni risultino tipiche e appunto di qualità superiore. Infine la filosofia è di informare i consumatori rispetto alle differenze e alle peculiarità dei diversi mieli che vengono messi in commercio. In ogni caso di un’altra cosa sono convinto che oggi la promozione dello sviluppo turistico, agrituristico ed enogastronomico non può fare a meno della valorizzazione del miele.
 
Secondo Lei, in quali modi si può incentivare la valorizzazione del miele?
I modi sono tanti, ma sono tutti incentrati su una maggiore informazione ai consumatori, corsi nelle scuole, degustazioni, ecc... Da non trascurare l’organizzazione di fiere e convegni. Può farci qualche esempio? Il fiore all’occhiello di Matelica è “Ligustica, dolcemente miele”. La manifestazione porta questo nome per connotare il profondo amore che porto nei confronti dell’ape italiana che giudico la più mansueta e migliore razza del mondo. Gli scopi di Ligustica sono molteplici e vanno dalla promozione e divulgazione dei vari tipi di miele e prodotti dell’alveare, per arrivare al coinvolgimento di pubblico, enti, scolaresche, associazioni di settore e no. Ligustica ha portato notevoli benefici al territorio di tutta la regione Marche e ha anche interessato le regioni limitrofe. A dimostrarlo ci sono anche le cifre. Si è partiti nel 2000, anno della prima edizione, con 4.500 presenze per arrivare alle 23.000 del 2004. Durante i cinque anni della manifestazione abbiamo avvicinato moltissimi giovani all’affascinante mondo dell’apicoltura. Avete riscontrato grandi benefici da questa manifestazione? Tanto per cominciare sono cresciuti i consumi di miele nella zona, poi, grazie alla sensibilizzazione attuata nei confronti dell’amministrazione comunale, è stato creato un laboratorio di analisi sensoriale del miele che è diventato uno dei centri più all’avanguardia in Italia per le tecnologie impiegate.
 
Che difficoltà si incontrano nella sua zona?
Posso ritenermi abbastanza fortunato perché opero in un territorio ricco di habitat naturali e in cui non si pratica agricoltura intensiva e non sono presenti grosse concentrazioni industriali. Le difficoltà maggiori sono legate al territorio pedemontano e montano che non consente produzioni elevate ma che ha un grosso vantaggio, permette produzioni di alta qualità. Quest’ultimo è un aspetto, lo ripeto, da non trascurare visto che i consumatori sono sempre più oculati nella scelta dei prodotti alimentari che inseriscono a tavola. Permangono, comunque, i problemi tipici dell’apicoltura e mi riferisco soprattutto alle infestazioni di varroa e allo scarso ricambio generazionale del settore.
 
Problemi nella commercializzazione?
Un fatto è certo oggi nella mia zona grazie al lavoro svolto all’insegna della qualità del miele non si presentano grandi problemi di commercializzazione. Resta comunque il problema del prezzo, una variabile che spesso non distingue la qualità dalla quantità.
 
Che tipo di Apicoltura conduce?
Voglio semplicemente dire che prezzi elevati non sempre sono indice di buona qualità, proprio per questo io mi affido tra gli altri requisiti di qualità al sigillo “Miele Italiano” della Federazione Apicoltori Italiani che utilizzo da oltre venti anni. Del sigillo apprezzo il rigido disciplinare e soprattutto il fatto che tutela il consumatore da incontri indesiderati con il miele extracomunitario.
 
Cosa funziona nel mondo apistico?
Fatta eccezione per alcune associazioni di settore, l’apicoltura è stata abbandonata a se stessa per troppi anni e andiamo avanti perché siamo convinti che la nuova legge sull’apicoltura che abbiamo, grazie al lavoro infaticabile portato avanti dalla Federazione Apicoltori Italiani possa colmare le lacune fino ad oggi presenti. A rasserenare l’orizzonte ci pensa anche la rivista Apitalia, sono abbonato sin dal primo numero, che grazie alla sua opera d’informazione contribuisce non poco a far crescere la professionalità di tutto il settore.
 
Cosa non funziona nel mondo apistico?
Con una battuta potrei dire che a funzionare sono soltanto le api che attraverso la loro instancabile attività garantiscono il futuro dell’agricoltura, la ricchezza botanica e ci danno tanti prodotti ricchi di prodigiosi nutrienti.
 
Cosa rappresentano le Api per lei?
La vita e non vi sembri un’esagerazione visto che lo pensa uno che lavora con le api dall’età di dodici anni e che ha proseguito sino ad oggi conservando la stessa passione, lo stesso amore, lo stesso rispetto.
 
 
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